Nei momenti di confusione bisogna avere la forza di fermarsi e zittirsi. Riflettere. Ascoltare gli umori e le opinioni degli altri. Ci sembra l’unica ricetta per capire cosa stia succedendo.

Cosa ci stia capitando intorno. Come mai siamo rimasti sorpresi da un certo evento. L’ultimo esempio per noi italiani è costituito dai risultati delle elezioni di domenica 4 marzo. Bisogna avere la pazienza, la curiosità e la voglia di investigare sulle motivazioni che hanno spinto molte persone a votare in modo diverso da come noi pensavamo. Riuscire ad entrare nei loro circuiti celebrali, nelle loro passioni, nei loro obiettivi-sogni. Non per condividerle ma per comprenderle. Non per imparare e, magari, salire poi sul carro dei vincitori … ma per conoscere meglio cosa ci sta intorno e davanti e affrontarlo in modo costruttivo, con la conoscenza non con i pregiudizi, a volte snobbistici, di pensare che “gli altri” che “non la pensano come noi” siano cretini, inadeguati, velleitari. Solo in questo modo, andando oltre i facili e pigri slogan, potremo capire meglio la realtà e, se non ci piace, lavorare per migliorarla, per diventare protagonisti di proposte alternative per il nostro stare insieme.

Perché questo lungo incipit di metodo? Perché Pickett è reduce dalla lettura di alcuni scritti e di alcune interviste rilasciate da Steve Bannon, il guru, poi “rottamato”, della clamorosa vittoria di Donald Trump nel 2016. Non “profeta in patria”, il 66enne leader del movimento universale dei Nazionalista-Populisti è in giro per l’Europa a studiare le vittorie o comunque i programmai dei suoi pupilli. Come appunto di Maio e Salvini. In queste settimane ha piantato le tende in Italia per il nostro appuntamento elettorale e in quest’ultimo week end in Francia per la rifondazione del Partito Front National di Marine Le Pen, organizzato a Lille in occasione del XVI Congresso del Partito.

Vi socializziamo, per entrare nel “pensiero” di Bannon, una serie di fotografie del teorema populista-sovranista dello spin-doctor americano, che, nella loro lucida secchezza, stimolano parecchie riflessioni. Certo un dato emerge subito lampante: alla complessità estrema del mondo attuale, Bannon contrappone una lettura semplice, diretta, comprensibile a chiunque, non solo agli addetti ai lavori della politica. Entra nello stomaco della gente e ne coglie le essenzialità primarie.

Non fermiamoci dunque ai giudizi superficiali e faciloni: “E’ un matto”; “Una sventura”; “Speriamo lo caccino presto come ha fatto Trump”. Leggiamolo con attenzione e meditiamoci sopra. Perché ci piaccia o non ci piaccia, tra le bizzarrie del suo vocabolario politico rude e fastidioso, galleggiano delle verità non occultabili. Abbiamo pertanto cercato di sistematizzare il pensiero di Bannon per argomenti alla luce delle sue dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni sia alla stampa italiana sia alla stampa francese.

Il “cuore” del Bannon pensiero

Al centro di tutto c’è il nazional-populismo, quello che ha permesso a Trump di battere Hillary Clinton quasi due anni orsono. L’obiettivo è portare al centro della strategia gli individui, il ceto medio, il privato del lavoro e del benessere su due fattori convergenti, (i) il libero commercio e (ii) i migranti. Bannon equipara i lavoratori a delle vittime a cui il commercio globale toglie ricchezza e speranze e i migranti strappano i pochi lavori rimasti. Li fa diventare dei disperati che allora non possono fare altro che votare per la protesta … a prescindere! È quanto è accaduto in Gran Bretagna, in Francia, in Germania e proprio il 4 marzo in Italia.

Bannon e l’Italia

Il “pensatore” americano individua nel nostro paese, udite, udite, “il cuore della rivoluzione” perché abbiamo ben due partiti che rappresentano le schiere dei “disagiati”: i 5 Stelle e la Lega. “Il mio sogno è di vederli governare insieme – ha spiegato Bannon al direttore de La Stampa Maurizio Molinari che lo ha intervistato a Milano nei giorni scorsi – sono espressioni diverse dello stesso fenomeno e superano, insieme ad altre formazioni minori, la metà dei votanti”.

Bannon preferisce Salvini a Di Maio

Perché il leader della Lega rappresenta il Nord ovvero ¾ del Pil nazionale mentre il leader 5 Stelle propone il reddito di cittadinanza, una versione dell’economia sussidiata, che manderà in fallimento le casse pubbliche in meno di due anni”. Sempre secondo Bannon Di Maio si sposterà sempre più a sinistra e cercherà fino all’ultimo una intesa con il PD, senza Renzi: Salvini invece “Sta con il popolo, ha un cuore, essendo stato comunista e pensa solo a combattere libero commercio e migranti”.

Gli scenari italiani a breve

Bannon ha le idee chiare e le snocciola con metodo quasi provocatorio “Se Salvini governerà con i 5 Stelle sarà lui la forza trainante; se Salvini resterà all’opposizione potrà rivendicare il merito di aver sconfitto i corrotti come Berlusconi; se vi sarà un governo di unità nazionale sarà sempre Salvini ad imporre gli obiettivi che stanno a cuore al ceto medio”. Quindi nel futuro d’Italia c’è la Lega che porterà via voti ai 5 Stelle, anche al sud, proprio grazie alle posizioni rigide sui migranti. “L’Italia diventerà la nazione trainante del nazional populismo in Europa – proclama Bannon suscitando ovviamente un delirio di consensi nei suoi seguaci italiani – voi siete più creativi dei britannici, francesi e tedeschi: siete una nazione abituata a produrre grandi cambiamenti. Qui abbiamo (ndr: Bannon usa il plurale!) vinto perché i leader non erano squalificati con il grande pubblico come avvenuto a Marine Le Pen in Francia.

Bannon e l’Europa

L’Unione Europea sta già implodendo e l’Italia ve lo ripeto potrebbe rivelarsi determinante nel colpo finale”

Bannon e gli Stati Uniti

Nelle elezioni di MidTerm (quelle che si svolgono a metà del mandato presidenziale) per il rinnovo parziale del congresso di Washington, i nazional populisti si batteranno contro il movimento denominato Team Up. “E’ uno scontro fra due rivoluzioni: (i) noi vogliamo aggredire le sovrastrutture dei governi e restituire gli stati ai cittadini; (ii) loro vogliono aggredire il patriarcato e vogliono famiglie senza figli”.

Bannon e il prossimo Presidente degli Stati Uniti

Nel 2020 Oprah Winfrey potrebbe candidarsi con i democratici e sono certo che lei batterebbe Trump perché la politica diventerà sempre più spettacolo seguendo l’esempio di Berlusconi”.

Bannon e la Russia

Conosco bene i russi, li ho combattuti durante la Guerra Fredda quando ero un ufficiale di marina impiegato in un sottomarino nucleare. Più tardi, dalle scrivanie del Pentagono, ho assistito allo smantellamento del loro arsenale. Mosca ha un PIL inferiore all’Italia e allo stato di New York: i suoi giovani fuggono all’estero più delle sue modelle. La Russia non è in condizione di minacciarci mentre continua ad essere un nostro alleato naturale, anche se qualcuno sembra non capirlo”.

Bannon e i nuovi scenari internazionali

“La Russia è bianca e anti-islamica. Appartiene al nostro mondo euro americano che deve invece guardarsi dai veri nemici che sono Cina, Iran e Turchia. La tanto propagandata nuova “Via della Seta” di Xy Jinping unisce queste tre nazioni frutto di civiltà antiche e combattive tutte estranee alla cultura giudeo-cristiana. Non ha senso preoccuparci della Crimea invasa dai russi perché i veri nemici sono a Pechino, Teheran e Ankara e ci stanno aggredendo nel Mar della Cina, nel Golfo e nel Mediterraneo”.

Bannon e il programma “delle cose da fare”

Bisognerà spendere di più per la difesa dell’Europa perché l’America non combatterà più per la vostra libertà e oggi è consapevole di spendere in armamenti molto di più dei suoi alleati in Europa ed Asia. Trump vuole porre fine a questo trend che non condivide. In più alimenterà le guerre commerciali, stufo di dover subire l’imperialismo economico dei cinesi”. Le politiche economiche dei governi europei dovranno privilegiare incentivazioni a favore dei cittadini e della loro qualità della vita, garantendogli sicurezza (ecco qui di nuovo il tema di come arginare le invasioni dei migranti) e speranza per il futuro. Con quali risorse? Bannon preferisce svicolare.

In cerca di una clamorosa rivincita dopo la sua defenestrazione da parte di Trump, Bannon sta seminando le pillole del suo pensiero in tutte le assisi europee dove sta fermentando il malessere contro le classi dirigenti. Come detto domenica era a Lille, al XVI congresso del Fronte Nazionale di Marine Le Pen, uscita malconcia dalle ultime elezioni. Sul palco del congresso Bannon è stato applaudito ripetute volte da un pubblico entusiasta dei suoi concetti semplici, forti e facili da comprendere. “Secondo Marine Le Pen non si può più guardare la politica moderna secondo la tradizionale divisione destra- sinistra – ha gridato Bannon a Lille, accolto quasi come un eroe, come ha scritto l’inviato del Corriere della Sera, Stefano  Montefiori – lo abbiamo visto questa settimana in Italia: 2/3 della popolazione ha votato contro l’establishment. E a Washington il nostro “amato presidente Trump” comincia a indicare la porta ai globalists (i sostenitori della società aperta)”. Siamo insomma di fronte ad una rivoluzione che investe tutti e di cui Bannon si candida a essere l’ideologo. “Lo abbiamo invitato qui – ha detto Marine Le Pen in chiusura del congresso – perché, sulla scorta dell’esempio italiano, ci insegna a vincere anche a noi sovranisti francesi”.

Ciascuno di noi potrà leggere il Bannon pensiero in maniera diversa: lo si potrebbe considerare un bizzarro uomo politico venuto dal niente come un pericoloso “cattivo maestro” da arginare. In ogni caso non sottovalutiamone il teorema e soprattutto non sottostimiamo la sua capacità di lettura e di intercettamento dello stomaco di chi non ce la fa più a coniugare il pranzo con la cena e quindi, pur di uscire da questo incubo di sopravvivenza, si lascia affascinare dal primo affabulatore che gli ridà speranza.

L’unico modo per reagire in maniera costruttiva riteniamo sia quello di rimettere al centro dei nostri programmi il Pensiero di come ci piacerebbe fosse la società e di quali sarebbero le migliori regole del gioco per instaurare o riaffermare una convivenza pacifica, democratica e solidale, in un mondo indubbiamente molto più complesso rispetto soltanto a quello di vent’anni fa.

Una sfida non banale che però è l’unica che ci potrebbe permettere di non far prevalere le affascinanti scorciatoie proposte da Bannon.

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