Una giovane studentessa romana, di un liceo classico della capitale, ha voluto mettere per scritto alcune riflessioni-domande al nostro Ministro degli Interni. Lo ha fatto con una modalità costruttiva, un tono conciliante, uno stile giornalistico pacato e non urlato. Ha mandato la sua lettera a Matteo Salvini alla redazione de L’Espresso affinché si facesse tramite delle sue considerazioni.

La responsabile della rubrica della posta dei lettori de L’Espresso, ha deciso, per una volta, di rinunciare al proprio spazio per pubblicare interamente la lettera di Lucrezia.

Pickett ha deciso di fare lo stesso: eccovi il testo mandato da Lucrezia a Matteo Salvini.

Caro Salvini, è passato del tempo da quando lei e i suoi colleghi siete saliti al governo. E’ bella la vista dall’alto? Sebbene i nostri ideali siano diversi, io la rispetto e non la insulto mai perché insultare non fa maturare. Ad esempio, alle manifestazioni mi dissocio da quei miei coetanei, fin troppo estremi, che la insultano e attaccano il suo manichino sui ponti di Roma.

Bisogna confutare. In Italia non c’è rispetto. La prima forma di rispetto infranta è, ahimè, il fatto che non abbiate coscienza di quello che state facendo. Non accetterò mai che persone come quelle che ci rappresentano siano riuscite ad arrivare dove sono ora senza mai neanche aver provato la fatica dello studio e dell’impegno. Penso che quando avrò un’età adatta per cercare un lavoro, la mia dignità sarà completamente schernita da gente che riesce a sentirsi capace di parlare di cose senza sapere nulla. Sono basita e sconcertata. Desidero solo vivere in un paese dove non ci siano disonestà sociale, odio verso i migranti, controllo repressivo. Ogni giorno nei mari italiani muoiono persone che hanno i nostri stessi diritti e a noi non importa nulla, perché è gente del mondo sporco. Questa primordiale forma di disumanità è trasferita al popolo e io ho paura. Non è facile vedere abusi di potere e rimanere immobile perché se alzo la voce mi dicono di stare zitta. C’è tanta gente stanca di lottare perché ormai anche se si occupa una scuola si è segnati a vita. Desidero anche dirle che non concordo con il decreto per le scuole sicure. Io non mi drogo e non spaccio, non ho nulla da nascondere ed è proprio per questo che mi dà fastidio essere ispezionata a vista.

Non è questo il modo per far crescere la gioventù. Se ha studiato bene, lo saprà meglio di me: se il padrone costringe, mutila ogni pensiero, restringe, si deve per forza aspettare che prima o poi lo schiavo si ribelli, anche se la conseguenza è “il gabbio”. Ho capito che per combattere questo buco nero quale è la nostra società bisogna andare sempre avanti e talvolta anche accontentarsi. Dunque sono disposta a farlo. Però per favore caro ministro, apra di più gli occhi e guardi anche chi è figlio di un Dio minore, perché altrimenti andremo a finire nella piaga del qualunquismo, lo sento dai discorsi degli Italiani. Buona settimana, aspetterò con ansia una sua risposta.

Lucrezia Rossi”

 

Comments (1)
  1. Riccardo Tosi (reply)

    18 Febbraio 2019 at 13:07

    Grande lezione di stile dalla giovane Lucrezia, nell’esprimere un pensiero totalmente condivisibile (almeno per me) con una pacata fermezza a me sconosciuta. Forse il dna, forse l’accumulo degli anni che mi rende “diversamente giovane”, mi inducono a ribellioni molto più marcate. Di fronte alle ingiustizie, le menzogne, la superficialità, gli abusi, l’intolleranza verso i più sfortunati, il dilettantismo che via via ci governa, quella poca saggezza concessami dall’esperienza svanisce. Lascia il posto ad una indicibile rabbia, ancor più esasperata dal senso di impotenza che mi pervade. Questo non mi esime dall’esternare un caloroso grazie a Lucrezia per avermi, almeno in questa occasione, contagiato coi suoi sereni contenuti.

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