Uno studio della Gallup, il primario istituto americano di ricerche di mercato sui trend del nostro “sentire comune” (quello che si è inventato gli Exit Poll) ci apre scenari su cui dovremmo almeno riflettere … qualche minuto. La relazione firmata da R.J.Reinhart, fotografa una realtà inquietante: nel giro di un mese, l’ultimo trascorso, la paura degli immigrati è schizzata al primo posto delle preoccupazioni degli americani, diventando la causa principale di ansie, paure, rabbie e rancori. Questi sentimenti non sono più soltanto tipici e propri di coloro che hanno votato Trump, dei Repubblicani, ma stanno contaminando anche i democratici, che, secondo la Gallup, rispondono alle interviste dei sondaggisti manifestsando tutta la loro preoccupazione per questo tema. Questa sindrome da invasione è diventata la nota dominante del paesaggio politico e sociale di oggi negli Stati Uniti ed è il sintomo di una insicurezza collettiva e trasversale che si sta allargando anche nella nostra Europa. È come se la paura degli stranieri – scriveva Marino Niola, sull’Espresso – diventasse il gancio cui appendere l’intero fascio delle nostre inquietudini. Dandoci così l’illusione di aver trovato il bandolo di una matassa sfuggente, la sintesi di tutti i nostri timori.

Le conseguenze sono davanti agli occhi di tutti: la deriva securitaria che ci sta travolgendo. E’ un problema solo americano? La fotografia della Gallup dunque non ci riguarda?

Pickett non crede proprio. E’ il risultato di una miscela micidiale che investe anche il nostro paese: il frullato di una propaganda politica mischiato ad una comunicazione manipolata per estremizzare le problematiche esistenti.

Guardiamoci un attimo “dentro”: nel 2018, i dati numerici dei profughi giunti nel nostro paese si sono sensibilmente ridotti rispetto agli anni passati. Non è quindi campata per aria la riflessione pubblica un po’ rude del Presidente Macron che ci accusa di esasperare un fenomeno che in realtà riguarda numeri ancora relativamente gestibili. Eppure, leggendo le prime pagine dei nostri media o le time line dei social network, il tema “Immigrants” occupa il centro delle attenzioni generali, in una centrifuga di slogan della politica e di statistiche più o meno ad effetto che ingenerano nella Gente come noi, uno stato di ansia, di insicurezza e di preoccupazione per il prossimo futuro che ci attende. Stesso identico approccio che succede in USA e che viene registrato appunto dalla Gallup.

Una tattica, come scrive Marino Niola, che porta alla deriva securitaria di cui diventiamo protagonisti: “Che trasforma misure discutibili sul piano umanitario, come i lager per bambini, i porti chiusi o, per dirla con Michele Serra la liberalizzazione dello sparo al ladro, in un vantaggio politico per quelli che speculano sulle nostre paure”.

Insomma, a parere di Pickett, dobbiamo fare attenzione a non farci distrarre dalle reali priorità di cui dovremmo occuparci. L’obiettivo di tale propaganda potrebbe essere quello di accantonare, fin quando sarà possibile, il tema del non mantenimento delle promesse fatte in campagna elettorale, continuando a manipolare la comunicazione concentrandola sull’unico tema sul quale gli aspetti emotivi possono facilmente prevalere su quelli razionali.

Un segnale d’allarme importante che ci impone una ancor maggiore attenzione, monitorizzazione e selezione delle notizie che ci bombardano tutti i giorni.

Dobbiamo, ciascuno con le proprie opinioni, esperienze, idee per il futuro, non cadere nel tranello di una manipolazione mediatica e di propaganda, sicuramente di grande effetto per “lo stomaco della gente” a breve termine, ma di grande pericolosità e incertezza per il futuro di tutti noi.

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