Sul numero del 6 Dicembre u.s. dell’Express è stato pubblicato un interessante articolo di Laurent Alexandre circa la disoccupazione giovanile in Francia.

Secondo l’autore la società francese ha abbandonato al loro destino le nuove generazioni ed in particolare i giovani immigrati, troppo spesso poco qualificati per essere inseriti nel mondo del lavoro.

Si parla di “tirannia” del diploma che blocca l’integrazione sociale dei giovani francesi immigrati; risulta invece urgente favorire e semplificare l’accesso al lavoro, anziché impedirlo o renderlo molto difficoltoso ai meno qualificati.

Questa difficile situazione risulta aggravata dal fatto che è ormai una realtà lo tsunami tecnologico dei robot che restringe ulteriormente per gli “umani” il mondo del lavoro, per cui impedire nuove forme di impiego costituisce un vero e proprio crimine contro la società.

Nella attuale realtà sociale francese l’ascensore sociale per i giovani immigrati è completamente bloccato.

L’autore esclude però che le differenze sociali ed i disagi economici dei giovani immigrati siano l’humus del terrorismo, per cui ritiene che non sia necessario porre rimedio a quanto detto per motivi di sicurezza, bensì per ragioni morali e politiche.

L’articolo si chiude con una severa reprimenda al “macronismo”, che risulterebbe interessato solo e soltanto ai giovani imprenditori dei “beaux quartiers” e completamente privo di una politica di inserimento per i giovani immigrati.

Arrivati alla fine dell’articolo vengono in mente le “banlieues” in fiamme e la politica di Marine Lepen.

La situazione in Italia è diversa?

Nella sostanza no, ma con una rilevante differenza dovuta al fatto che per l’Italia l’immigrazione è una questione storicamente più recente.

In Francia infatti i flussi migratori magrebini hanno origine dalla colonizzazione francese dell’Africa del nord e successivamente si sono incrementati a seguito della guerra di Algeria (1954-1962) ed al relativo processo di decolonizzazione.

Quanto avviene oggi in Francia, con la fallita politica di integrazione, dovrebbe fare riflettere il nostro paese circa le politiche da adottare, per non ritrovarci anche noi con le periferie in fiamme.

La soluzione che indicano alcuni di costruire muri e bloccare le frontiere è, a mio giudizio, antistorica e non porterebbe nulla di buono. Una politica di integrazione per quanto ardua e difficile è la sola soluzione auspicabile.

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