Dopo le tenebre del Rapporto del Censis, un po’ di luce. Ne abbiamo tutti bisogno. Senza illuderci troppo proviamo a leggere e decodificare alcuni risultati di ricerche di  mercato realizzate negli ultimi tempi sia negli Stati Uniti sia in Europa e che interessano direttamente il nostro tanto bistrattato Paese.

L’Italia continua ad essere considerata, dal punto di vista turistico, una delle principali “Dream Destination”. La ricerca curata dalla società Ipsos per conto di Enit, la nostra agenzia pubblica che si occupa di promozione dell’immagine dell’Italia nel mondo, evidenzia un quadro estremamente positivo: l’Italia è la meta più sognata dagli stranieri. Alla domanda dove andresti in vacanza? il 37% degli intervistati ha indicato l’Italia (il 32% gli Stati Uniti, il 31% l’Australia). Un primato che dovrebbe farci riflettere in quanto di tale consenso noi riusciamo a catturarne, in termini di incoming reale, soltanto una minima parte.

Che continuiamo ad essere comunque il Bel Paese lo conferma anche uno studio predisposto dal Istituto Italiano della Cultura di Los Angeles. Il report mette in luce i seguenti punti relativi al sentiment degli americani verso l’Italia. (i) l’Italia è la prima destinazione europea per turisti provenienti dagli Stati Uniti; (ii) l’Italia è la seconda meta, dopo la Gran Bretagna, per gli studenti americani; (iii) nell’ultimo anno il numero dei voli in arrivo dall’America è quasi aumentato del 20%; (iv) la considerazione sull’importanza della lingua italiana all’estero continua a crescere in maniera stupefacente. Negli Stati Uniti gli studenti delle università americane che scelgono corsi in italiano sono passati negli ultimi 20 anni da 50.000 ad oltre 71.000. L’italiano è al quarto posto tra le lingue moderne insegnate nelle università statunitensi.

La classifica dei musei più conosciuti ed apprezzati dagli stranieri, sempre in base alla ricerca Ipsos già citata, è la seguente: al primo posto c’è la Torre di Pisa con 500.000 visitatori, seguita dal Colosseo con circa 6.400.000 presenze. Al terzo posto i Musei Vaticani con oltre 6.000.000 di presenze. Al quarto Pompei con 3.200.000 visitatori. Al quinto, con un’indicazione quasi identica, il Cenacolo di Leonardo (circa 400.000 visitatori annui) e la Basilica di S. Marco a Venezia con 3.600.000 visitatori. Dobbiamo tenere in conto che l’indagine Ipsos chiedeva agli intervistati quale fosse il museo o il luogo comunque museale italiano più conosciuto e/o più apprezzato: per questo  motivo l’indicazione dei siti non corrisponde sempre al numero di visitatori registrati.

Un quadro dunque estremamente favorevole che dimostra che il Bel Paese è tutt’altro che in declino, almeno nell’immaginario degli stranieri che continuano ad amarci e a voler venire a “trovarci”. “L’Italia è la meta turistica più desiderata al mondo – ha dichiarato di recente il Ministro Dario Franceschini – chi viene da noi vuole vivere un’autentica esperienza in cui cultura, cibo, stile e bellezza rappresentano un tutt’uno. Nei prossimi anni il turismo – ha proseguito il Ministro – crescerà a tassi percentuali elevati. La sfida è governare questa crescita valorizzando e salvaguardando il patrimonio diffuso in tutto il Paese”.

La sfida è dunque quella di consolidare e valorizzare tale immagine dell’Italia nel mondo ancora di più. Con un vero sforzo di sistema che abbatta o comunque argini i particolarismi dei singoli territori e punti decisamente alla costruzione di prodotti turistico-culturali che riguardino tutto il nostro unico e apprezzato “museo all’aperto” dalle Alpi fino alla Sicilia.

Bisogna pensare ad un lavoro realizzato da tutti i responsabili delle singole Regioni italiane e finalizzato a realizzare un unico e straordinario catalogo di prodotti turistici che valorizzi le peculiarità dei singoli territori in una chiave però di vendita di tutto il catalogo e non di singoli titoli.

Un esempio vissuto in diretta da Pickett proprio di recente, riguarda il progetto di ricostruire e valorizzare il percorso della Via Francigena, un percorso storico con valenze religiose, culturali, artistiche ed enogastronomiche. Un prodotto che potrebbe competere tranquillamente, vincendo la sfida, con il più famoso Camino di Santiago, il benchmark mondiale di questo settore di viaggi particolari che ha ormai raggiunto oltre un milione di visitatori annui. C’è voluto tutto l’impegno, l’autorevolezza e la visione del nostro ex Ministro del Turismo e dei Beni Culturali, Francesco Rutelli, per riuscire finalmente ad inaugurare l’ultimo tratto della Via Francigena, quello che collega i territori a nord di Roma e che permette ai turisti-pellegrini di raggiungere direttamente Piazza S.Pietro provenendo da Fornello, nell’alto Lazio. Perché tante difficoltà? Perché ogni singolo sindaco di ogni comune, attraversato dall’antico percorso dei pellegrini medioevali, ha capito soltanto da pochi anni l’importanza di poter partecipare ad un progetto con altri colleghi di altri territori per dar vita ad un prodotto turistico unico e fruibile con continuità da parte degli appassionati. Ricostruire le atmosfere e le difficoltà di un percorso a piedi per centinaia di chilometri nella straordinaria bellezza del nostro Centro Italia, percepire l’entità della ricaduta economica prodotta dai flussi di turisti che attraversano tale territorio, sono stati traguardi difficili da raggiungere ma possibili e forieri di implementazione. L’esempio citato dimostra che per superare le chiusure e miopie locali sono necessarie visione, curiosità, determinazione e un “innescatore” dotato di autorevolezza personale e professionalità. Pickett ha partecipato proprio alla tre giorni organizzata dalle varie associazioni che stanno gestendo la valorizzazione e commercializzazione di questo tratto della Via Francigena e ha potuto direttamente constatare quante iniziative dell’indotto turistico possano nascere grazie alla costruzione di prodotti turistici di questo genere. Proprio sulla scorta dell’esperienza positiva del Camino di Santiago (che pur nella sua bellezza attraversa territori molto meno affascinanti e suggestivi dei nostri) sono stati riaperti degli alberghi, lanciati nuovi ristoranti, creati posti di lavoro recuperando vecchi mestieri legati alle tradizioni locali.

Una piacevole sorpresa dunque, da replicare!

Analogo ragionamento vale anche per l’ideazione e realizzazione di prodotti turistici collegati alla nostra storia patria. I cosiddetti “Percorsi della Memoria”. Il centenario della Prima Guerra Mondiale ha fatto da “rompighiaccio” contro un immobilismo incomprensibile. Sui nostri confini orientali, sull’esempio di cosa avevano realizzato le autorità slovene nella Valle del Isonzo, quella valle protagonista della funesta battagli di Caporetto (oggi Kobarid) nell’ottobre del 1917, si è finalmente dato il via a progettualità mirate alla conservazione e valorizzazione, anche turistica, dei luoghi dove si svolsero tutti gli eventi militari più importanti di quel quadriennio di guerra. Anche in Veneto, Trentino e Friuli Venezia Giulia, si incomincia ad acquisire e consolidare una consapevolezza culturale e strategica, da parte degli enti pubblici locali e dei privati appassionati di questo genere, dell’importanza di costruire prodotti turistici con modalità divulgative e partecipative moderne e tecnologicamente innovative, per raccontare la storia che ha attraversato drammaticamente quei territori.

Pickett sono anni che si batte, con scarsissimi risultati per la verità, perché sia lanciato un grande progetto nazionale che, sfruttando al meglio gli esistenti fondi europei, preveda l’ideazione e realizzazione di prodotti storico-turistici mirati a portare un nuovo tipo di incoming turistico, soprattutto straniero, in zone dello stivale depresse e/o comunque poco conosciute al grande pubblico.

Pensate, ad esempio, se ci fossero a catalogo prodotti denominati: (i) “La spedizione dei Mille”. Un viaggio con guide e annessi e connessi di merchandising, da Marsala a Napoli, lungo il cammino delle Camicie Rosse di Giuseppe Garibaldi; (ii) ”Lo sbarco alleato del 10 luglio 1943”.  Un viaggio da Siracusa fino a Roma con la visita ai luoghi dove si svolsero i combattimenti tra gli alleati e gli italiani e i tedeschi, dal luglio ’43 al giugno ’44; (iii) “La linea gotica”. Un percorso da Massa e Carrara fino a Rimini lungo gli Appennini mirato a rivisitare i luoghi dell’ultima, strenua difesa italo-tedesca contro americani ed inglesi, dal settembre ’44 all’aprile ’45.

E si potrebbe proseguire con un lungo elenco di altre possibilità che vanno dalle guerre risorgimentali (che hanno interessato Piemonte, Lombardia e Veneto), alle invasioni napoleoniche, dalla discesa in Italia dalle Alpe aostane fino alla Puglia di Annibale, alle occupazioni arabe o normanne del nostro sud.

Prodotti storico-turistici che l’esperienza concreta maturata dai paesi anglosassoni (la visita ai siti della Guerra di Indipendenza americana o della Guerra Civile Americana) o dalla FRANCIA (le spiagge dello sbarco in Normandia o il territorio intorno a Verdun con la visita alla mitica Linea Maginot), ci dimostra essere vincenti sia in termini identitari per il paese dove si sono svolti sia per ragioni economiche, sociali ed occupazionali.

Insomma, una grande opportunità strategica che, per ora, cozza contro i campanilismi locali ma che potrebbe diventare domani una grande rivoluzione di metodo per la valorizzazione dei nostri asset storici, artistici, culturali e, perché no, enogastronomici. Proprio tutti quegli aspetti che gli stranieri amano e vogliono conoscere e vivere in diretta venendo nel nostro Paese.

E allora smentiamo l’ultimo Rapporto del Censis; tiriamoci su le maniche, seguiamo l’esempio Rutelli-Via Francigena e iniziamo da zero una politica pluriennale di valorizzazione concreta di questa straordinaria opportunità che ci è stata “regalata” di vivere in un territorio con un eco-sistema, anche climatico, unico e ideale, con una storia, una cultura e tante diverse tradizioni enogastronomiche e non solo, soltanto da sistematizzare, dotare di infrastrutture, anche alberghiere, adeguate ed efficienti e lanciare, in una grande campagna di  marketing nel mondo, un catalogo unico intitolato “Beauty of Italy” come conoscerla, visitarla ed apprezzarla.

Sulle colonne del Giornale proprio nei giorni scorsi Paolo Guzzanti scriveva: “L’Italia intera è seduta sul giacimento della sua fortuna e non lo sa, trattandosi del noto – a chiacchiere – patrimonio artistico e scientifico in tutte le forme conosciute più alte, dalla pittura alla fisica nucleare. Ma l’Italia non ha la più pallida idea di quanto una rivoluzione della cultura – e non soltanto delle colonne cadute e degli orari dei musei – potrebbe restituire in ricchezza, posti di lavoro, ulteriore cultura, tenore di vita …Il giacimento è pronto da tempo: richiede solo tecnologia, invenzione, meritocrazia, cinema, elettronica, strade, visioni, mondi virtuali. Il giacimento di Roma, in particolare, è una necropoli a cielo aperto abitata dai suoi fantasmi. Una tale rivoluzione non è roba per la sinistra conservatrice, ma per inventori e investitori di grandi start-up che agiscano liberi in un clima di follia liberale”.

Non perdiamo anche questo treno! Dipende solo da noi

Comments (1)
  1. Luca (reply)

    29 Dicembre 2017 at 18:11

    Caro Pickett,
    condivido quasi sempre, per non dire sempre (il nostro narcisismo potrebbe esserci letale), le tue affermazioni.
    Ti ringrazio di aver voglia di prendere carta e penna (ops…) e di esprimere i tuoi pensieri frutto di una fervida mente.
    In un mondo così banale, è veramente importante, ed è da queste basi che dobbiamo provare a ripartire per tornare a livelli adeguati.
    Alle prossime elezioni, qualunque esse siano, voterò Pickett.
    Magari non sarà un voto sprecato.
    A presto

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