La politica torna protagonista. Non sarà quella bella, alta, discussa e costruita tra statisti, ma, in ogni caso, torna al centro degli interessi e delle discussioni degli italiani. In questi ultimi sei mesi ha fatto capolino nei dibattiti tra tutti noi, chi con toni entusiastici sul cambiamento in atto, chi con toni preoccupati per il trend di un governo guidato da un continuo e precario compromesso tra i giallo-verdi.
In ogni caso bisogna registrare che il Movimento 5 Stelle ha parlamentarizzato la protesta e il malessere esistente nel nostro Paese, evitandoci, per ora, scontri e tumulti in piazza e il sorgere di movimenti, anche violenti, come i gilet gialli francesi.
Come tradizione, dopo il Censis, anche altri istituti di ricerca italiani si sono cimentati per cercare di fotografare il nostro momento politico e sociale: per capire se siamo davvero diventati quei rabbiosi e ormai incattiviti cittadini raccontati nel rapporto realizzato dall’Istituto guidato da De Rita junior.
Pickett ne ha selezionati due, quello condotto dall’Ipsos di Pagnoncelli per conto dell’Ispi (Italian Insititute for International Political Studies) e con un focus naturalmente più centrato sulla politica estera, il core business dell’Ispi. E quello condotto dalla Demos di  Diamanti, per Repubblica, più concentrato sulla situazione interna italiana.
Per l’Ispi i problemi legati all’economia sono ancora percepiti come la principale minaccia per il nostro Paese e risultano in crescita rispetto allo scorso anno. Il dato di questa rilevazione (55%) è il più alto dopo quello del 2014 (67%). La tenuta dei conti pubblici e l’innalzarsi dello spread continuano a rappresentare la maggior preoccupazione per più del 50% degli italiani.
L’immigrazione si conferma al secondo posto tra i rischi per il nostro Paese anche se risulta in netta diminuzione dal 23% al 16%.
Al terzo posto troviamo un tema correlato a quello economico ossia lo scontro tra l’Italia e l’Unione Europea: l’11% degli italiani pensa che sia la maggior minaccia per il futuro del nostro Paese.
In netto calo rispetto al passato è invece il dato relativo al terrorismo che viene visto come un problema serio e minaccioso soltanto dal 6% dei nostri concittadini.
Alla domanda su quale sia la minaccia più grave, gli italiani rispondono infatti così: per la prima volta i cambiamenti climatici sono in testa alla classifica con un balzo considerevole dal 13% al 28%.
Al secondo posto il terrorismo islamico;era al 39% nel 2015 oggi è sceso al 16%.

Nel 2017 la seconda minaccia percepita era costituita dalla Corea del Nord mentre oggi è scomparsa dalla classifica.

Continuano anche a preoccupare le disuguaglianze esistenti e la crisi economica.
Le tre maggiori preoccupazioni derivano comunque dalla crisi dei migranti, seguita dalla politica estera di Trump e dalle minacce informatiche comprese le fake news.
Entra in classifica come un problema da non sottovalutare, la guerra commerciale Stati Uniti – Russia – Cina.
Ecco invece le tre speranze prioritarie per gli italiani: la miglior notizia dell’anno è quella relativa alla riduzione degli attentati in Occidente. Dobbiamo tenere conto che l’indagine è stata conclusa prima della strage di Strasburgo.

Al secondo e terzo posto delle “buone notizie del 2018” compaiono la riduzione del flusso dei migranti dalla Libia e la stretta di mano tra Trump e Kim Yong Un.
Duplice risulta la percezione degli italiani sull’Unione Europea: il suo ruolo viene considerato sempre meno rilevante nel mondo. Resta comunque sempre il primo attore per la pace nel mondo, precedendo il Vaticano e l’Italia.
Il Governo italiano esce decisamente bene dal sondaggio dell’Ispi: la gestione dell’ordine pubblico continua ad essere valutata molto positivamente: il 71% approva come il Governo abbia agito in questo settore. Mentre nel 2017 il 63% esprimeva una valutazione negativa nonostante il notevole calo di flussi iniziato nel luglio 2017, quest’anno più di un italiano su due approva l’operato del Governo in materia di gestione dello spinoso tema dei migranti.
Alla tradizionale domanda, che chiude il report dell’Ispi, su chi siano stati gli italiani “più gettonati”, vince alla grande Samantha Cristoforetti, seguita da Andrea Bocelli e da Giuseppe Conte, Matteo Salvini. Il presidente Mattarella è soltanto al sesto posto con la metà delle segnalazioni ricevute rispetto alla Cristoforetti.
Nando Pagnoncelli ha commentato così gli esiti del sondaggio realizzato dal suo istituto per conto dell’Ispi: “Tornano ad aumentare le preoccupazioni per l’economia – ha scritto Pagnoncelli nelle conclusioni del suo report – le preoccupazioni per la ripresa economica crescono nettamente rispetto al 2017 (+7 punti). Scendono dal 22% al 16% gli italiani che ritengono il tema dell’immigrazione la minaccia più grave. Segnalo che i cambiamenti climatici oggi sono considerati la principale minaccia (+15 punti rispetto al 2017). Il dato più sorprendente e per certi versi anche più comprensibile è che la Francia è considerata dalla maggioranza degli italiani il Paese più ostile, con un aumento di 25 punti rispetto al 2017. Lo scontro in atto sul deficit di bilancio francese annunciato da Macron potrà alimentare ulteriormente questo dato.”
La Demos, come si evince dal commento di Ilvo Diamanti sull’indagine denominata “Gli Italiani e lo Stato” realizzata per il quotidiano La Repubblica, registra, da parte sua, un ritorno alla fiducia verso lo Stato e le sue istituzioni. Dopo un ventennio di antipolitica riemerge la speranza. Dopo il distacco, la stanchezza, la contestazione si registra un nuovo interesse degli italiani proprio dai dati che emergono dal sondaggio effettuato in questo dicembre 2018.
Si coglie nel Paese un clima in positivo. La tendenza è stata originata dalla svolta avvenuta in marzo, alla elezioni politiche.
Movimento 5 Stelle e Lega hanno intercettato ed alimentato l’insoddisfazione verso la democrazia e i principali partiti, ottenendo un successo imprevisto come dimensioni. Oggi sono al Governo e la sfiducia si è trasformata in fiducia, proprio verso lo Stato. Perché “lo Stato siamo noi” ha ripetuto in più occasioni Di Maio.
È significativo come le uniche istituzioni che subiscono un calo di fiducia siano quelle religiose. Secondo alcuni per il sostegno verso l’accoglienza dei migranti. Secondo altri, segnala Diamanti, perché questo illustra il declino del sacro nel terzo millennio, il tempo della “non-sfiducia”. Il tempo che indebolisce l’appartenenza, dunque anche la fede in quanto radice, non solo linguistica, della fiducia.
Questo momento caratterizzato dalla non – sfiducia, sempre secondo la Demos, sembra rafforzare il sentimento democratico dei cittadini. La grande maggioranza continua a preferire la democrazia ad altri regimi. Senza entusiasmo, con prudenza e anche con qualche “diffidenza”. Quasi il 50% degli elettori di Lega e Movimento 5 Stelle ritengono che la democrazia possa funzionare anche “senza i partiti”. Il mantra è quello della “democrazia diretta” anzi di quella “immediata”. Senza mediazioni e senza mediatori. Un segnale che dimostra il distacco verso i partititi, le associazioni sindacali e tutte le organizzazioni in passato rappresentanti di certe categorie. In questo distacco esiste anche una gran fetta degli italiani che ci mette dentro il Parlamento. Un terzo degli italiani pensano che se ne debbano ridimensionare i poteri. Fra gli elettori della Lega e dei 5 Stelle questo pensiero è molto più diffuso.
In questa Italia della “non-sfiducia” gli “altri” sono visti con sospetto, più che con rispetto. Così cresce la tentazione – tendenza a cercare rifugio tra chi ci è più vicino. Soprattutto nella famiglia. Oppure, contrastando le minacce alla nostra sicurezza personale facendoci giustizia da soli, anche con le armi.
Diamanti conclude il suo commento all’indagine sottolineandone, con amarezza, un aspetto particolare: “In fondo – scrive il sociologo – l’Italia è un Paese costellato da “Grande Arte” eredità della nostra “Grande Storia”. Siamo però anche il Paese dove è radicata e diffusa un’arte più piccola eppure importante. L’Arte di Arrangiarsi che ci rende capaci di affrontare le sfide quotidiane della vita e dell’economia in modo creativo, improvvisato, ma efficace. Confidando su chi ci sta vicino ma soprattutto su noi stessi. Anche per questo motivo – conclude Diamanti – la fiducia nel futuro tra gli italiani non è troppo elevata. I nostri concittadini confidano maggiormente nel presente. Nelle reti di relazioni sociali e inter-personali tessute intorno a loro. In fondo, il futuro è adesso. E gli altri… siamo noi”.
Nel prossimo post Pickett vi racconterà delle storie tipicamente italiane, accadute in questa fine del 2018, plastiche nel fotografare un Paese bizzarro, contraddittorio, caratterizzato da grandi solisti e poco gioco di squadra, con pochissime squadre competitive. Un Paese zoppicante con enormi potenzialità raramente sfruttate.
A presto dunque.

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