Il grido di allarme lo avevamo lanciato già da tempo. Stiamo diventando dei veri e propri schiavi degli smartphone e, quasi quasi, ne siamo inconsapevolmente fieri.

O forse altezzosamente compiaciuti. Ognuno di noi fa finta di non accorgersi della fidelizzazione schiavizzante. E’ convinto, o almeno lo dichiara… come i fumatori con le sigarette o i drogati con le droghe… quando voglio smetto, riduco, gestisco meglio il mio tempo al cellulare.

E ogni giorno che passa non solo non cambia comportamento, ma peggiora il suo stato di assuefazione.

Del fenomeno, dilagante, si stanno occupando tutti i più importanti e autorevoli istituti di ricerca a livello mondiale. I dati pubblicati sono allarmanti: in America la popolazione che naviga abitualmente su internet con lo smartphone è pari all’80%; in Spagna il 75%, nel Regno Unito il 72%, in Francia il 65%, in Italia il 62% e in Germania il 60%.

Venendo al nostro paese gli italiani, soprattutto le donne (con una media di 70h/mese rispetto agli uomini con una media di 55h/mese) spendono il loro tempo al cellulare, dai 18 ai 24 anni con 76h/mese, dai 25 ai 34 con 65h/mese, dai 35 in avanti con 60h/mese. Sempre noi italiani spendiamo il nostro tempo online per il 63% con il mobile, per il 29% con il pc, per l’8% con il mobile web.

Di questa concitata tragedia se ne sono accorti anche a Silicon Valley, la patria degli OTT, gli Over The Top. Sentite cosa ha dichiarato Tim Cook, il capo azienda della Apple, durante un recente convegno a San Francisco organizzato dalla rivista Fortune: “E’ diventato chiaro che alcuni di noi spendono troppo tempo sui nostri dispositivi – ha denunciato Cook – abbiamo cercato di riflettere profondamente su come possiamo aiutarli. Onestamente non abbiamo mai voluto che le persone esagerassero con l’utilizzo dei nostri prodotti. Per noi era importante che fossero arricchite, diventando capaci di fare cose che altrimenti non avrebbero potuto fare. Ma se passi tutto il tuo tempo sullo smartphone, significa che ne stai sprecando troppo”.

Una delle nuove App, Screen Time, introdotta proprio dalla Apple, ci permette di registrare ogni giorno il tempo che passiamo lavorando con il nostro device. Ma, pare, che la consapevolezza di quanto stiamo diventando schiavi non ci preoccupi più di tanto.

Dal 2016, quando si verificò il sorpasso dell’accesso alla Rete da parte degli smartphone nei confronti dei pc, si è registrato un continuo aumento progressivo del nostro tempo consumato con il nostro device. Un incremento che ha allarmato gli stessi investitori di questo tipo di tecnologie digitali, preoccupati di un possibile ritorno negativo in termini di immagine e reputazione soprattutto in quanto il fenomeno sta devastando anche la giornata dei bambini under 10 anni.

Le scuse di Tim Cook sono l’evidente segnale che la situazione sta diventando fuori controllo e che bisogna individuare delle soluzioni tecniche o educazionali per arginare una deriva dilagante.

Pickett si augura che prima della definitiva resa si possano individuare con la collaborazione di tutti gli operatori del settore, delle modalità che possano davvero farci ritornare alle origini della rivoluzione digitale: la grande opportunità di aumentare la nostra conoscenza, non l’inizio di una nuova schiavitù dagli esiti sconosciuti.

In ogni caso, ricordiamoci però una cosa: siamo noi i driver del processo. Siamo noi che ci siamo drogati con i nostri device. Siamo noi che stiamo esagerando nel loro uso, nella loro frequentazione, nel loro continuo condizionamento delle nostre abitudini comportamentali quotidiane. Siamo noi a dare dei cattivi esempi agli altri e soprattutto ai bambini. Siamo noi che sottovalutando il disastro anche culturale che ci sta accerchiando, non reagiamo in maniera virtuosa incominciando ad invertire il trend partendo dai nostri piccoli comportamenti individuali.

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