Stiamo per sprofondare nel baratro? La coesione soiale non è più gestibile? Siamo alle soglie di nuove tragedie come quelle novecentesche?

Molti di noi sarebbero propensi a rispondere un gridato SI. Stiamo per farci male sul serio, e non solo noi italiani!

Guardate, però, cari lettori che questo è un trend depressivo non utile e forse addirittura basato su dati fallaci.

Concedetevi una pausa dell’incubo angoscioso che ci pervade pensando al nostro prossimo futuro. Respirate a lungo, magari con il diaframma, disconnettetevi per 8 minuti circa (il tempo della lettura di questo post). Gustatevi in santa pace questa sintesi che Pickett vi offre sull’ultimo volume uscito del bizzarro ma creativo autore americano, tanto amato da Bill Gates: il professor Steven Pinker, 64 anni, titolare della cattedra di psicologia cognitiva all’Università di Harvard.

In due parole, prima di leggere insieme il suo pensiero, smettiamola di cullarci nel nostro pessimismo: bisogna essere, secondo Pinker, dei “seri possibilisti”. Solo così riusciremo, ancora una volta, a superare queste gravi minacce che ci circondano “così com’è sempre avvenuto” , a partire dalle epidemie che hanno sterminato nei secoli intere popolazioni.

Il professor Pinker è un grande ammiratore dell’Illuminismo, il movimento che ha fuso ragione, scienza e umanesimo e ha dato origine al maggior progresso economico, morale e civile mai vissuto dall’umanità. Progresso dimostrato con dati ufficiali e ricerche accademiche. “Per esempio – scrive il professor Pinker nel suo ultimo saggio –  i morti per terremoti, frane, alluvioni, incendi e disastri naturali, apparentemente aumentati, sono in realtà dimezzati nell’ultimo secolo. Gli incidenti stradali e i morti sul lavoro sono diminuiti in modo drastico. La maggioranza della popolazione mondiale non vive più nei paesi a basso livello di sviluppo ma in quelli a medio livello di sviluppo, categoria, questa, ignorata nel dibattito quotidiano, che parla soltanto di paesi ricchi e poveri, offrendo così un’immagine distorta della realtà”.

Per Pinker, i primi nemici della ragione e dell’Illuminismo sono il tribalismo e il populismo: tendenze arcaiche che si formano nei gruppi che Pinker definisce “progressofobici” diffusi in ogni ceto sociale e culturale.

Come già detto, Pinker consiglia un atteggiamento che definisce “serio possibilista”: “Chi pensa che, con un grande sforzo economico e scientifico, si possano superare le grandi minacce attuali così come è avvenuto per quelle precedenti, a partire dalle malattie che hanno sterminato intere popolazioni, compie un esercizio serio dischiudendo degli scenari positivi davanti ai nostri occhi”.

Il cuore del ragionamento del professore americano è però il seguente: non fidiamoci troppo dei media. Della propaganda più o meno infestata sempre da fake news. Torniamo alle fonti. Analizziamo direttamente la realtà senza filtri contaminanti. “Se le ricerche accademiche e, soprattutto, quelle degli enti e agenzie delle Nazioni Unite hanno senso – sostiene Pinker – chi evita di considerarle rimane vittima della tipica distorsione cognitiva derivante dallo sviluppo dei media che hanno trasformato il mondo in un villaggio globale del quale conosciamo ogni brutalità dell’immediato. Le riflessioni del grande studioso della comunicazione Marshall Mc Luhan mostrano come gli eventi attivino l’identificazione empatica e non lascino spazio al ragionamenti analitico, se sganciati da un approfondimento storico generale”.

Pinker riscuote un grande successo non solo in America ma a livello internazionale in quanto le sue tesi risultano più convincenti proprio perché utilizza le ricerche e non i media e quindi evita di essere offuscato nei suoi ragionamenti dagli aspetti emotivi, come dovrebbero essere sempre gli studiosi seri.

 

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