“Mio caro amico, disse, qui sono nato in questa strada ora lascio il mio cuore, ma come fai a non capire, è una fortuna, per voi che restate, a piedi nudi a giocare nei prati, mentre là in centro respiro il cemento, ma verrà un giorno che ritornerò, ancora qui, e sentirò l’amico treno, che fischia così, wa wa”.
Questa è una strofa della canzone “Il ragazzo della via Gluck” pubblicata oltre cinquant’anni fa (1966) scritta ed interpretata da quel visionario che è stato ed è tuttora Adriano Celentano, che già allora si poneva in chiave poetica temi ambientali oggi quanto mai attuali.
La cementificazione delle città, il cattivo rapporto dell’uomo con la natura, l’ambiente in cui viviamo sempre più in pericolo (cfr. le attuali politiche in materia dell’amministrazione Trump).
Ma questi temi sono esasperazioni dei soliti ambientalisti retrò, cultori del “buon selvaggio” e poco interessati alla modernità e al progresso industriale o c’è dell’altro ?
Per quanto mi riguarda non ho mai avuto alcun dubbio avendo vissuto la mia infanzia e buona parte della mia adolescenza in un piccolo paese della Valle d’Aosta a stretto contatto con la natura e con il passare delle stagioni; in più con la fortuna di avere un padre veterinario, che mi ha insegnato ad amare gli animali.
Trascorrevo le mie giornate razzolando nei prati e nei boschi per arrivare la sera stanco e sporco, ma pieno di vita e pronto a ricominciare il giorno seguente.
Non invidio certo i giovani di oggi, chini sulle loro apparecchiature elettroniche e drammaticamente avulsi da tutto ciò che è natura.
Ma queste sono le solite malinconiche rimembranze del tempo che fù ?; a volte il dubbio viene.
Alla luce di ciò mi ha particolarmente interessato il libro “Noi e l’albero” pubblicato da Corbaccio e scritto da Valentina Ivancich, neuropsichiatra infantile, la quale da solite basi scientifiche, dopo uno studio durato quattro anni, agli effetti benefici psicofisici che ha per i  bambini e gli adulti un corretto rapporto con la natura ed in particolare con gli alberi.
L’autrice cita vari studi:
-quello della Chiba University di Tokio nel suo “Scienze of natural Therapy” ove si elencano i benefici che possono avere anziani, malati di diabete, cardiopatici o semplicemente persone stressate (ce ne sono?), se messe a contatto con gli alberi;
– quello della Nippon Medical School di Tokio secondo il quale un costante rapporto con la natura regolarizza il ritmo cardiaco, abbassa la pressione, riduce lo stress, potenzia il sistema immunitario;
– quello di un gruppo di New York guidato da Gina Schellendaum Lovasi (2013) che ha studiato il legame positivo tra asma e alberi;
– quello dell’Università del Michigan che, accanto a terapie convenzionali, prescrive ai bambini iperattivi  “dosi di natura”, qualche ora al giorno spesa a correre e giocare nel verde (perbacco: da bambino mi curavo senza saperlo);
– quello apparso su “Children and Nature” scritto da Kahn e Kellert nel quale si accertano gli effetti benefici di una vita all’aria aperta per quanto riguarda la riduzione dell’obesità, disordini del sonno, aggressività, riduzione della miopia.
Insomma, alberi, verde, natura influiscono su di noi e ci fanno stare bene.
Spero vi sia venuta voglia di fare, al più presto, una bella passeggiata in un bosco.

Alberto Caveri

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