L’ormai l’incubo è diventato certezza.

La guerra è uscita dai libri di storia ed è rientrata nella nostra quotidianità.

I fantasmi del passato rivivono drammaticamente davanti ai nostri occhi.

Le speranze delle leadership occidentali di trovare una soluzione diplomatica si stanno scontrando contro un rigido monolite di cinismo, isteria, manie di grandezza e sindrome da accerchiamento.

A differenza di Hitler, però (chiuso nella solitudine del suo bunker a Berlino a fantasticare sulla resistenza “fino all’ultimo uomo” dei tedeschi, nel maggio del 1945) oggi ci troviamo di fronte ad un altro dittatore, sempre blindato nella solitudine del suo “trono” nel Cremlino, attorniato dagli ultimi, servili “pretoriani”, pronti ancora una volta ad assecondarlo nel suo mostruoso e folle piano di far ripiombare l’Europa in una guerra totale, pronto a coltivare un’idea folle di ricostruzione del vecchio impero zarista.

Ormai, bisogna ammetterlo, dalle parole, gli occidentali sono passati ai fatti.

Mai l’Unione Europea è stata così unita e coesa nelle sue posizioni politiche e strategiche: la decisione di fornire armi agli ucraini non ha precedenti e salvo l’ipocrisia mediatica della diplomazia, costituisce una vera e propria dichiarazione di guerra sostanziale.

Mai l’ONU è stata così compatto nel condannare Mosca: salvo non sottovalutare l’astensione della Cina, i cinque voti contrari alla risoluzione e gli altri 34 astenuti. Questi aridi numeri ci forniscono la fotografia di chi siano gli alleati di Putin nel mondo… non pochi!

Mai tutti i popoli del cosiddetto mondo occidentale, si sono ritrovati nelle strade e nelle piazze delle proprie città a manifestare, vivendo in un mondo libero, la piena solidarietà all’eroico popolo ucraino.

E’ in corso anche in Italia, una straordinaria prova di generosità che supera ogni divergenza ideologica, politica e sociale.

Ci raccontano, in queste drammatiche ore, che i centri di raccolta in tutto il Paese di alimenti, di medicine, di indumenti da spedire subito in Ucraina, sono costretti a respingere le richieste: i magazzini sono pieni, la partecipazione è stata ed è enorme, al di là di ogni aspettativa. La logistica impone ordine e pianificazione e quindi anche dei respingimenti di offerte di aiuto.

Le sanzioni contro la Russia iniziano a dare scossoni importanti al sistema economico moscovita: la Borsa di Mosca è chiusa, il Rublo svalutato, le transazioni internazionali quasi tutte bloccate.

Eppure Putin non molla.

Continua nella sua ormai maniacale strategia della distruzione dell’Ucraina libera ed indipendente.

Ci attendiamo, a breve, visti i risultati davvero mediocri ottenuti dai suoi generali in questa prima settimana di scontri, l’inizio di una vera e propria “purga” ai vertici delle forze armate.

Otto giorni di guerra, senza risultati, sono lunghissimi da gestire, mantenere e difendere di fronte anche a quella parte di opinione pubblica favorevole all’invasione.

Ricordiamoci, a questo proposito, quante volte Stalin nel corso della Seconda Guerra mondiale mandò in galera o alla fucilazione decine e decine di alti ufficiali rei di non aver svolto i loro compiti in modo adeguato, anche a rischio di decapitare lo stato maggiore!

E’ vero, è stato abbozzato un tavolo di trattativa: nessuno, però, ci conta troppo.

La stessa composizione della delegazione russa (di terzo o addirittura quarto livello nella gerarchia del potere del Cremlino) dimostra come anche Putin snobbi questo tentativo di pace.

Vuole annientare Kiev, occuparla, distruggerla: vuole fare “terra bruciata” di questo popolo ucraino ingrato e traditore verso la madre patria russa.

E allora cosa fare?

Come immaginare che questa tragedia (siamo alla vigilia del bagno di sangue conseguente alla occupazione della capitale ucraina!) possa finire?

Con quali strumenti, con quali mosse politiche o diplomatiche?

Siamo convinti che solo il popolo russo e quella parte della classe dirigente del Cremlino che non condivide più la follia del capo, possano tirarci fuori da questo incubo, magari aiutati economicamente dagli oligarchi russi sparsi nel mondo e preoccupati di vedersi sequestrare i propri ingenti patrimoni.

Ci sono state coraggiose avvisaglie in questi giorni che arrivano dalle piazze della Russia del malessere che circola tra la gente comune.

Avvisaglie subito represse con violenza e quasi furore dalle truppe speciali antisommossa del Cremlino.

Qualcosa però sembra scricchiolare davvero nel monolite: non è possibile che anche i vertici politici e militari, umiliati da Putin in televisione, accettino per sempre uno stato di cose che sta portando la Russia alla rovina del proprio sistema economico, al fallimento totale.

Come in altri momenti storici, crediamo anzi per meglio dire ci auguriamo, che sia la gente comune, la maggioranza della popolazione (certo, guidata da qualche ex “compagno di merende” di Putin) a dire basta e, anche a costo di rischiare la vita o la galera, a promuovere un colpo di stato che ci tolga di mezzo il dittatore ormai fuori controllo e in grado, in ogni momento, di “pigiare” il bottone rosso del nucleare come ha improvvidamente già minacciato di fare.

Stiamo a vedere gli sviluppi ma non ci stupiremmo troppo se gli intelligence occidentali non stessero già lavorando proprio a questo progetto di “eliminazione radicale del problema” alla fonte. Speriamo proprio che sia così e che succeda presto, prima che il genocidio ucraino si consumi definitivamente.

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