C’è ancora qualcuno che sogna un mondo giusto liberale, democratico? Il mondo in cui le disuguaglianze si sono ridotte e, pur salvando meritocrazia e valore dell’intraprendere, si viva meglio tutti insieme: meno rancorosi, arrabbiati e sfiduciati verso il futuro?
Pochi, crediamo, soprattutto in questi giorni in cui siamo spettatori, nostro malgrado, di scorribande mediatiche e propagandistiche dei leader dei cosiddetti populismi moderni.
Bene, Pickett, vi consiglia, per tirarvi su il morale, la lettura di un saggio di un centinaio di pagine, scritto da Colin Crouch e intitolato “Salviamo il capitalismo da sé stesso” appena uscito per le Edizioni Del Mulino.
Crouch, il noto e autorevole sociologo-politologo inglese inventore una decina d’anni orsono del termine Postdemocrazia (secondo Crouch le democrazie avanzate si stavano avviando verso forme di governo sempre più oligarchiche, lontane dal popolo!), con una analisi molto articolata, ma nello stesso tempo molto chiara, mette “le mani nel fango” della nostra attualità: come mai il capitalismo che alla fine dell’altro secolo sembrava aver annientato il suo storico rivale (il comunismo), si sta avviluppando in un tunnel di egoismi, miopie e avidità che creano soltanto sconquassi e disuguaglianze? Sempre più ricchi i pochi ricchi, sempre più poveri i vecchi poveri e i nuovi poveri, ex rappresentanti della media e piccola borghesia di un tempo. Un contesto economico e sociale che si è portato dietro xenofobia, populismo, nazionalismo, protezionismo. Muri e non ponti. Esclusioni e non inclusioni. Un contesto che – scrive Crouch – sta preoccupando anche il grande capitale, il presunto responsabile di tanti disastri. Proprio quello che, per molti, ha causato la fosca tragedia, anche culturale, che stiamo vivendo.
Ma Crouch è ottimista. Sente e scrive che anche i capitalisti, o meglio quelli più illuminati tra di loro, stanno finalmente riaprendo gli occhi e ragionando sul come uscire da questa situazione pericolosissima e a rischio di riportare in vita i fantasmi dei totalitarismi del 1900.
E’ necessario che le leadership mondiali, ma soprattutto europee, escano dall’oblio, dall’egoismo dei propri interessi a breve termine. Non si aggirino, come sonnambuli, limitandosi a gestire l’ordinaria amministrazione a fini elettorali. Dobbiamo… debbono, fare uno scarto visionario, alzare lo sguardo e mettere in atto soluzioni economiche e di coesione sociale a livello internazionale, superando gli interessi “di bottega” o gli obiettivi politici a breve termine legati alle loro scadenze elettorali.
Abbiamo bisogno di statisti non di cinici gestori della partitocrazia, di qualunque segno sia.
Crouch ci aiuta a chiarirci le idee, a ritrovare la bussola, ad avere di nuovo speranze di invertire la deriva che sembrerebbe ormai inarrestabile.
In tempi angoscianti, un libro-riflessione che può aiutarci a rialzare la testa. A riacquistare, come direbbe l’amico Pietro Paganini, P.N.R., la nostra dignità, la nostra consapevolezza, il nostro ruolo di Liberal nell’accezione progressista del termine.

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