A causa dell’enorme passo in avanti della tecnologia digitale ed elettronica negli ultimi venti anni, gli ordinamenti giuridici sono stati costretti ad aumentare la produzione normativa inserendo regole spesso sconosciute ai “non addetti” al settore di riferimento. Capita quindi sempre più frequentemente che alcune condotte di natura illecita siano divenute invece una prassi comune.

Nell’immaginario collettivo, quando si parla delle tipiche piccole trasgressioni alla legge quotidiane, si evoca tipicamente la figura dell’automobilista che supera il limite di velocità, oppure quella del giovane che scarica da Internet canzoni e video protetti dal Copyright. Eppure, odiernamente vi sono tante altre occasioni dove, non essendovi un controllo pervasivo da parte delle autorità, l’illecito è divenuto regola.

Un primo esempio è costituito dai droni civili, i quali vengono percepiti come semplici gadget ludici, ma sono invece oggetto di una regolamentazione precisa: in attesa che la normativa europea diventi una realtà, nel nostro ordinamento vige in materia un regolamento stilato dall’ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile), il quale comporta una serie di limiti pervasivi all’utilizzo dei droni. Uno fra tutti il divieto di far volare il drone in zone popolose o al di sopra dei 70 metri. Nell’esperienza comune, basta invece passeggiare in un parco cittadino in una bella giornata di sole per vedere sfrecciare in cielo qualunque tipo di macchinetta volante, peraltro sovente munita di telecamera (ed in tal caso potrebbero insorgere ulteriori problemi in materia di privacy). Il tema non sussiste se il mezzo non ha le specifiche necessarie per rientrare nell’alveo normativo del predetto regolamento. Invece, nel caso in cui lo stesso non dovesse essere catalogato come mero giocattolo, le sanzioni per il suo illecito utilizzo possono essere salatissime.

Un altro errore comune riguarda gli hoverboard, gli skate elettrici ed i monopattini. Non essendo, al momento, normati come “veicoli” dal codice della strada, il loro utilizzo non potrebbe andare aldilà delle aree private. Inutile, a riguardo, qualsiasi parallelismo con la bicicletta: se il mezzo va oltre i 6 km/h ed è dotato di un motore, non può ricomprendersi nell’art. 190 del codice della strada, il quale si riferisce agli “acceleratori di andatura”. Dunque, per l’utilizzo, servirebbe assicurazione, targa, patente e casco. In mancanza, nel caso si incontri per strada un vigile particolarmente diligente, si rischiano più di 1.000 euro di multa.

Un altro vizio diffusissimo è quello degli acquisti online nei paesi in via di sviluppo. Sul tema, emerge quindi il problema della contraffazione e del mancato pagamento dell’IVA. Dopotutto, sulla rete circola qualsiasi oggetto di uso comune, e non è un caso che i prezzi siano molte volte la metà rispetto a quelli dei negozi fisici. In particolar modo, gli acquisti dal mercato asiatico sono in crescita e se, in linea di massima, il bello della globalizzazione (e dell’e-commerce) è proprio quello di riuscire a comprare oggetti che non si riesce a trovare nel negozio dietro l’angolo, nel caso in cui il prezzo fosse troppo basso è giusto, aldilà delle truffe, anch’esse frequenti, porsi il problema circa la provenienza dei prodotti acquistati. In caso contrario si rischia, come minimo, che gli stessi rimangano fermi in dogana, con conseguente perdita del loro valore.

Altre trasgressioni possono riguardare l’utilizzo delle pay TV all’estero, il puntamento delle telecamere, l’utilizzo di applicazioni che individuano i rilevatori di autovelox e molto, molto altro. Nonostante risulti praticamente impossibile prevedere come il legislatore del futuro cercherà di rincorrere l’avanzare impetuoso delle novità in materia di nuove tecnologie, di quanto si è detto si possono trarre alcune conclusioni.

La prima si sostanzia nell’avvertenza che è bene premunirsi se non si ha voglia di correre il rischio di ricevere sgradite sorprese, molto spesso onerose per il portafoglio.

La seconda, di natura civica, passa dall’affermazione che il buon uso di un qualunque mezzo/gadget non può realmente prescindere dalle regole che la comunità si è imposta o è sul procinto di imporsi. Infatti, per quanto irritanti e sovente ingiustificatamente severe, proprio dette regole impediscono un uso dannoso e pericoloso dei gadget. In rapporto a quanto detto, si pensi ad un mondo di hoverboard che tagliano la strada nei marciapiedi, di droni che spiano nei cieli o di un’economia instabile per colpa dell’acquisto, in massa, di prodotti contraffatti.

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