I nostri creditori iniziano a stufarsi. L’incertezza non paga. Se basata sull’incompetenza e velleitarismo, preoccupa. Se si trascina nel tempo, accompagnata da una buona dose di propaganda distrattiva, atterrisce.

Pickett teme che siamo arrivati al capolinea.

La formale pausa ferragostiana sospende il problema. Ma solo psicologicamente. Il mercato finanziario non va in ferie. Anzi, la storia ci insegna, che approfitta delle ferie della gente comune per assestare i suoi colpi, spesso cinici e speculativi. Ma, mai, immotivati. Se il debitore “tentenna, dice una cosa al mattino e il suo opposto la sera” meglio lasciarlo nella sua palude di dichiarazioni e non decisioni.

Alle scadenze delle varie emissioni dei nostri titoli di Stato, i creditori stranieri non rinnoveranno, come già accaduto lo scorso mese, la sottoscrizione e il governo italiano dovrà alzare i tassi di interesse per essere più “affascinante” e per riuscire a trovare nuovi sottoscrittori.

Invece di fare le annunciate riforme “storiche”, rischiamo di trovarci, tra qualche giorno, non tra qualche mese, con lo spread che rimbalza e con un costo del denaro al servizio del debito che sale in proiezione allarmante. La bufera perfetta insomma!

E sappiamo già, anche, cosa griderà la propaganda grillino-leghista: la speculazione internazionale, i poteri forti, contrari alla svolta politica italiana, minano la rivoluzione in atto. La nuova Italia populista. Ci mancherà solo l’ipotesi del complotto Pluto-massonico-giudaico, poi il quadro sarà perfetto.

Salvo che… Il film lo abbiamo già visto. Sappiamo come va a finire. Saranno i “cattivi” di Bruxelles, della BCE o, come ha già detto pubblicamente il leader ungherese Viktor Orban, il finanziere George Soros e la sua cricca di banche d’affari internazionali, ad aver affossato la speranza del “nuovo”. Il sogno di un laboratorio di una nuova classe politica, sempre in diretta, finalmente senza intermediazioni, con i cittadini. Con i loro interessi, i loro bisogni, le loro aspettative. Magari con un veicolo mediatico, la Rete, “leggermente” manipolato ma sempre … diretto, immediato, senza intermediazioni contaminanti. Vero, insomma! Alesina e Giavazzi, due esponenti di quella Élite che “vuole bloccare” l’innovazione grillino-leghista, hanno, in queste ore, lanciato un nuovo grido di allarme sui nostri conti pubblici, sulla imbarazzante incertezza decisionale dell’attuale governo Conte. Aggiungendoci, però, una riflessione-provocazione finale suggestiva. Da far tremare i polsi. Ma da non archiviare come una battuta.

Il costo delle riforme deve essere quantificato e come finanziarle deve essere spiegato, con ipotesi verificabili – hanno scritto i due professori della Bocconi sul Corriere della Sera in questi giorni – é questo che i mercati si aspettano. È questo che è dovuto ai cittadini. A meno che non ci sia qualcuno, nella Lega o nei Cinque Stelle, che, in realtà, pensi che un incidente sui mercati sia addirittura auspicabile. Una crisi finanziaria che prosciughi i flussi di credito verso l’Italia potrebbe essere il primo passo verso i controlli sui movimenti di capitale e la nazionalizzazione delle banche per obbligare i cittadini a finanziare il debito pubblico, un passo che renderebbe inevitabile l’uscita dall’euro. Naturalmente negando di averlo voluto e accusando gli speculatori, la BCE, la Commissione e, perché no, magari anche George Soros.”

 

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