Recentemente ho letto un interessante scambio epistolare tra un importante neurologo-psicanalista ed un suo allievo.

Il tema della discussione verteva sulle conseguenze che la straordinaria velocità della società moderna, rispetto ai tempi passati, aveva sui comportamenti umani.

Secondo i due corrispondenti non vi era dubbio che le conseguenze fossero fortemente negative, in quanto detta velocità metteva in crisi la macchina uomo, che era destinata a essere vittima di gravi patologie, con inevitabili conseguenze per la stessa società nel suo insieme: un quadro molto preoccupante.

Nulla di nuovo, direte Voi, i due hanno scoperto l’acqua calda.

E’ vero, se non fosse che l’importante neurologo-psicanalista era un tale Sigmund Freud e lo scambio epistolare risaliva alla fine dell’800; e ciò fa molto riflettere.

Viviamo, indubbiamente, in una società in qualche modo ostile all’uomo e anche molti mutamenti, che nel passato hanno concorso a migliorare la vita, si sono rivelati, a lungo andare, delle “armi a doppio taglio”, nel senso che essi, dopo essere stati recepiti molto positivamente e fondamentali per il progresso della nostra civiltà, si sono poi rivelati causa di disagi esistenziali crescenti. Gli esempi potrebbero essere molti e basti pensare, come esempio paradigmatico, all’energia a basso costo che, dopo avere favorito lo sviluppo delle industrie automobilistiche e migliorato la mobilità dei cittadini, si è trasformata ai giorni nostri nella principale causa dell’inquinamento ambientale e del cambiamento climatico che mette addirittura a rischio la nostra sopravvivenza.

Se ciò è vero, come incide poi il progresso tecnologico sulle dinamiche del mondo del lavoro?

In Francia è stata da poco pubblicato sul tema un sondaggio IPSOS molto illuminante e che giunge alla allarmante conclusione che sia ormai in atto una vera e propria “frattura sociale”, causata dai veloci cambiamenti in corso.

Cambiamenti che sono gestiti meglio dai soggetti con meno di 35 anni, i c.d. nativi digitali, mentre le altre fasce di età arrancano.

Sotto altro profilo il progresso tecnologico ed in particolare l’introduzione dei robot nel mondo del lavoro porterà ad una drastica riduzione dei posti di lavoro in particolare nei settori del commercio, dei trasporti e dell’agricoltura.

E’ interessante notare poi che secondo gli esiti del sondaggio la principale qualità richiesta dal mondo del lavoro, in continua evoluzione, non sarà, nel futuro, l’esperienza bensì la disponibilità alla mobilità nella nazione ed anche all’estero.

Parlare di “frattura sociale” non è a mio avviso per nulla esagerato e la nostra classe politica, anziché essere concentrata sul presente, dovrebbe essere attenta al futuro della nostra società; da una lato, per non lasciare nessuno indietro, dall’altro, per evitare che la “frattura sociale” possa innescare un vero e proprio “conflitto sociale”.

Alberto Caveri

Comments (1)
  1. dario (reply)

    22 Dicembre 2017 at 17:15

    Hai tempi di Freud si viveva molto di meno, ci si ammalava di più, i poveri erano molti di più e molto più poveri. Non ho nessuna nostalgia dei tempi passati ne credo ce l’avrebbero le lavandaie che invece della lavatrice lavavano i panni in Arno. Tra i Paesi del mondo la diseguaglianza continua a diminuire. Certo se guardiamo solo l’occidente (cioè chi ha vinto nella storia recente facendo spesso pagare il prezzo al resto del mondo) vediamo fenomeni che ci preoccupano perché minano il nostro sogno fallace di una prosperità sempre crescente e perpetua. E’ comunque se qualcuno in Italia può aver diritto a qualche dose di rancore (che per altro non aiuta e non serve a risolvere i problemi) sono i giovani perché le nostre generazioni li ha caricati di un debito pubblico enorme (che non è colpa solo o prevalentemente della politica, ma dei comportamenti individuali) .

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