Come prevedibile, la cena è stata più mediatica che risolutiva. Ha permesso al Primo Ministro Conte di tenere aperto il microfono con Bruxelles e in particolar modo con Junker, presidente della Commissione Europea.

Per ora … nulla di più!

La procedura di infrazione va avanti con tempi e modalità auspicabilmente improntati al buon senso e non a rigide efficienze  burocratiche.

La domanda però rimane la stessa: e adesso?

Quali sono i prossimi passi tra due controparti che stanno ribadendo con rigorosa fermezza le loro posizioni: l’Unione Europea pretendendo il rispetto delle regole del gioco accettate e sottoscritte dall’Italia; il governo italiano infischiandosene e sostenendo la legittimità “politica”, non giuridica, della sua manovra economica?

Dagli ultimi sondaggi nazionali, Salvini guadagna punti sia in assoluto sia relativamente al suo partner grillino, proprio per la fermezza dimostrata nei confronti dei “ragionieri” di Bruxelles.

Di contro, ormai, siamo riusciti a far realizzare un vero e proprio miracolo politico alla zoppicante Europa: l’abbiamo “compattata”. L’abbiamo, in altre parole, costretta, nonostante le tumultuose differenze tra la visione prospettica di Berlino e Parigi da una parte e di Vienna, Varsavia e Budapest dall’altra, a ritrovare una posizione comune: basta con le estemporanee dichiarazioni italiane! Le norme ci sono e vanno rispettate soprattutto in materia economica. Solidarietà sì ma nel perimetro condiviso; non attraverso forme unilaterali di concessioni di privilegi ad un paese, il nostro, che da più di 20 anni non si preoccupa di intervenire sulla diminuzione di uno stock di debito impressionante, cumulando nuovi deficit senza crescere.

Insomma un disastro! Non siamo mai stati così soli e abbandonati al nostro destino dalla firma dei trattati di Roma istitutivi della Comunità Europea.

Girano parecchie voci sugli scenari futuri possibili nel breve e nel medio termine. Proviamo a riassumerli al di là della loro attendibilità più o meno forte.

Alcuni presupposti oggettivi

Non si può continuare a convivere con uno spread ad una quota superiore ai 300 punti Le previsioni di crescita del nostro paese si stanno riducendo come dimostrato dagli ultimi dati pubblicati dall’Istat.

L’innesco della procedura di infrazione europea potrebbe creare reazioni molto negative sui mercati da parte dei sottoscrittori del nostro debito. In tal caso lo spread schizzerebbe ad oltre 500 punti secondo le previsioni degli analisti.

E’ in corso ormai da mesi non solo una fuga del popolo dei BOT dai titoli di stato, ma una fuga dei capitali italiani all’estero, come negli anni ’70. Bisogna fare qualcosa a breve per invertire questo trend, soprattutto in termini di fiducia.

In queste ore sembrerebbe che il governo stia ammorbidendo la sua rigidità rispetto al contenuto della manovra finanziaria: sembrerebbe che ci sia una certa disponibilità a rivedere le percentuali del deficit previsionale del 2019.

Chiariti tali presupposti, veniamo all’analisi dei possibili scenari che potrebbero delinearsi davanti ai nostri occhi nei prossimi giorni/mesi.

Scenario 1

Il governo italiano riesce a strappare alla Commissione Europea una proroga di 6 mesi senza l’inizio della procedura di infrazione. Dopo le elezioni europee (questo è l’obiettivo di Salvini e di Di Maio), anche alla luce dei risultati ottenuti, si potrà verificare l’effettiva crescita del nostro Pil ed eventualmente intervenire con delle modifiche sulla manovra. In questo modo Conte spera di poter “buttare la palla in avanti” gestendo dal punto di vista dei conti pubblici questi 6 mesi nell’ottica di tranquillizzare i mercati senza conflitti con Bruxelles.

Scenario 2

Il governo italiano decide di rivedere, in riduzione, il deficit previsionale 2019 spostando in avanti l’entrata in vigore sia del reddito di cittadinanza sia della riforma pensionistica denominata “quota 100”. In tal caso, e in funzione del “quantum” di tale riduzione, ci sarebbe la disponibilità da parte di Bruxelles a trovare un accordo attraverso il quale verrebbe sospesa la procedura di infrazione con tutte le conseguenze positive rispetto alla credibilità del nostro paese.

Scenario 3

La situazione precipita, non c’è nessun accordo, la procedura di infrazione va avanti per la sua strada. Le aste dei titoli di stato non riescono a coprire il fabbisogno mensile (ce ne sono molte programmate nel mese di gennaio 2019) ed è necessaria una manovra correttiva. Il governo è costretto ad imporre agli italiani una imposta patrimoniale rilevante in modo tale da dare un segnale di volontà di riduzione del debito. Il grande tema aperto è quello relativo al perimetro di destinazione di tale imposta patrimoniale e soprattutto quello sul chi saranno i destinatari di tale “tosatura”.

Tale decisione politica e normativa ridà credibilità al nostro paese in termini economici ma apre un problema politico colossale per l’attuale maggioranza: l’ennesima “tosatura” degli italiani che pagano le imposte potrebbe avere un fortissimo rimbalzo negativo sugli esiti delle elezioni europee e amministrative programmate per il prossimo maggio 2019. Dunque il governo cercherà fino all’”ultimo secondo” di evitare l’introduzione di tale imposta straordinaria.

Scenario 4

La situazione economica precipita, lo spread schizza oltre i 500 punti, il governo non regge: i due “soci” del Contratto non riescono più a comporre l’ennesimo conflitto interno sul “cosa fare”. Il Governo del Cambiamento cade. Mattarella dà l’incarico ad un tecnico, tipo Carlo Cottarelli, e si apre una difficile negoziazione con Bruxelles per evitare la replica del caso Grecia con la Troika che si insedia a Roma per programmare una drastica politica improntata sul “sudore e sangue”.

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Dopo aver cercato di sintetizzare i possibili scenari aperti di fronte all’attuale situazione politica ed economica del nostro paese, Pickett vi socializza il suo attuale “sentire”: dipenderà da Matteo Salvini il futuro dell’Italia nei prossimi 2 o 3 mesi. Dipenderà infatti dalla sua talentuosa capacità di intercettare lo stomaco degli italiani, il leggere ed interpretare che cosa voglia davvero la maggioranza dei nostri concittadini.

Se si renderà conto che anche un eventuale strappo con la rottura dell’attuale maggioranza dovesse premiarlo in caso di conseguenti e necessarie elezioni anticipate, Salvini potrebbe davvero rimandarci tutti alle elezioni… a breve!

Sarà dunque una valutazione politica certo condizionata dalla situazione economica del paese.

Ma forse è giusto così: chi vincerà la tornata elettorale a quel punto deciderà sia il nostro ruolo in Europa, sia i nostri rapporti con Bruxelles, sia il contenuto di una manovra economica necessaria per rientrare nei parametri accettati e condivisi con gli altri partner europei.

La politica torna a essere dunque centrale nelle scelte strategiche del nostro paese: la finanza e l’economia seguono di conseguenza.

Che ci piaccia o non ci piaccia, questa è la situazione.

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