Questa è una bella storia che ha salvato migliaia di vite umane.
E’ stata originata da una combinazione, più o meno casuale, di diversi fattori: dal destino e/o dalla Divina Provvidenza, dalla professionalità del protagonista, da un sistema paese efficiente ed efficace.
A voi, cari lettori, attribuire il maggior “peso” a uno di tali elementi.
La storia che ha permesso all’isola di Taiwan di gestire il Covid-19 in modo efficacissimo e con pochissime perdite umane (sei morti in tutto fino ad oggi e circa 500 contagiati) inizia ad essere scritta la notte di Capodanno: il 31.12.2019.
Il dott. Yi-Chun Lo ha un po’ esagerato nel cibo e nei brindisi di fine anno.
Non riesce a dormire e si gira e rigira nel letto senza tregua.
Stufo di dover gestire una insonnia “non gestibile” apre, quasi per abitudine, il suo PC ed entra in un forum di condivisione: il PTT, una specie di Reddit taiwanese.
Quella scelta, di quella notte agitata, determinerà il futuro di molti concittadini del dott. Yi-Chun.
L’insonne Yi-Chun incomincia a spulciare i messaggi del forum e come ha raccontato lui stesso alla stampa internazionale rimane colpito da un messaggio: “Il post è apparso alle 2 e alle 3 un altro dottore insonne lo ha condiviso su una chat che avevamo in comune”.
Il messaggio parlava di diversi casi di polmoniti, all’ospedale centrale di Wuhan, la metropoli cinese da cui è partita l’epidemia, simili a quelle provocate dalla Sars.
Il medico, mittente del messaggio, allegava anche una radiografia ai polmoni e i risultati di un test effettuato nell’ospedale medesimo.
Tra i medici che, quella notte di inizio anno, avevano letto e condiviso tale messaggio c’era anche il giovane oftalmologo cinese Li Wenliang, che per primo aveva lanciato l’allarme sulla nuova malattia che stava colpendo la città di Wuhan.
Il povero Li, come avremmo saputo poi più tardi, sarebbe stato censurato dalle autorità cinesi e costretto, prima di morire di Covid-19, a ritrattare la sua prima versione.
Fu la prima vittima della censura cinese anti-Coronavirus!
La parola Sars mise subito in allarme il nostro dottor Yi-Chun: i taiwanesi avevano pagato, quindici anni orsono, un prezzo altissimo a causa di tale virus e molti ospedali si erano trasformati in centri di prevenzione proprio alla luce di quella tragica esperienza.
La mattina seguente il nostro medico-eroe socializzava immediatamente al Ministero della Sanità tale caso, condividendo tutte le informazioni raccolte.
Tre giorni più tardi il governo di Taipei, fidandosi dell’autorevole suggerimento del dott. Yi-Chun, ordinava di iniziare fin da subito un controllo su tutti i viaggiatori proveniente da Wuhan. Nel giro di una settimana, e siamo, non dimenticatevelo, all’inizio del gennaio 2020, attivava inoltre un piano anti-epidemia, portandosi avanti rispetto a tutte le altre nazioni del mondo.
Tale piano emergenziale si fondava e si fonda sul distanziamento sociale, sull’obbligo di quarantena sugli stranieri che entrano nel paese, sulla produzione massiccia di mascherine e su un sistema di controllo, Digital Fence, che usa i dati delle compagnie telefoniche per allertare polizia e centri sanitari nel caso in cui una persona in quarantena rompa l’isolamento.
Il bilancio di tale intervento è stato quasi miracolistico: Taiwan conta oggi soltanto 6 morti e 428 contagiati a causa del Covid-19.
Mi rimane un dubbio però: come mai i responsabili del governo di Taipei non socializzarono la fondamentale informazione ricevuta dal dott. Yi-Chun a tutto il mondo o comunque alle altre autorità scientifiche o sanitarie mondiali?
Il presidente di Taiwan ha sottolineato come l’isola-Stato del Mar cinese meridionale non sia un membro dell’OMS proprio a causa di un veto del governo di Pechino e ciò ha impedito uno scambio efficace di informazioni con gli altri paesi.
Al di là di questi battibecchi polemici tra Taipei e Pechino, resta un dato su cui riflettere: fin dai principi di gennaio del 2020 era dunque possibile avere conoscenza di questa epidemia, assumendo di conseguenza, con tempestività, i relativi provvedimenti di prevenzione.
La comunità internazionale invece, ancora il 14 di gennaio, contava soltanto sulle informazioni provenienti da Pechino secondo cui non c’erano prove di trasmissione del virus da uomo a uomo.
Un ritardo gravissimo e per certi versi ingiustificabile.
Il protagonista di questa storia, il dott. Yi-Chun Lo ha voluto ringraziare pubblicamente il dott. Wenliang, il primo dottore che denunciò il contagio, venne censurato e morì proprio per il virus.
Grazie a lui – ha detto il dott. Yi-Chun – è stata “bucata” la censura cinese e noi abbiamo potuto proteggerci e salvarci.

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