Nello scontro, per certi versi drammatico, CATALOGNA-SPAGNA, ci sono state dichiarazioni così estreme e definitive che sorge il dubbio siano state pronunciate dai rappresentanti politici dei due contendenti. Dichiarazioni che manifestavano decisamente la non volontà di negoziare, quando è risaputo che la funzione della politica è anche il negoziato, la ricerca del compromesso, del punto di mediazione tra due parti in conflitto. Naturalmente molte dichiarazioni parlavano alla propria parte e, per questo, avevano accenti propagandistici. Tra le tante dichiarazioni, una promessa mi ha sorpreso per la sua chiara ed evidente impossibilità a diventare fatto concreto. Il Presidente della Generalitat Catalana ha continuato ad affermare che ad indipendenza acquisita, la Catalogna avrebbe chiesto e sarebbe rimasta in Europa. Ammesso che la Catalogna possa secedere dalla Spagna, cosa non prevista dalla costituzione spagnola, e ammesso anche che decida di secedere unilateralmente, a leggere i trattati europei firmati da 28 governi nazionali non potrebbe chiedere di far parte dell’UNIONE. D’altra parte anche se il referendum fosse legale, per l’ammissione all’UNIONE occorrerebbe l’unanimità dei paesi UE e ovviamente la Spagna voterebbe contro, sostenuta dagli altri Stati che vivono problemi simili. Va bene la propaganda politica, ma fare riferimento a una realtà futura chiaramente impossibile mi sembra che superi ogni limite.

Resta comunque un fatto che le spinte separatiste, autonomiste, indipendentiste, diventano sempre più numerose e conflittuali: in Catalogna è in corso d’opera e non è ancora chiaro quali sviluppi potrà avere, la Scozia è in attesa degli sviluppi della brexit, pronta per andare ad un altro referendum, l’Irlanda del Nord ha qualche problema derivante dalla brexit, l’Ucraina è già mezza divisa con la Russia da una parte e la NATO dall’altra, i Kurdi hanno votato a favore della nascita del Kurdistan, suscitando presso i governi dei paesi confinanti reazioni negative e minacciose, in Italia il Lombardo-Veneto chiama ad un referendum sull’autonomia delle due regioni, non è passato molto tempo dagli anni delle guerre balcaniche che disintegrarono la Jugoslavia. È in atto una guerra contro lo Stato Nazionale?

Dopo la cessione volontaria della sovranità economica alla globalizzazione, della difesa appaltata a organismi multinazionali governati dai più forti, senza più una moneta nazionale, senza la capacità di mantenere la distanza tra NOI e LORO derivante dalla difficoltà di gestire l’immigrazione e il multiculturalismo, lo Stato Nazionale viene investito da fattori di instabilità che tendono alla costruzione di piccole patrie, quasi a voler far nascere Stati rappresentativi di piccole comunità distinte per etnia. In queste richieste di indipendenza, autonomia, c’è un elemento comune che di solito non viene rilevato: i RICCHI VOGLIONO ABBANDONARE I POVERI. La Catalogna è la regione più ricca di Spagna, la Scozia ha il petrolio del Mare del Nord, i Kurdi hanno il petrolio del Kurdistan, Il Lombardo-Veneto è il territorio più ricco d’Italia. Forse è il tentativo di creare un NOI egoista e elitario da contrapporre a un LORO più arretrato e meno ricco?

La globalizzazione ha fatto risorgere le antiche categorie NOI-LORO. La globalizzazione invece di generare un NOI allargato, cosmopolita, rifluisce verso un NOI sempre più ristretto, più regionale se non comunale (le dispute dei sindaci per dare accoglienza). Stiamo forse tornando al concetto tribale del NOI? Nelle tribù delle origini i LORO erano tutti quelli che stavano fuori dal villaggio, i NOI stavano dentro. Sotto questo aspetto si può affermare che la globalizzazione ha fallito. Come tutto questo si concili con il progetto di un Europa confederale rischia di essere un mistero. Al cospetto di governi centrali sempre più deboli, eletti da minoranze di elettori con la maggioranza che in gran parte non vota e in parte sta all’opposizione, con poteri sempre più limitati e vincolati da trattati internazionali, le spinte separatiste e autonomiste ci ricondurranno al XV-XVI secolo? Risorgeranno le Signorie, i Ducati, i liberi Comuni? Questo non vale solo per l’Italia, anche la Francia ha un Presidente eletto da una minoranza, anche la Germania riceve spinte dalla ex DDR e deve formare un governo di coalizione parecchio problematico, anche il Belgio ha il problema Valloni-Fiamminghi, senza considerare quello che avviene in Spagna. Tutto ribolle mentre le migrazioni non si arrestano e più o meno lontano spirano venti di guerre da manicomio. Non è escluso che un giorno si venga chiamati a optare per lo stato nazionale o per la regione o simili configurazioni territoriali.

Fidelio Perchinelli

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