Proprio in questi mesi sta per essere varata la riforma della legge fallimentare.

Si cerca di cambiare filosofia: se sbagli e fallisci e non hai commesso illeciti penali, la nuova norma ti offre l’opportunità di un riscatto, di una rinascita. Si esce dalla logica, molto cattolica, di pena, di gogna, di perdita di dignità per entrare in una dinamica concettuale più vicina alle tradizioni dei paesi di origine protestante.

L’errore viene visto con favore, perché ha una funzione di regolatore del mercato ed è metro di misura del merito”, scrive Francesca Corrado in un libro che analizza proprio il fenomeno del fallimento, non solo imprenditoriale e professionale, ma anche umano e personale.

In questo contesto sociologico e giuridico in fase di grande mutazione, Pickett vi suggerisce la lettura del libro, appena pubblicato da Sperling&Kupfer, scritto proprio da Francesca Corrado e dal titolo provocatorio “Elogio del fallimento”.

Il termine deriva da “fallo” e cioè errore e richiama il concetto di aver violato una regola non conforme alla morale e quindi sanzionabile socialmente.

Entriamo in una grande area già oggetto di numerosissimi studi della psicologia mondiale: quello del sentimento dell’inadeguatezza che dimora spesso nel nostro cuore e nel nostro cervello.

Il non sentirsi adeguati, il soffrire il giudizio degli altri, soprattutto con riferimento alle persone cui teniamo, sono stati d’animo che Pickett crede siano ben conosciuti da ciascuno di noi. Soltanto con una lucida e faticosa analisi di noi stessi riusciamo, a volte, a superare stati d’ansia derivanti proprio da questa sensazione di essere stati deludenti, di aver sbagliato, di aver commesso degli errori evitabili.

Fornire una risposta a queste ansie, a queste angosce, è proprio l’obiettivo di questo libro che, come racconta l’autrice, parte da una esperienza personale: “L’idea di scrivere questo manuale sul fallimento mi è nata dagli eventi negativi del mio percorso personale. Fino al 2014 ero presidente di una start-up innovativa, avevo un contratto di docenza di “Storia del pensiero economico” all’Università di  Modena e Reggio. Vivevo una storia d’amore, avevo un fidanzato, una casa, una famiglia su cui contare. Nel giro di un anno, nel 2015, avevo perso tutto. Tutto era diventato negativo nella mia vita e mi continuato a ripetere quanto fossi stata sfortunata”.

Poi, d’un tratto, la reazione, lo scatto d’orgoglio, la voglia di ricominciare.

Decisi di tornare a casa dei miei genitori e di occuparmi di mio padre malato. L’esperienza mi permise di rimettere a posto le mie priorità e di rivedere le esperienze negative appena vissute in una chiave ben diversa. Così – continua Francesca Corrado – ho deciso di intraprendere una battaglia culturale, condividendo la mia vicenda con altre persone”.

Inizia, per Francesca, un outing su tutti i suoi fallimenti: un’analisi di una situazione psicologica che può capitare a tutti, che è nascosta dietro l’angolo delle nostre vite.

Le cause possono essere molteplici: un insuccesso lavorativo, scolastico, economico, sportivo, sentimentale. Un sogno che non si realizza, la fine di una relazione importante. Immaginiamo spesso, o forse semplicemente sogniamo, che la vita abbia un processo lineare in cui l’incertezza non sia contemplata. In realtà ci accorgiamo presto che la realtà è ben diversa: quando compare l’imprevisto, rispetto alla linea retta auspicata, arriva la paura, la paralisi, il senso di colpa. “Il fallimento ci fa sentire “sbagliati” scrive la Corrado.

Qual è il farmaco per combattere questa terribile sensazione di fallimento?

Bisogna provare a trasformarlo in un viaggio di scoperta di noi stessi, dei nostri limiti e dei nostri talenti. Insomma, utilizzare lo sbaglio per imparare a non commetterlo più; per reinventarsi; per creare qualcosa di nuovo. Il fallimento – sottolinea diverse volte nel suo libro la Corrado –  non è una disfatta senza via d’uscita, ma il punto finale di una serie di errori. Dobbiamo imparare a “alfabetizzarci al rischio” perché senza l’errore non ci sarebbe innovazione e progresso”.

In questa prospettiva è nata l’idea del saggio intitolato “L’elogio del fallimento”.

Attraverso cinque lezioni teoriche, molti esercizi pratici e alcuni esempi provenienti dal mondo aziendale, dallo sport, dall’arte, dalla letteratura e dalla scienza, il volume traccia una metodologia per educarci a una sana cultura del fallimento. Perché questo non sia più vissuto come un marchio indelebile o uno stigma invalidante.

Oggi Francesca Corrado è presidente di Play Res, una start-up no profit che si occupa di ricerca, promozione e formazione attraverso tutte le forme del gioco; è anche l’ideatrice della prima Scuola di Fallimento, nata a Modena nel 2017 e fondata con i soci di Play Res, psicologi e neuroscienziati.

Pickett vi consiglia vivamente la lettura del testo della Corrado, pur non conoscendola personalmente, ma conoscendo tutti i risvolti di una dinamica celebrale e psicologica che vale la pena conoscere meglio. Approfondire in quanto la si può risolvere, conservando una buona qualità della vita, soltanto acquisendone consapevolezza virtuosa.

La grande medicina è comunque e sempre, a nostro avviso, costituita dalla capacità di sorridere. Dal sapersi mettere in discussione, dal saper fare dell’autoironia sui propri difetti o sulle proprie manchevolezze e conseguentemente poter ironizzare sui tanti momenti della nostra quotidianità in cui sbagliamo o non siamo adeguati alle aspettative.

Solo così, e anche grazie al volume della Corrado, potremo tutti mettere le mani nel “fango” di uno stato d’animo delicato, spinoso che comunque rischia di contaminare negativamente le nostre vite.

Buona lettura

 

Comments (1)
  1. Maurizio Baiotti (reply)

    6 Febbraio 2019 at 18:12

    Parlo per sentito dire, ma al di là del fallito, su cui verte questo testo, mi pare che in Italia il fallimento punisca fortemente i creditori, fatto salvo il curatore fallimentare, mi pare di aver capito che in altri paesi le cose vadano in modo differente.

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