In un recente articolo, con intervista all’autore, apparso sul Corriere della Sera si parla di un libro che sta per uscire in Italia dal titolo “La Piazza e la Torre”.

L’autore è Nial Ferguson, storico britannico conservatore, feroce critico di Barack Obama e sostenitore alle presidenziali di MacCain nel 2008 e di Romney nel 2012.

Oggetto del libro è la rilettura della storia degli ultimi 600 anni alla luce dell’alternanza tra ere dominate dalle gerarchie del potere temporale e periodi nei quali è prevalsa invece la forza delle reti sociali che, secondo l’autore, “sono le strutture naturali che gli esseri umani hanno sempre creato, ben prima di Internet”.

A titolo di esempio reti sociali sono state le società segrete bavaresi, gli Illuminati, le organizzazioni massoniche, gli accademici marxisti di Cambrige, che si misero al servizio dell’Urss, sino all’Isis stessa.

Ma, secondo Ferguson, i momenti chiave in cui le gerarchie hanno ceduto il passo alle reti sociali sono due, entrambi legati alla comunicazione: l’invenzione della stampa da parte di Gutemberg e Internet.

Il primo momento chiave, l’invenzione della stampa, ha conseguenze durature per diversi secoli che si dispiegano con la riforma luterana, la rivoluzione scientifica, l’Illuminismo, le rivoluzioni americana e francese e che si basano sulla stessa matrice e cioè reti ed idee trasmesse con le parole stampate.

Con la fine del Settecento il pendolo comincia a muoversi nella direzione opposta: rinascono i poteri centrali e le gerarchie temporali tornano a prendere il sopravvento. Una tendenza alla centralizzazione iniziata con Napoleone ed il Congresso di Vienna durata per tutto l’Ottocento e buona parte del Novecento, guerre mondiali incluse; una centralizzazione favorita da rivoluzioni tecnologiche facilmente controllabili dal centro quali il telegrafo, la ferrovia, le navi a vapore, la radio.

Il secondo momento chiave è costituito da Internet, quando, con la nascita dell’era digitale, risorge il ruolo guida delle reti, dopo quasi due secoli di dominazione delle gerarchie.

L’autore si pone il tema se sia possibile ipotizzare una ulteriore controrivoluzione e ritiene, ravvisando in Trump un mero autoritarismo velleitario, che ciò possa avvenire in Cina, ove le grandi piattaforme tecnologiche sono ormai diventate agenzie di Stato: le reti risucchiate dala gerarchia, con conseguente fortissimo livello di controllo sui cittadini che non ha precedenti nella storia moderna. D’altro canto, ritiene Ferguson, i cinesi prima o poi chiederanno il rispetto della legalità, la rappresentanza politica, la responsabilità amministrativa, come avvenne in Europa nel XIX secolo ed allora per la Cina sarà più difficile andare avanti con il partito unico ed imporre la sua gerarchia.

Venendo ad esaminare la società americana, che per il 45% riceve informazioni politiche da Facebook, secondo Ferguson servono regole certe ed occorre eliminare i privilegi concessi a metà degli anni Novanta alle imprese digitali, che continuano a non essere responsabili, a differenza degli editori tradizionali, dei contenuti messi in rete.

Io sono appassionato di Storia, ma devo ammettere che la tesi esposta dall’autore offre, in modo molto chiaro e condivisibile, una lettura particolare ed in parte nuova, almeno per me, dell’evoluzione del mondo in cui viviamo. Trovo, tra l’altro, molto interessante questa capacità di captare i momenti chiave dell’evoluzione sociale ed individuare analogie in eventi distanti secoli tra di loro.
Troppo spesso siamo ancorati al quotidiano e perdiamo di vista la prospettiva storica che, invece, ci può essere di grande insegnamento.
Ho sempre pensato che i progressi tecnologici incidessero nell’evoluzione della società; ma le parole di Ferguson mi hanno fatto capire quanto e come profondamente detti progressi modificano radicalmente la società e la vita di ogni uomo.
Una considerazione che va ad unirsi e a complicare il vecchio tema del rapporto tra progresso tecnologico ed etica.

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