Il peggio deve ancora venire!”

“Così ci costringete ad affamare il vostro popolo”

Quello che emerge, in via non ufficiale, dalla lunga e crediamo drammatica telefonata notturna tra Vladimir Putin ed Emmanuel Macron ci dimostra che la situazione sta precipitando. Il botta e risposta tra il presidente russo e il presidente francese sembra più una colluttazione dialettica “da strada” che non un botta e risposta tra due dei più potenti uomini dell’establishment mondiale.

I margini di un accordo si riducono, dunque,  praticamente a zero.

La spirale della guerra totale sembra ormai inarrestabile.

Dopo i due interventi televisivi di Putin e Zelensky che ribadivano, punto su punto, le rispettive posizioni e rivendicazioni, non facendo intravvedere nessuna modifica delle loro rigide posizioni iniziali, le speranze che nella foresta di Brest possa succedere il miracolo sono davvero ridotte a zero.

La seconda riunione tra le due delegazioni continua ma gli esiti non illudono più nessuno, neanche forse gli stessi protagonisti.

Allora la domanda è: e adesso?

Abbiamo provato ad ipotizzare qualche scenario basato sulle informazioni che ci giungono dall’Ucraina e che ovviamente devono tener conto di possibili manipolazioni delle fonti.

Il rischio di essere intossicati da fake news provenienti dalle parti in causa è molto alto e dobbiamo tenerne sempre conto quando cerchiamo di tirare le fila di ragionamenti su quanto sta accadendo in quel paese e su quali potrebbero essere le future opzioni strategiche.

Abbiamo individuato quattro scenari.

1. Il contesto politico e militare non si modifica

L’ultimo colloquio telefonico tra Putin e Macron fotografa l’irreversibilità di un contesto militare che Putin vuole portare fino alle estreme conseguenze: l’occupazione e  militarizzazione di tutta l’Ucraina. Nelle prossime ore assisteremo pertanto allo sbarco dei marines russi ad Odessa, all’assedio sempre più stretto delle grandi città ucraine ad incominciare da Kiev, all’incremento dei bombardamenti aerei, ad una manovra a tenaglia che mira a chiudere in una morsa tutto il territorio occupato dalle truppe russe fino alla resa finale del governo in carica e alla destituzione di Zelensky, violenta o soltanto politica.

In questo scenario i tempi dell’invasione militare saranno ancora lunghi, la carneficina devastante, il numero dei profughi in fuga dall’Ucraina di dimensioni mai viste.

D’altronde, come calcolato anche dall’ONU, non meno di 10 milioni di ucraini vogliono scappare per evitare di vivere in un paese sotto l’occupazione degli ex alleati e amici russi.

2. A Brest si firma un  momentaneo “cessate il fuoco”

Nonostante il pessimismo esistente, le due delegazioni raggiungono un accordo per un momentaneo “cessate il fuoco”, con lo sviluppo di una trattativa basata su tutta una serie di punti che evidentemente, in linea di principio e puramente come indice di argomenti da discutere, è stata condivisa dai due governi, in questo secondo ipotetico scenario.

In tale ipotesi ci sarebbe una momentanea tregua con l’auspicio che il vero tavolo negoziale che a quel punto dovrebbe partire immediatamente, dovrebbe poter dare esiti positivi soprattutto su tre argomenti che, allo stato, ci sembrano quelli dirimenti per Mosca: (i) dichiarazione di neutralità dell’Ucraina; (ii) rinuncia formale all’adesione sia alla Nato sia all’Unione Europea; (iii) riconoscimento delle due repubbliche autonome del Donbass.

Già soltanto nel momento in cui abbiamo battuto i tasti del nostro pc scrivendo questi tre titoli, ci siamo resi conto della quasi utopica speranza che ciò possa avvenire.

3. Un incidente nucleare: le sue conseguenze

Il bombardamento notturno dell’aviazione russa o comunque delle postazioni  missilistiche degli invasori sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia ha aperto un nuovo e catastrofico scenario ipotetico dello sviluppo dell’attuale situazione.

Pare infatti che i missili russi abbiano colpito soltanto delle zone della centrale riservate al personale di servizio e non abbiano toccato l’impianto.

Le autorità ucraine hanno garantito che la centrale è sotto controllo e non è stato registrato un aumento delle radiazioni rispetto alla norma.

Dunque, allo stato, il rischio di una catastrofe nucleare dovrebbe essere annullato e la criticità dovrebbe essere sotto controllo.

Come era già successo però nei primi giorni dell’invasione russa per Chernobyl il problema resta aperto e di difficilissima soluzione.

Se nelle prossime ore una bomba o un missile russo dovessero colpire il cuore di una centrale nucleare, gli effetti sarebbero drammatici ovviamente per tutti gli esseri umani coinvolti direttamente nell’esplosione ma anche per tutti i territori vicini alla centrale colpita.

Rivedremo affacciarsi davanti a noi, anche nel nostro paese, il fantasma di Chernobyl del 1986 con l’aggravante che questa volta, in un contesto di guerra, la gestione dei rimedi per arginare gli effetti delle radiazioni sarebbe molto più complicata e probabilmente ridotta quasi a zero.

Saremo di fronte ad un disastro di proporzioni inimmaginabili che potrebbe anche costringere gli eserciti sul campo a dover assumere decisioni immediate e forse anche diverse dalla pura continuazione del conflitto armato.

Saremmo nella paradossale situazione in cui una tragedia potrebbe costituire il grimaldello per una pace, forse armata ma comunque sempre legata al cessate il fuoco.

4. L’accordo sui corridoi umanitari vs escalation  militare come in Siria

In queste ore sembra sia stato raggiunto un accordo sui corridoi umanitari e cioè su quei territori sui quali le parti si impegnano a non intervenire militarmente in nessun modo permettendo, per un certo lasso di tempo prestabilito, alla popolazione civile di allontanarsi dalle zone di guerra.

Sembrerebbe una buona notizia, un messaggio positivo e di speranza per i milioni di ucraini che vorrebbero lasciare il paese per cercare una nuova vita lontano dalla carneficina in atto nel loro paese.

Purtroppo il conflitto siriano di qualche anno fa, ci ha insegnato che questa apparente buona notizia in realtà potrebbe rappresentare un segnale molto preoccupante di una escalation militare a breve termine decisa dallo Stato Maggiore russo.

Infatti l’aver accordato la definizione dei territori denominati corridoi umanitari potrebbe anche significare che i russi, come avevano già fatto proprio in Siria, appena conclusa l’operazione di spostamento di tutti i milioni di ucraini profughi verso l’Europa occidentale, potrebbero scatenare l’inferno su tutto il territorio ucraino ovviamente concentrandosi sulle grandi città che finora hanno resistito con grande coraggio e perizia tecnica.

Davvero un quadro sconfortante in cui gli europei occidentali che stanno dando prova di grande compattezza e generosità si troverebbero in una posizione di impossibilità di intervento militare per evitare guai maggiori.

Lo stesso Zelensky nel suo ultimo discorso trasmesso dalla televisione ha voluto ripetere il suo grido di aiuto a tutti i paesi occidentali che stringano sempre di più in un assedio economico Mosca e tutta la Russia, non attraverso l’intervento militare, allo stato impossibile e dannoso come conseguenze, ma attraverso azioni economiche, politiche e diplomatiche mirate, da un lato, a stringere Putin in una morsa letale e, dall’altro, supportando la classe dirigente russa, civile e militare, che non condivide la strategia putiniana, a ribellarsi e a mettere in atto un colpo di stato che elimini alla fonte il problema di questa tragedia che non ci saremmo  mai aspettati di dover vivere.

Zelensky ci ha anche ricordato che, in caso contrario, i prossimi obiettivi di Putin sarebbero, nel breve termine, la Moldavia e i Paesi Baltici…

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