La fotografia è sempre vera. Impietosamente realista. Cinicamente stimolante. A volte sorprendente per chi non ha voluto o non vuole vedere o constatare cosa ci stia succedendo intorno. D’altronde il Censis da 50 anni esatti (auguri!), ogni anno, puntualmente in questa stagione, ci richiama all’ordine. Ci fa scendere dalle nuvole e ci costringe ad uscire dai nostri laghetti egoistici. Ci mette di fronte ad uno specchio trasferendoci l’immagine, il vissuto, lo stomaco e le peculiarità bizzarre di un’Italia che non ci piace più. Non vorremmo fosse così. Ci fa a volte inorridire per “quanto” e per “come” spreca continuamente i suoi talenti naturali, storici, culturali e umani. Ma poi ci ricorda anche, evocando un vecchio e famoso adagio di D’Azeglio, che l’Italia è fatta dagli italiani. Sono loro, cioè Noi, che mettiamo le gambe al progetto Italia. E lì, direbbe mia nonna, casca l’asino!

Il Censis di De Rita, da 50 anni (il primo Rapporto fu realizzato nel 1967), come si diceva, ci ricorda chi siamo, come ci comportiamo, come riusciamo a rovinare un sito geografico del mappamondo considerato da tutti come uno dei migliori dal punto di vista dell’ecosistema climatico e naturale del mondo. Negli ultimi 20 anni, se non prima, è iniziato un decadimento che il Censis, nel suo Rapporto annuale sulla situazione Sociale del Paese, ha costantemente registrato tra i mutamenti socio-economici rilevanti accaduti. Quest’anno il team di De Rita ha coniato un titolo di sintesi del Rapporto che potrebbe sembrare a prima vista un ossimoro: Ripresa e Rancore. Segnali di uscita dalla crisi ma consolidamento di una depressione con accenti rancorosi e rabbiosi. Siamo sempre più poveri, arretrati rispetto ai nostri concorrenti e pieni di paure per il futuro che ci aspetta.

Eppure … eppure non facciamo nulla per invertire la tendenza, capire la fotografia del Censis, analizzarla nel dettaglio e tirarci su le maniche per ripartire. Non ci occupiamo dei nostri giovani (che infatti se ne vanno sempre più numerosi all’estero!) che hanno il tragico primato della disoccupazione tra i paesi dell’Unione Europea. Continuiamo a parlare di riforme della scuola ma la formazione moderna, innovativa ed efficiente non è tra le priorità del Governo. Le leggi finanziarie ogni anno, dopo tante discussioni, talk show, comizi e slide suggestive sui giovani e sulla necessità di nuove e visionarie politiche giovanili, concentrano le minori risorse a disposizione sui pensionati e sui meccanismi che garantiscano l’erogazione delle pensioni. Insomma, l’industria ha ripreso a tirare, ma il Paese continua ad essere in stallo che, in altre parole, significa continua ad arretrare rispetto al mondo.

Mettere in fila i titoli del Rapporto del Censis fa tremare le vene ai polsi e intristisce il cuore.

Pickett si è già occupato la scorsa settimana di analizzare la drammatica situazione del boom della povertà assoluta. I dati del Censis sono drammatici: ma su questo tema rinviamo al precedente contributo.

Per chi non avesse ancora avuto il coraggio, il tempo o la pazienza di leggere almeno l’indice del rapporto del Censis, ecco un breve “Bignami” di come siamo diventati in questo ultimo anno.

Scuola e università: l’Italia è penultima nella graduatoria dei laureati dell’Unione Europea, davanti soltanto alla Romania. In Italia solo il 26.2% della popolazione tra i 30 e i 34 anni è in possesso di una laurea. Per darvi degli elementi di paragone, nel Regno Unito la percentuale è del 48.2%, in Francia del 43.6%, in Spagna del 40.1% e in Germania del 33.2%. Il fanalino di coda della graduatoria, la Romania appunto, è ferma al 25.6%, poco sotto quindi il nostro triste primato.

Fiducia nella politica: l’84% degli italiani dichiara di non avere fiducia in partiti politici. Il 78% non si fida neanche del governo. La pubblica amministrazione continua ad essere vissuta come un nemico: più del 50% degli italiani ne bocciano cultura ed operatività. Anche il sentiment verso le associazioni sindacali è in devastante declino: nel Rapporto si legge che le tessere sono calate di ben 180.000 unità. Il Censis registra rabbia e rancore verso tutto quello che può rappresentare la politica. D’altronde i recenti dati sull’astensionismo ne sono la prova più evidente.

Le priorità per gli italiani:  il sogno del posto fisso è sempre in testa alla classifica con il 38.5%. Seguono i social network con il 28.3% la casa di proprietà 26.2%, lo smartphone 25.7%. Quando si passa da una valutazione della “cosa pubblica” alle questioni private, gli italiani sono più ottimisti: il 78.2%, secondo il Censis, si dichiara molto o abbastanza soddisfatto dello stile di vita che conduce. Siamo veramente dei “giano bifronte”: critici, arrabbiati, rancorosi contro tutto quello che sa di pubblico; decisamente positivi e soddisfatti quando parliamo del nostro laghetto privato.

Sicurezza e ordine pubblico: le statistiche ci dicono che i reati nel nostro Paese sono calati dell’8.2% negli ultimi 10 anni. Sono diminuiti sia gli omicidi, sia le rapine, sia i furti. Sono invece aumentati altri tipi di reato. Le truffe agli anziani e quelle on-line. I borseggi e i furti negli appartamenti. Complessivamente il dato più inquietante riguarda proprio le truffe, che sono aumentate del 50%. Un capitolo a parte meritano le fake news che sono entrate prepotentemente tra gli argomenti trattati nel Rapporto del Censis. Più di un frequentatore su due della Rete è incappato nelle notizie false. Il 52.7%, con una punta del 58.8% degli utenti più giovani, dichiara di essere stato oggetto di fake news. Nel 7.4% dei casi gli intervistati confessano di aver creduto spesso alle notizie false e nel 45.3% dei casi qualche volta sicuramente. Il tema preoccupa molto gli italiani: più del 75% dichiara che è un fenomeno molto pericoloso che bisogna disciplinare, arginare e combattere.

Stato dell’economia: gli indicatori registrano una forte ripresa del manifatturiero, dell’export e del made in Italy che sono passati da 59 a 84 miliardi di euro in due anni. Il turismo è ridiventato una locomotiva di rilancio: rispetto al 2007, anno di inizio della crisi, abbiamo registrato il 22.4% di turisti in più che hanno visitato il nostro Paese.

Pickett si ferma qui per non rovinarvi ulteriormente la giornata.

Dovremmo però riflettere di più su questa fotografia non limitandoci a prenderne atto con aria indifferente o distratta. Il Paese avrebbe un sacco di risorse per poter da un lato leggere più attentamente le sintesi elaborate dal Censis e dall’altro investirci sopra tempo e pensiero per risalire la china. Invece pigramente giriamo pagina velocemente perché in fondo questa fotografia ci innervosisce e ci aumenta i rancori e le malinconie.

Pickett, anche per dare un segnale in controtendenza, vi propone un esercizio intellettuale: perché non proviamo a partire proprio dal Censis 2017 per individuare una piattaforma di punti prioritari per cercare di “cambiare verso” (di recente memoria!) e provare a condividere una serie di interventi che potrebbero rendere meno scolorita, vecchia, affaticata e rancorosa l’immagine di questa nostra povera ma ancora, ci auguriamo, amata “italietta”?

Insomma perché non lavorare su contenuti che possano farci sperare in un rapporto Censis 2018 di segno opposto?

Buone riflessioni

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