Siamo cresciuti tutti con il mito della rivoluzione francese. Con i suoi tre principi-valori ben impressi nella mente e nel cuore: Libertà, Uguaglianza, Fratellanza.

Abbiamo vissuto, come genere umano, oltre due secoli, cercando di applicare tale manifesto politico e sociale nato nelle menti più fini di quel tempo neanche troppo lontano. Ragionato e condiviso da pensatori come Locke, Condorcet, Voltaire e Rousseau. Sono state dichiarate guerre, occupate delle nazioni, innescate altre rivoluzioni proprio nel tentativo, a volte in buona fede altre in cattiva fede, di dare esecuzione agli insegnamenti originati dai pensatori francesi di quell’epoca e poi esplosi durante quell’evento, controverso e feroce nella sua dinamica evolutiva, che ha dato vita all’era moderna.

Oggi, a distanza di oltre 220 anni, Pickett vi propone una riflessione. Quasi un gioco estivo, anche se estremamente delicato e forse complesso da risolvere. Non tanto e non solo sull’attualità concreta di quelle tre parole scolpite nella roccia delle società moderne, quanto su un aspetto più sottile. Apparentemente più marginale ma in realtà focale per far sì che questa nostra attualità non determini la fine della modernità.

Vediamo di sviluppare un ragionamento. Iniziamo dalle “aste”: ha ancora un senso quella trilogia nata a Parigi durante la rivoluzione? Ha ancora, a distanza di tempo, un significato filosofico e politico prioritario e quasi pregiudiziale?

Pensiamo di sì. La grandezza di quel pensiero sta proprio nella sua non obsolescenza, nella sua affascinante e imperitura attualità. Forse non siamo riusciti a dare sempre e con completezza contenuto esecutivo a quei tre principi. Molti però si sono battuti per farlo anche a costo della propria vita. La risposta e quindi si, forte e chiara.

Il tema invece per Pickett potrebbe essere un altro: la scansione dell’ordine delle tre “parole magiche” ha ancora un senso guardando le priorità del mondo in cui viviamo? La libertà, l’uguaglianza e la fratellanza, in ordine di importanza, sono ancora da scrivere attraverso tale sequenza temporale?

In assoluto forse si, in concreto abbiamo qualche dubbio.

Vediamone le ragioni.

Il concetto di libertà, individuale e collettiva, è stato sostanzialmente acquisito dalla comunità dei popoli. Non sempre applicato e rispettato ma acquisito come valore. Magari, per qualcuno, anche criticabile, magari anche troppo complesso da gestire e quindi da “paracadutare” con lentezza dentro certi mondi, certe culture e certi paesi, però la libertà è un valore che è stato metabolizzato e fatto proprio dalla maggioranza delle nazioni di questo nostro mondo. Oggi, anche se l’affermazione potrà sembrare troppo forte e apodittica, nel vissuto della comunità del villaggio globale, con le ovvie e conosciute eccezioni, pochi mettono in dubbio la sua priorità, condivisa ed accettata. Oggi, visto dove sta andando il mondo e alla luce di un malessere diffuso causato da una redistribuzione della ricchezza iniqua e sempre più tendente ad allargare la distanza tra ricchi (sempre meno e sempre più ricchi) e poveri (sempre più numerosi e sempre più in difficoltà) probabilmente dovremmo rimettere mano non tanto ai tre principi battezzati dai pensatori della rivoluzione francese ma alla loro sequenza prioritaria.

Data per presupposta la Libertà (e se non lo fosse, da conquistare comunque sempre subito e ad ogni costo) Pickett ritiene che la Fratellanza dovrebbe diventare l’obiettivo primario. Il traguardo politico, filosofico ed economico a cui puntare prioritariamente dando concretezza (non solo a parole o con delle slide) a politiche della spesa (anche a risorse pubbliche ridotte come quelle attuali) improntate su una più equa redistribuzione delle ricchezze esistenti o in corso di produzione sul nostro pianeta.

L’uguaglianza di diritti… ma anche dei doveri, ci permettiamo di aggiungere… può conservare il secondo posto nella classifica dei valori. È un principio oggetto di confronti serrati sia dal punto di vista politico sia sociale ma costituisce un valore riconosciuto anche se ancora da condividere completamente nella sua attuazione. Dobbiamo però prendere atto che ci siamo costruiti un mondo in cui otto persone possiedono da sole la stessa ricchezza della metà dell’umanità. A scriverlo è il rapporto Oxfam 2017 che registra un mondo affetto da una disuguaglianza sempre più evidente. Anche l’eventuale crescita economica in atto andrebbe comunque a vantaggio più dei ricchi che non dei poveri. Il forum economico di Davos aveva già identificato nella disparità economica la maggior minaccia alla pace sociale, in quanto sta attivando processi di de-regolazione e di de-civilizzazione che rischiano – come ha scritto Marino Niola sulle pagine dell’Espresso – di mettere a dura prova la tenuta delle democrazie. Un altro aspetto da rivisitare, nel grande pentolone del concetto di Uguaglianza, è quello dei compensi dei manager delle imprese multinazionali e non: negli anni 70 – ci riferisce un’indagine americana – guadagnavano al massimo 40 volte di più dei loro dipendenti. Oggi il loro reddito è 1000 volte superiore. Sia Adriano Olivetti sia il grande banchiere americano John Morgan hanno sempre ritenuto e scritto che il massimo livello tollerabile fosse di uno a 20. Oggi siamo abbondantemente oltre tale soglia e dobbiamo porci il problema di una rivisitazione del modello.

Provando a riscrivere quindi l’ordine delle parole magiche nate sulle ceneri della Francia rivoluzionaria di fine settecento, potremmo provare a dire che: (a) Sul presupposto che la Liberta è un valore non negoziabile e primario per la convivenza pacifica del mondo, (B) la Fratellanza dovrebbe diventare l’obiettivo prioritario (C) portandosi con sé, nella sua miglior ed efficiente concretizzazione, il valore di un’Uguaglianza, intesa sempre sia come diritti sia come doveri dei singoli cittadini e basata su una più corretta ed equa redistribuzione della ricchezza creata dal lavoro e non solo dalla finanza.

Ragionamento completato? Forse sì, anche se il mondo della Rete ci obbligherà probabilmente ad immaginare qualche nuovo valore fondante per il nostro stare insieme in maniera civile e responsabile.

Ed ora, cari amici, si apra la discussione.

Comments (4)
  1. dario (reply)

    27 Agosto 2017 at 17:12

    sulla libertà e sulla fratellanza è necessario intendersi, cioè cosa si intende quando si evocano queste 2 parole
    sull’uguaglianza ho qualche dubbio, preferisco una società diseguale, ma con meno poveri che una più uguale e più povera, non ho nostalgia per il socialismo reale

    • Riccardo Rossotto (reply)

      3 Settembre 2017 at 9:37

      Dobbiamo sempre intenderci sul significato di valori come libertà e fratellanza: Pickett aveva pensato di andare oltre provocando un tema ancora più sfidante. È giusto, oltre 200 anni dopo la rivoluzione francese, porsi il tema di provare a riordinare la scaletta dei tre valori fondanti di tale evento storico che battezzò l’inizio dell’era moderna della nostra civiltà? Forse, come giustamente evidenziato da Dario, dovremmo preventivamente confrontarci sul significato che attribuiamo a questi tre termini valoriali. Che sul tema poi dell’uguaglianza non ci fosse un sentire comune, Pickett lo aveva previsto e scritto a chiare lettere nel suo contributo. Ma proprio all’insegna della libertà di opinione tutte le idee hanno la stessa dignità e vanno rispettate.

  2. Euan (reply)

    28 Agosto 2017 at 15:25

    Dei concetti che hanno permesso di tenere chiusa la scatola di pandora per tanto tempo.
    Libertà – se non intesa come : “la mia libertà finisce lì dove incomincio a ledere alla libertà dell’altro”
    non permetterà mai alle altre due massime – la fratellanza e l’uguaglianza – di realizzarsi .
    Ed è proprio questo il problema: la libertà vista come uno stato mentale interno oppure come un ideale sociale da raggiungere, dunque la definizione della libertà che definisci come acquisita?
    Non si tratta dunque di fare una classifica, bensì di chiedersi se la fratellanza e l’uguaglianza possano essere definite con gli stessi criteri sociali?

    • Riccardo Rossotto (reply)

      3 Settembre 2017 at 9:38

      Condivido la necessità di un approfondimento preventivo sul concetto espresso dai tre valori nati con la rivoluzione francese. Ho delle perplessità invece sul fatto che i criteri interpretativi possano essere basati su concetti filosofici diversi per ciascuno dei valori.

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