Finalmente il tema si sposta nelle imprese, nel mondo del lavoro, nella produttività. Dopo che tutti avevamo guardato “nel giardino del vicino” imputandogli stoltezza, maleducazione, compulsionismo da device… senza alcun risultato, adesso sono gli imprenditori che si fanno carico del problema, allarmati sulle conseguenze in tema di produttività. Non per altruismo civico dunque ma per egoismo aziendale: l’uso dei cellulari è nocivo alla qualità del lavoro, alla produttività. Distrae e deve essere vietato.

Alcuni dati del fenomeno ci possono aiutare a capire la sua allarmante diffusione.

  • 6 ore e 8 minuti è il tempo speso in media al giorno dagli italiani su ogni dispositivo.
  • Gli utenti di social network in Italia sono 34 milioni.
  • Un’ora e 53 minuti è la media del tempo speso ogni giorno dagli italiani sul social network.
  • 180 secondi è il tempo che passa tra una interruzione e l’altra dovuta al telefono.
  • Sono circa 2 ore quelle necessarie per recuperare il tempo perso tra notifiche, gruppi Whatsapp, email.
  • 24 sono i minuti che impieghiamo per tornare proficuamente al lavoro una volta interrotti da una notifica.
  • Sono addirittura 9 su 10 le persone che soffrono da “sindrome della vibrazione fantasma”.
  • 20 cm è la distanza massima che riusciamo a mettere tra noi e lo smartphone.
  • 1 italiano su 3 controlla Whatsapp 12 volte all’ora… praticamente una volta ogni 5 minuti!

Tutto ciò crea disattenzione, errori, inconvenienti sul posto di lavoro.

Sempre di più le imprese chiedono ai consulenti la redazione di Regolamenti stringenti sull’uso del cellulare durante le ore di ufficio o di fabbrica. Non solo più provvedimenti basati sul buon senso contro quelle distrazioni che possono causare incidenti gravi o come quei divieti imposti come nel caso della Circolare del 2017 firmata dalla allora Ministra della Salute Lorenzin per vietare i selfie in sala operatoria a tutela della privacy dei pazienti e anche dal rischio di incidenti. Sono misure ormai indispensabili per arginare e disciplinare l’uso dei social e la distrazione; per evitare che il seguire una chat su Whatsapp diventi più importante della mansione in cui siamo impegnati.

La richiesta di avere Regolamenti interni – ha spiegato a Repubblica Rosario De Luca, Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro – con clausole specifiche sull’uso del telefono è aumentata perché sono aumentati a dismisura i casi di distrazione e di errori. Stiamo lavorando quindi su soluzioni basate sul contingentamento dell’orario di utilizzo dei cellulari o a un divieto vero e proprio quando il loro uso può determinare rischi per i lavoratori, l’ambiente di lavoro, il ciclo produttivo, la sicurezza in generale.

I dipendenti, da parte loro, lamentano spesso che non si è soltanto lavoratori ma anche figli, padri e madri e il cellulare è indispensabile per essere sempre raggiungibili quando succede qualche emergenza.

Perché si è arrivati a questa situazione, a dover vietare lo smartphone in ufficio? Lo spiega Ilaria Sannazzaro, responsabile dell’ufficio stampa di una multi utility del Comune di Valenza: “Siamo stati costretti: molti nostri dipendenti che giocavano con il loro smartphone adducevano sempre come scusa di essere collegati con dei familiari che avevano dei problemi. Siamo dovuti intervenire perché si sentivano anche conversazioni inappropriate, soprattutto in un luogo di lavoro.

Pickett da tempo ha lanciato diversi post su questa tematica. Ormai emerge per grandi e bambini la necessità, sentita o imposta, di una educazione digitale che ci insegni il Come, il Quando e il Dove possiamo usare liberamente i nostri cellulari. Ma anche dove… non possiamo! Prima di tutto in auto, mentre siamo alla guida. La contabilità degli incidenti e dei morti per distrazione conseguente all’uso di cellulari, al volante, è drammatica e sfiora ormai le centinaia di vittime ogni anno.

Dobbiamo arrenderci, nel nostro interesse egoistico: assumere la consapevolezza della sua pericolosità per la nostra salute (proprio in queste ore sono riemerse nella Rete notizie circa degli studi che attesterebbero la nocività degli smartphone per il nostro equilibrio psicologico) e per la sicurezza nostra e degli altri. Senza contare poi il riacquisto della piacevolezza di una relazione con gli altri umani più diretta, spontanea, fisica.

Dobbiamo, insomma, tornare ad una abitudine tipica del vecchio Far West, del Saloon dove, prima di entrare a consumare, bisognava lasciare la pistola in un cestino all’ingresso per poi riprenderla all’uscita. Con i cellulari dovremmo fare lo stesso. Non sono dei compagni di vita indispensabili, delle protesi del corpo umano. Sono una tecnologia utile, arricchente se usata in modo appropriato, non compulsivo, transitoriamente e con ragionevolezza.

Belle parole… adesso ci vogliono i comportamenti coerenti.

Meditiamo gente… meditiamo.

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