Ho letto recentemente una interessante intervista a Nicholas Negroponte che è considerato una leggenda nel mondo del digitale. Negroponte, che ora ha 74 anni, ha insegnato grafica digitale a 23 anni, quando nessuno sapeva cosa fosse, ha co-fondato il Media Lab del Massachusetts Institute of Techonology nel 1985 e la rivista Wired nel 1993, per poi scrivere nel 1994 un saggio ritenuto fondamentale intitolato Essere Digitali, dove racconta il passaggio da un mondo fatto di atomi ad uno sempre più condizionato dai bit.

Alla luce di ciò le sue opinioni esposte nel corso dell’intervista sono di sicuro di grande interesse.

La prima considerazione che colpisce è che lo stesso Negroponte si dichiara sorpreso da quella che è stata l’evoluzione della tecnologia negli ultimi decenni e, parlando dell’intelligenza artificiale, afferma che negli anni sessanta lui stesso la considerava un ossimoro e quindi una follia irrealizzabile. Alla luce di ciò l’intervistato ritiene che quelle che oggi appaiono appunto follie irrealizzabili, quali pillole per imparare lingue straniere oppure autovetture che cresceranno come piante e una volta mature si potranno cogliere su strada per guidarle, potranno essere realizzate in un futuro non troppo lontano.

Le considerazioni di Negroponte non mi sorprendono e le condivido in quanto lo sviluppo tecnologico che abbiamo visto realizzarsi sotto i nostri occhi stupefatti ci riserverà sicuramente altre sorprese strabilianti nel futuro.

Non sono invece d’accordo con Negroponte quando sembra sottovalutare i rischi ed i pericoli connessi allo sviluppo della tecnologia, con particolare riferimento al Web, ritenendo ad esempio un comportamento eccessivo quello di chi manda i figli alle scuole steineriane dove ai bambini, per proteggerli, s’impedisce di accedere alla tecnologia fino ai dieci anni. L’intervistato argomenta la sua tesi ricordando che molti vietano ai propri figli di vedere la tv o di passare troppo tempo davanti allo schermo di un qualche oggetto tecnologico, ma osserva che gli stessi non si azzarderebbero a criticare chi legge una biografia sul tablet o passa troppo tempo a leggere romanzi su carta. Secondo Negroponte il problema non è quindi lo strumento bensì il contenuto ed ha ragione, ma la sua considerazione è, a mio modesto avviso, astratta e prescinde dalla realtà dei fatti che invece ogni genitore conosce bene e sa che un bambino è attratto, spesso in modo ossessivo – compulsivo, dal Web e non ha strumenti per valutare criticamente il contenuto di ciò che legge.

Del resto lo stesso Negroponte riconosce che Internet è un luogo rumoroso che ha bisogno di regole e che mai avrebbe immaginato che le persone avrebbero utilizzato i social media per condividere cose tanto triviali.

Il problema è proprio quello delle regole, che al momento mancano o sono insufficienti, per cui l’auspicio è che nel prossimo futuro possano concretizzarsi a tutela di tutti, dato che il buon senso sembra avere perso importanza nella nostra società.

 

Comments (1)
  1. Alberto Contri (reply)

    10 Gennaio 2019 at 1:06

    Negroponte sembra voler dimenticare che la tecnologia è un mezzo e non un fine. Anche i non steineriani si stanno rendendo conto che far scrivere a mano i bambini tenendoli lontani da una tastiera e ancora di più da uno smartphone fino a 7 anni risponde a criteri di nutrimento del cervello e della memoria che garantirà performance superiori – più avanti- nel maneggiare computer e robot. Ci sono sicure motivazioni neurologiche per farlo. Lo stesso De Kerchove, allievo di McLuhan, spiega che i caratteri di uno schermo impressionano la corteccia in maniera assai più volatile di quelli impressi su carta, che non vibrano. Per ogni ulteriore informazione, rimando a Mc Luhan non abita più qui? (Bollati Boringhieri)

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