Il pensare. Il ritornare a pensare senza farci travolgere dalle informazioni che ci bombardano ogni nano secondo delle nostre vite.

La vera sfida del futuro è tornare a pensare: “È insegnare a pensare” ha dichiarato recentemente Lady Minouche Shafik, direttore della prestigiosa London School of Economics and Political Science di Londra (LSE).

Viene considerata all’unanimità, in tutto il mondo, come uno dei centri del sapere più autorevoli e innovativi. A Londra vengono educate le nuove classi dirigenti che governeranno le grandi trasformazioni dell’Intelligenza Artificiale e delle altre rivoluzioni digitali prossime venture.

Nel “tempio” del sapere moderno, Lady Shafik non si concentra sulle tecnologie, sulla rivoluzione delle macchine che stanno rubando i posti di lavoro agli umani. Torna all’importanza del pensiero. Del ragionamento. Dell’analisi. Del saper collegare e filtrare i miliardi di informazioni che ci arrivano addosso in continuazione nella Rete.

Pickett si è occupato di questi temi spesso e proprio alcuni giorni fa ha approfondito il tema della formazione. Di “come” e su “cosa” educare i nostri ragazzi al nuovo mondo dei robot: “I lavoratori oggi hanno le competenze di cui avranno bisogno in futuro? – si interroga provocatoriamente Lady Shafik – saranno in grado di trovare un buon lavoro nell’era dell’automazione? I mercati del lavoro funzionano in modo tale che i giovani possano avere una istruzione e trovare un lavoro? Stiamo costruendo una rete di sicurezza sociale che si occupi delle persone quando incontrano delle difficoltà? I nostri sistemi sanitari sono accessibili? Come ci prendiamo cura degli anziani? In politica queste domande si sono perse”.

Il corso della LSE si articola su tre filoni tutti strettamente collegati ai grandi temi dell’attualità. Il primo modulo riguarda il cambiamento climatico e approfondisce le problematiche relative a questo tema. Il secondo filone si occupa della povertà globale; il terzo del futuro del sistema finanziario: “Questa base interdisciplinare costringe gli studenti ad occuparsi dei grandi temi di attualità. Questa generazione cambierà lavoro molte volte nel corso della sua carriera. Il CV medio su LinkedIn oggi ha 20 posti di lavoro. Questo è un fenomeno nuovo”.

Alain Elkan, su La Stampa, le ha chiesto quale sarà l’istruzione 4.0: “L’istruzione è e sarà sempre assolutamente vitale. Chi ha votato per i leader populisti in genere non ha un alto livello scolastico ma vota per le politiche che pensano migliorarli la vita, perché il sistema attuale non li soddisfa. Sarà molto importante – continua la direttrice della LSE –  essere in grado di sintetizzare le informazioni, analizzarle e valutarle criticamente. In passato i lavori erano di tipo fisico, ora sono intellettuali, ma in futuro coinvolgeranno la sfera emotiva. I lavori creativi e di cura richiedono alti livelli di intelligenza emotiva, sono abilità che i robot non possiedono. In Giappone stanno sviluppando robot da compagnia per gli anziani, ma non potranno mai sostituirsi agli esseri umani. Gli studenti richiedono sempre di più questo genere di competenze”.

E torniamo quindi all’importanza del pensiero, alla doverosa necessità di fermarci e ragionare, senza la concitazione dell’oggi, della quotidianità: “Sì – ribadisce Lady Shafik – il computer fornisce informazioni che devono essere elaborate autonomamente. Il problema è la canalizzazione algoritmica di alcune piattaforme mediatiche dove si ottengono solo informazioni che confermano i propri pregiudizi. Insegnare alle persone come pensare è la cosa più importante”.

Come si impara dunque a pensare?

Con la pratica – conclude il suo ragionamento la signora Shafik – sia in una laurea in giurisprudenza, sia in una in economia, c’è una parte di pratica: ci sono le prove, c’è una struttura teoretica. Questa teoria regge? La regola è dare un’occhiata ai dati e discuterli. Pensare è l’abilità più preziosa che diamo, perché dura nel tempo”.

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