Di fronte a crisi economiche complesse e di lunga durata che provocano disagi sociali diffusi e duraturi, la democrazia con i suoi sistemi parlamentari e i suoi tempi è in grado di dare risposte soddisfacenti e in tempi ragionevolmente brevi alle istanze che montano sempre più pressanti dal fondo della società?

Di fronte alla frammentazione della società che si rappresenta in tanti gruppi di interesse particolare, ritenendo gli interessi generali un fastidio da allontanare, la democrazia con i suoi sistemi  parlamentari e i suoi tempi ha gli strumenti per mantenere coesa la Nazione?

Sotto l’incalzare di: populismo, antipolitica, antipartito quali sono gli strumenti che la democrazia può mettere in campo per contrastare correnti di opinione che rischiano di travolgere la convivenza civile? Le ingiurie, le invettive, le offese, i vaffa, sono merce corrente. Quando saranno all’ordine del giorno le vie di fatto? Intanto assistiamo perplessi alla farsa dell’arresto, in nome del popolo italiano, di un ex parlamentare da parte di un gruppo di “Forconi“.  Sorridiamo ma penso che ci sia poco da sorridere. Il nostro paese ha già vissuto la “Scapigliatura“ e il “Marinettismo“.

Sembra di vivere un film già visto.

1919 a Milano, alla fondazione dei fasci, Mussolini con tono marcatamente rivoluzionario annuncia il suo programma:

“ IL SUFFRAGIO UNIVERSALE;  LA SOPPRESSIONE DEI TITOLI NOBILIARI; LA LIBERTA’ DI OPINIONE;  UN SISTEMA SCOLASTICO APERTO A TUTTI; PROVVEDIMENTI MIRANTI A MIGLIORARE LA SANITA’  PUBBLICA; LA SOPPRESSIONE DELLA SPECULAZIONE FINANZIARIA;  LA GIORNATA LAVORATIVA DI 8 ORE; l’ORGANIZZAZIONE DEGLI OPERAI IN LIBERE COOPERATIVE CON RELATIVA CONDIVISIONE DEI PROFITTI;  L’ABOLIZIONE DEL SENATO ( aritonga ) E DELLA MONARCHIA; e per finire LA FONDAZIONE DI UNA NUOVA REPUBBLICA ITALIANA BASATA SU AMMINISTRAZIONE REGIONALI  AUTONOME E SUL DECENTRAMENTO DEL POTERE ESECUTIVO. “

L’ obiettivo era una trasformazione radicale delle basi politiche ed economiche della vita collettiva. Molte di queste proposte sarebbero potute venire  tranquillamente da una forza di sinistra. Chi ha vissuto quel periodo o chi ha letto qualche libro conosce la verità: niente di quanto promesso fu mantenuto.

A me, questo scenario, ricorda molto la situazione attuale. Promesse: decrescita felice, uscita dall’ euro, uscita dall’ Europa, reddito  minimo di cittadinanza, flat tax,  barriere ai confini, protezionismo e , guarda chi si vede, nazionalismo. Con queste parole d’ordine M5S, Lega, e FdI,  hanno catturato stabilmente il 40- 45% dell’ elettorato.

Anche loro, come tutti i movimenti rivoluzionari, si pongono l’obiettivo di spazzar via l’ esistente, cambiare lo Stato dalle fondamenta, ma, salvo le indimostrabili proposte, non dicono con cosa sostituirebbero quello che vogliono distruggere. Nonostante ciò hanno un largo seguito perché la gente è stanca di una classe politica che suona sempre la stessa musica.

Questa è una situazione che si aggrava sempre di più dalle elezioni del 2013 con la vittoria del M5S. Quella vittoria però è cresciuta e si è alimentata negli anni della crisi. Anche in questo caso c’è un’altra analogia.

Dal 1919 al 1922 si sono susseguiti 6 Governi: Orlando, Nitti, Nitti, Giolitti, Bonomi, Facta.

Dal 2008 al 2016 si sono susseguiti 6 Governi: Prodi, Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni.

Quei Governi e questi hanno governato essenzialmente attraverso decreti legislativi. Gli ultimi 4 governi hanno promosso ben 197 decreti legge, convertiti ben 167. E il Parlamento? E’ diventata una palestra per fare “Ammuina“. Il tutto a spese del contribuente. L’elettore è esautorato, non si sente rappresentato ed è stanco di aspettare che qualcuno affronti i problemi sul tappeto.

Anche nel 1919-22 il Parlamento si riuniva di rado dando chiari segni di debolezza e di divisione come l’attuale compagine parlamentare. E oggi come allora gli italiani non possono entusiasmarsi ai continui cambiamenti di governo  e il sentiment della maggioranza delle persone è di non contare nulla.

Siamo alla vigilia di una rivoluzione? Spero di no anche perché il comunismo ( 1917 ) non è alle porte, ma forti segnali di cambiamento sono nell’aria. Oggi come allora io credo che un ruolo determinante lo giocherà la borghesia. Nel 1922 la borghesia impaurita e terrorizzata dalla marea comunista, anche se nel 1922 in Italia l’ondata rivoluzionaria era abbondantemente rifluita, abbracciò, con il supporto dell’esercito  e della Monarchia, l’arruffapopoli Mussolini. Si trattava di una borghesia formata da grandi industriali, al nord; da latifondisti al sud, e dall’intellighenzia liberale che ritennero di poter controllare e omogeneizzare Benito. Si sbagliarono.

Oggi la borghesia è molto più diffusa e presenta un ventaglio di sensibilità non comparabile con l’ angusto pensiero  dei nostri antenati. Oggi esiste una borghesia delle professioni e dei mestieri che nel 1922 era numericamente non rilevante. Ed è proprio questa borghesia che è chiamata a svolgere un ruolo, forse decisivo, nei confronti del mondo del lavoro.

Quello che sta avvenendo all’interno del PD è un confronto scontro tra la minoranza in rappresentanza delle istanze del mondo del lavoro dipendente, e la maggioranza in rappresentanza della borghesia delle imprese, delle professioni, dei mestieri. L’oggetto del contendere è la tutela dei diritti dei lavoratori o il sostegno alle attività produttive con relative deregulation sulle tutele dei lavoratori. Il problema, nel tempo assume forme diverse ma, nella sostanza rimane sempre lo stesso.

Nella composizione della attuale borghesia c’è una componente che nel 1922 era assente: LA BORGHESIA DEI SERVIZI. Si tratta di persone che hanno sviluppato attività imprenditoriali, professionali, hanno dato vita a start-up, hanno creato lavori che non esistevano. E’ una categoria che andrebbe sostenuta e implementata. Ma è anche una categoria che è cresciuta senza la cultura dei diritti altrui. Sono persone che non accettano vincoli e regole, inneggiano alla libertà dimenticandosi che la liberta senza uguaglianza (che non significa siamo tutti uguali) produce ingiustizie. Lo scontro in atto è questo e, giustamente, avviene all’interno del partito che da 4 anni governa il paese e che fino alle prossime elezioni ha la maggioranza in parlamento. Per quanto mi riguarda dico che devono essere ricercati i giusti compromessi, una parte non deve prevalere sull’altra. Se così non sarà, qualunque sia la legge elettorale, potremmo ritrovarci con il M5S primo partito al quale, per prassi istituzionale, verrà affidato il primo incarico esplorativo per la formazione del governo. Tra le forze in parlamento a chi si rivolgerà il M5S se non alla Lega di Salvini?  Si dirà che ad oggi non ci sono contatti tra i due gruppi. Vero. Ma la gestione del potere è un collante micidiale.

Buon Natale.

Fidelio Perchinelli

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