Il monito è di Papa Francesco. Ripetuto, a distanza di qualche mese, a Cesena, domenica scorsa, durante un’omelia incentrata sull’importanza di una convivenza civile, pacifica e virtuosa.

La riflessione del Pontefice non ha avuto un grande eco di stampa né di attenzioni da parte della Rete. Se ne è accorto soltanto Paolo di Paolo che, sulla prima pagina de La Repubblica, ha ripreso il concetto di Francesco analizzandolo con attenzione e professionalità semantica.

Infatti il Papa, per fotografare il rischio di atteggiamenti comuni di critica alla quotidianità, piovuti dall’alto e dal profondo egoismo che anima molte delle nostre coscienze, ha ritirato fuori, probabilmente da una forma gergale in uso in Argentina, un neologismo efficace e di brillante sinteticità: “non balconiamo la nostra vita!” Non stiamocene isolati sul nostro balcone privato a giudicare dall’alto la complessità della nostra attuale convivenza civile; con un atteggiamento spesso rabbioso, ostile, angosciato, comunque sempre cinico, distaccato, lontano dal marciapiede della vita, quasi ad ostentare la nostra personale differenza rispetto alle atrocità che accadono “la sotto” nel fango della quotidianità “degli altri”.

Come ha sottolineato Paolo di Paolo, il Papa ha voluto richiamare all’ordine quegli esseri umani, sempre più numerosi purtroppo, che, invece di impegnarsi, giorno dopo giorno, con fatica, senso di responsabilità, passione ed energia nell’aiutare la propria, grande o piccola comunità a cercare soluzioni inclusive, pacifiche, virtuose, se ne sta sul balcone a “spendere ore in un chiacchiericcio” il più delle volte malevolo, che non implica nessuna responsabilità, nessun impegno, nessun coinvolgimento diretto e costruttivo. Dei “terroristi della chiacchiera” che consapevolmente gettano fango sull’umanità – come se non ne facessero parte anche loro! – autoassolvendosi anche nella scelta del “da dove” guardare e giudicare gli altri, appunto, dall’alto, sporgendosi dal proprio balcone, immuni da critiche e contestazioni. Difesi fisicamente dal davanzale.

Per il Papa il “balconarsi” è come “buttare bombe”: l’esatto contrario di come Lui stesso ha fondato il suo pontificato, basato su tenerezza, comprensione e accoglienza.

Il tema della cosiddetta “zona grigia” o “maggioranza più o meno silenziosa” ha segnato per generazioni la storia del nostro paese. La non partecipazione diretta, il tanto vituperato “tutti a casa”, la delega in bianco alla politica salvo poi contestarne comportamenti e risultati, sono stati spesso le cifre di molti italiani, più propensi ad occuparsi delle proprie faccende private che farsi coinvolgere dagli interessi comuni.

Il Papa però è andato oltre la critica di questo assenteismo professionale e cronico, preoccupato da una deriva che sta succedendo proprio sotto i nostri occhi.

Su quel “balcone” monta una rabbia fondata sulla preoccupazione di un imminente fallimento “di tutto e di tutti”. Un’irata sensazione che stiamo correndo incontro ad una tragedia irreversibile. Le parole lanciate da quel “balcone” evidenziano spesso astio, rancore, odio.

Da quel “balcone” si vomitano “parole pesanti, nervose, risentite”. Nulla di costruttivo: “pietre vocali che non centrano il bersaglio ma che fanno rumore”, aumentano la rabbia collettiva con un effetto domino impressionante e pericolosissimo.

Da quel “balcone” non si ammira un paesaggio ma lo si intossica senza impegno né responsabilità.

Alcuni hanno letto nel monito del Papa anche un richiamo specifico alla Curia romana: Pickett pensa che ciò sia possibile ma in quanto la Curia (ahiloro!) è parte, purtroppo attiva, di questa umanità incattivita, rancorosa e angosciata.

Il richiamo del Papa dovrebbe rianimare le coscienze, riaccendere i cuori di coloro che invece di stare ai bordi scendono in campo giocando la loro partita, grande o piccola che sia, con la finalità di una convivenza civile migliore, più serena, meno caratterizzata da odi divisivi, da disagio, da cattiverie.

Scendete dai balconi camminate per le strade, ascoltate le persone, confrontatevi con gli altri e non chiudetevi nei vostri laghetti egoistici. Questo è il grido d’allarme del Pontefice.

L’aver scelto un bizzarro, provocante ma efficacissimo neologismo come “balconare ” dimostra la modernità e voglia del nostro Papa di tentare tutte le strade, anche quelle lessicali, per evitare che la cattiveria prevalga sulla bontà, l’egoismo sull’altruismo, l’avarizia sulla generosità .

Uno strappo linguistico a volte può accendere dei processi di cambiamento complessi e inimmaginabili.

Questo è stato il nostro augurio leggendo e rileggendo la sua omelia di Cesena.

Pickett ve ne consiglia la lettura.

Comments (1)
  1. Giorgio (reply)

    14 Dicembre 2017 at 8:35

    Grazie, hai colto l’essenza di un momento che sto purtroppo vivendo, non so se la tua sensibilità sia così forte o semplicemente pensare che sia stato il fato o chissà quale angelo custode a far sì che tu mi facessi leggere questo articolo, sta di fatto che mi hai scatenato un terremoto emotivo , tanto da farmi commuovere! Per questo ancora GRAZIE!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.