Una storia modernissima, vissuta e raccontata poi oltre 600 anni fa!

Ancora una volta scopriamo i nostri talenti italiani grazie agli stranieri. Grazie a studiosi innamorati del nostro Bel Paese che scoprono personaggi e narrazioni a noi sconosciute o, peggio, talvolta snobbate.

Oggi è la volta di Niall Ferguson, un autorevole storico inglese che lo scorso anno ha pubblicato (Editore Palgrave Macmillan) il volume “The book of the art of trade” con la storia di un imprenditore italiano molto peculiare: Benedetto Cotrugli (1416-1469), vissuto nella seconda metà del 1400. Figlio di una importante famiglia di commercianti, Cotrugli comprava lane a Barcellona, le faceva diventare panni e filati a Firenze e a Prato, li rivendeva a Costantinopoli e a Venezia. Stiamo parlando quindi di un armatore, navigatore che girovagò tutta la vita curiosando per il Mediterraneo.

Pickett ha avuto la fortuna di leggere, proprio in questi giorni, la versione italiana del libro pubblicata da Rizzoli a cura di Alessandro Wagner con il titolo “Arricchirsi con onore. Elogio del buon imprenditore” e una prefazione di Brunello Cucinelli.

Ebbene, il titolo sintetizza brillantemente il Dna e la cultura del nostro Cotrugli, un uomo d’affari rinascimentale che proprio da quella Napoli, dove visse a lungo, già contaminata da malaffare, corruzione e scarsissima etica pubblica e privata, scrisse questo manuale delle regole d’oro per sviluppare un modello imprenditoriale virtuoso, corretto, sostenibile e solidale. Si possono fare i soldi, in altre parole, comportandosi bene, senza sfruttamenti o accaparramenti illeciti. Un testo utilissimo quindi da leggere oggi, nel nostro attuale, inquietante contesto, per capire come già oltre 600 anni fa fosse difficile, ma non impossibile, districarsi nel mondo del business, degli squali, comportandosi con onore e senso etico. Facendo primeggiare la responsabilità sociale dell’imprenditoria rispetto agli egoismi e all’avidità.

Cotrugli era nato nella città dalmata di Ragusa, oggi Dubrovnik, in Croazia ma trascorse gran parte della sua vita a Napoli. Una volta che si stabilì al castello di Serpico, in campagna, in provincia di Avellino, iniziò la scrittura del suo manuale sull’imprenditore virtuoso. Terminò il suo lavoro da letterato nel 1458 ma soltanto 100 anni dopo il suo saggio fu stampato e dovettero passare altri 500 anni per essere riscoperto ora grazie a Niall Ferguson e a un gruppo di professori dell’Università di Cà Foscari di Venezia. Il volume “Arricchirsi con onore. Elogio del buon imprenditore” contiene una versione divulgativa dell’originario “Libro de l’arte de la mercatura” di Benedetto Cotrugli. Tra le 15 regole d’oro selezionate e descritte da Cotrugli ci sono quella di evitare la politica vista come uno dei rischi principali del chi vuole essere un imprenditore. La cultura deve essere il centro del pensiero e dell’attività dell’uomo d’affari virtuoso. Cotrugli fornisce consigli, anche molto pratici, sul come perseguire la qualità, il saper stare in pubblico, il saper parlare in pubblico, il saper vestirsi in modo adeguato (“devi essere tu a padroneggiare i vestiti, non i vestiti a padroneggiare te”).

Pickett ha recentemente scritto un contributo sul libro di Colin Crouch “Salviamo il capitalismo da sé stesso” un saggio che riaccende le speranze sulla possibile auto riforma del capitalismo dopo questo fallimentare momento storico del suo sviluppo. Ebbene, pensiamo che nel saggio scritto ben 600 anni fa da Benedetto Cotrugli ci siano i valori fondanti di tale autoriforma del modello: libertà, meritocrazia, curiosità, voglia di intraprendere, responsabilità sociale.

I punti cardinali per reindirizzare la rotta del nostro vivere insieme. “Il libro di Cotrugli è un’autentica scoperta – scrive Cucinelli nella sua prefazione – scatena un’emozione profonda. Non solo per la sua modernità e il suo acume imprenditoriale, ma soprattutto per il sistema di valori che fissa e tramanda”.

Proprio così!

Comments (1)
  1. Maurizio Baiotti (reply)

    5 Luglio 2018 at 10:35

    Nihil sub sole novi

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