Pickett si chiede se esiste la povertà intelligente e prova a dare una risposta a questa domanda.

Conosco l’impegno nel sociale di Pickett e non è in discussione il suo sincero e costante interessamento ai temi sociali della povertà e del reinserimento nella società, ed è per questo che dopo aver letto con cura il suo ultimo pezzo apparso sul blog, tento di affrontare il tema povertà per quello che è e non con gli artifici della neo-lingua.

Il tema della povertà non può essere affrontato usando il linguaggio della neo-lingua. Non è con frasi ad effetto che sarà possibile ridurre o sconfiggere la povertà. Chi ci governa crede di potere, con slogan linguistici, affrontare e risolvere complessi problemi, non del pianeta, ma più modestamente del nostro paese: povertà intelligente, povertà-decrescita felice, miseria-povertà dignitosa, avvocato del popolo (Marat era amico del popolo), abbiamo sconfitto la povertà, 400.000 nuovi pensionati e 400.000 nuovi posti di lavoro, la pace sociale ( la pace si firma dopo la guerra, se la pace è un condono quella guerra qualcuno l’ha persa ), l’elenco della neo-lingua è lunghissimo. Ma torniamo alla povertà.

Il tema della povertà è di grande attualità, come se la povertà la scoprissimo oggi, oppure fosse un fenomeno del nostro tempo. I salotti televisivi, i social, i giornali sono pieni di problematiche riflessioni sulla povertà e a un osservatore, anche superficiale, non sfugge che tutti quelli che parlano di povertà, non sono mai stati poveri, né hanno avuto modo di frequentare la povertà per periodi più o meno lunghi. Si parla di povertà senza conoscere in concreto cosa voglia dire essere poveri. Si parla di povertà riducendo il tutto a un mero fatto economico. Si parla di povertà solo in termini assistenziali che equivale all’obolo che tutti noi elargiamo per strada a chi ci tende la mano.

Qualcuno ha mai cercato di considerare gli effetti psicologici della povertà sull’animo umano? Qualcuno si è mai interrogato sugli effetti devastanti che la povertà produce sulla dignità dell’uomo/donna? Qualcuno ha mai preso in considerazione la solitudine che la povertà determina e non parlo solo della solitudine relazionale, ma anche della solitudine interiore?

La povertà non ha aggettivi perché è un lusso che non si può permettere. La povertà non è un fenomeno di oggi e a chi invoca la decrescita felice, o la miseria dignitosa, il mio invito è: andate a dirlo a chi solo 70 anni fa viveva dentro i sassi di Matera, tanto per fare un esempio tra i tanti. Ma quando mai questi signori hanno conosciuto la povertà?

La povertà è nata quando nacque l’uomo. La povertà è l’effetto dell’egoismo dell’uomo.

Chi ha ridotto in schiavitù l’uomo? Un altro uomo.

Chi ha ridotto intere generazioni di contadini in servi della gleba? L’uomo prepotente, egoista, arrogante.

Chi nei secoli passati ha prosperato su una economia basata sul costo inesistente del lavoro? L’uomo che si è arricchito senza scrupoli. La povertà non è un fenomeno di oggi e il turbo capitalismo non ha fatto altro che sfruttare condizioni di vantaggio preesistenti e incrementandone di nuove. Con buona pace di chi prima inneggiò alla efficienza del sistema e oggi protesta invocando cambiamenti che non ci sono.

In Italia si dice che ci sono 5 milioni di poveri. Sembrerebbe che a questa massa, ancora non si sa come e a quali condizioni, verranno erogati 780 euro. La cifra stanziata è di circa 9/10 miliardi, non solo per il 2019, ma anche negli anni avvenire.

Questa operazione va sotto il nome di reddito di cittadinanza che ha come obiettivo: aiutare i poveri.

I giornali di oggi ( 17 ottobre ) riportano una dichiarazione allarmata del ministro Toninelli. Alla luce di una ispezione da lui ordinata, risultano pericolosi alcuni ponti sulle autostrade A24 A25. La situazione delle infrastrutture italiane è nota da decenni. Un investimento di 9/10 miliardi per la messa in sicurezza, ammodernamento, costruzione e riparazione degli immobili scolastici che crollano, non sarebbero investimenti tesi a ridurre la povertà? Non sarebbero investimenti più produttivi  per le assunzioni che creerebbero e i conseguenti gettiti fiscali e contributivi?

Si preferisce fare assistenza con vincoli ancora oscuri e indicazioni di spesa che prefigurano la costituzione di uno Stato Etico.

E se da un lato si dice di voler combattere la povertà, dall’altro si organizza un condono per soddisfare la ricchezza felice, e tanti saluti a chi le tasse le paga da sempre e continuerà a pagarle.

Tutti i progetti di questo governo riguardano l’oggi e non il medio termine, ed è per questo che l’attuale manovra finanziaria ha tutta l’aria di essere una manovra elettorale oltretutto finanziata in deficit del quale si occuperanno i poveri del futuro.

La povertà non la vinci con l’assistenza, la puoi lenire ma non la sconfiggi. La povertà la vinci attraverso il lavoro che ridà dignità alle persone.

Chi parla di povertà non sa niente di cosa voglia dire aggirarsi vergognoso per i vialetti del parco Ravizza a Milano e osservare di nascosto la lunga fila di persone in coda davanti a Pane Quotidiano in attesa di ricevere un piatto di pasta.

Osservi questo serpente di persone a capo chino e cerchi di resistere alla vergogna di doverti mettere in fila anche tu, perché ancora un filo di dignità ti impedisce di arrenderti. Ma quanto puoi resistere? Alla fine cedi e ti metti in coda scendendo l’ultimo gradino del tuo orgoglio ferito, della tua dignità offesa. Ti siedi con il tuo piatto davanti a uno sconosciuto e non scambi neanche una parola perché sei nuovo e non sai cosa dire. Mangi in fretta perché non vedi l’ora scappare via. Torni là fuori con i tuoi pensieri, ti siedi su una panchina discosta per non attirare l’attenzione e vaghi nella tua mente alla ricerca di persone con le quali avere un dialogo vero, ma non è possibile perché sei emarginato.

Tu baratteresti volentieri la parte di assistenza che ti viene elargita con una carezza, un bacio, un rapporto profondo, perché il vuoto che ti circonda non lo riempi solo con l’aiuto materiale.

Si esce dalla povertà solo riconquistando la dignità e questa cresce solo se puoi guardare gli altri senza vergognarti: i tuoi figli, tua moglie, la tua fidanzata, i tuoi amici, tutti.

Ripeto questa è una manovra elettorale non è una manovra per sconfiggere la povertà.

È inutile e fuorviante dare aggettivi alla povertà. La povertà si accoppia a un solo aggettivo: LA POVERTÀ È POVERA.

Fidelio Perchinelli

Comments (2)
  1. Giuseppe Floridia (reply)

    19 Ottobre 2018 at 11:28

    Tutto assolutamente vero. Ma vi è ancora da dire che questi signori che vanno in giro per il mondo per raccontarci quanta povertà felice incontrano fingono di non sapere che il mondo di povertà in cui si nasce genera una sofferenza di gran lunga inferiore a quella vissuta da chi diventa ogni giorno più povero. Perché il signor Grillo, che ritiene di essere intelligente, non dona tutto il suo ingente patrimonio per godere della felicità intelligente? Fuori da ogni propaganda, il reddito di cittadinanza costituisce in realtà il ringraziamento al sistema mafioso delle regioni del sud che hanno garantito il successo al movimento 5 stelle. Le mafie sanno come utilizzare il mondo della politica.

  2. Riccardo Tosi (reply)

    22 Ottobre 2018 at 1:44

    La povertà! Quale povertà, quella materiale o quella dell’animo che colpevolmente la genera?! La dignità della povertà di un tempo non c’è più. E’ stata spazzata via assieme alla volontà, politica e non, di debellarla. E’ sulla povertà che le diverse mafie hanno costruito e consolidato il loro tessuto criminale. La ricchezza o il solo diffuso benessere lascerebbero ben pochi spiragli al proliferare della malavita. E’ nei ghetti che la delinquenza alleva e raccoglie la manovalanza. La povertà e la dignità perduta sono i contrappesi di una speranza perduta, della incontrovertibile rassegnazione. Se i politici che si sono sin qui susseguiti hanno insistito e insistono con pervicacia nel recuperare risorse dai soggetti più deboli, essendo incapaci, anzi fingendo di esserlo, nel perseguire le enormi, miliardarie sacche di evasione che sono sotto gli occhi di tutti, su cosa si potrebbe fondare la speranza?! Nessuno che abbia mai pensato di fare un giro negli stabilimenti balneari, nei ristoranti, fra gli idraulici, elettricisti, gli affittuari turistici, la marea di professionisti? Possibile che nessuno abbia mai provato a simulare un sgravio fiscale (forse utopistico?) per noi tutti che vada dal caffè (estremizzo ovviamente) in su e con aliquote diverse, sollecitando e pretendendo in tal modo il rilascio di pezze legali scaricabili? Troppo difficile e/o complicato, tanto da continuare a giustificare questa voragine d’evasione che è fra le cause primarie del nostro disfacimento, della dilagante povertà e della dignità e della speranza ormai perse di cui è permeata?!

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