Pickett lo ha ricordato proprio nei giorni scorsi. Nell’attuale paradosso italiano, balza agli occhi la necessità, non corrisposta, di addetti a certe mansioni introvabili.
Una recentissima indagine condotta da Unioncamere – Anpal e presentata alla fiera Job & Orienta ci conferma questo aspetto e ci aiuta a capire in anticipo quali saranno i lavori/le professioni più richieste dal mercato nei prossimi cinque anni (2019-2023).
L’indagine è costruita su due possibili scenari: a) più favorevole alla ripresa economica mondiale; b) più pessimista sulla ripresa.
I due scenari contengono ovviamente delle proiezioni di bisogni di risorse lavorative diverse, nell’ambito di una varianza del 15-20%.
Vediamoli, questi bisogni, nei sette settori principali che assorbiranno le maggiori risorse.
Industria digitale
Le imprese ricercheranno nel quinquennio tra 210.000 e 260.000 unità con specifiche competenze matematiche e informatiche, digitali o 4.0. Maggiormente richiesti, saranno gli esperti nell’analisi dei dati, nella sicurezza informatica, nell’intelligenza artificiale, nell’analisi di mercato. Queste nuove figure professionali vengono così definite nella ricerca: Data Scientist, Big Data Analyst, Cloud Computing Expert, Cyber Security Expert, Business Intelligence Analyst, Social Media Marketing Manager, Artificial Intelligence Systems Engineering.
Ambiente
I lavoratori ricercati dalle imprese del settore dovranno essere pronti alle opportunità offerte dall’economia circolare che sta costringendo le imprese a ri-orientare i propri processi produttivi. I principali “green jobs” saranno l’esperto in gestioni dell’energia, il chimico verde, l’esperto di acquisti verdi, l’esperto del marketing ambientale, l’installatore di impianti a basso impatto ambientale.
Salute e benessere
Il mondo della Salute e del Wellness avrà un fabbisogno di addetti variabile tra le 323.000 e le 357.000 unità, ricercando prevalentemente medici, infermieri, fisioterapisti e tecnici di laboratorio medico.
Cultura-educazione
Il fabbisogno varierà tra le 134.000 e le 194.000 unità e sarà rivolto prevalentemente a figure quali docenti, progettisti di corsi di formazione, traduttori, progettisti e organizzatori di eventi culturali, esperti in comunicazione e marketing dei beni culturali.
Meccatronica e robotica
La filiera evidenzierà bisogni tra le 76.000 e le 106.000 unità. Le figure più richieste saranno i tecnici per l’automazione e i sistemi meccatronici, i tecnici per la gestione e manutenzione d’uso di robot industriali, i progettisti di impianti industriali e gli addetti alla programmazione di macchine a controllo numerico.
Mobilità e logistica
Questo settore evidenzierà un bisogno compreso tra le 78.000 e le 99.000 unità. Le principali mansioni ricercate saranno gli addetti alla logistica, sia magazzinieri, sia responsabili di reparto, i controllori del traffico aereo, navale e ferroviario e i conducenti di mezzi pesanti.
Settore dell’energia
La richiesta (tra le 38.000 e le 41.000 unità) si concentrerà su tecnici alla produzione di energia elettrica, addetti ai controlli chimici e conduttori di impianti di recupero e riciclaggio dei rifiuti e trattamento e distribuzione acque.
Un’indagine dunque che ci fa sperare. Bisogna però valorizzarla, organizzandoci a formare i nuovi soggetti candidabili in questi settori specifici. È il momento di fare davvero un salto di qualità culturale ed educativo che, come già sottolineato nel precedente post, ci consenta di non giudicare questi nuovi mestieri come “inferiori” rispetto a quelli tradizionali provenienti dal mondo esclusivamente universitario. Usciamo dalle logiche, anche snobbistiche, di un mondo del lavoro che non c’è più e adattiamoci con modestia, creatività e visione ai nuovi bisogni lavorativi delle imprese.
Insomma non perdiamo un’altra occasione.
daniela trunfio
8 Gennaio 2019 at 11:31
Finalmente è bello vedere anche il comparto cultura educazione; e soprattutto leggere la chiusa: il salto di qualità, e la valorizzazione delle professionalità di questo comparto troppo spesso ignorate e sottovalutate. Comunque è bene insistere con la necessità di una rivoluzione culturale.