Pickett ha ricevuto un pregevole contributo dal lettore Angelo Laselli di Milano che pubblichiamo qui di seguito come spunto di riflessione per individuare strumenti che possano aiutare le nostre PMI a rimanere competitive e a rilanciare il paese.

Crisi economica italiana, ipotesi di soluzione per più produttività e fatturato

Il titolo “Crisi economica italiana, ipotesi di soluzione per più produttività e fatturato” è in sintonia con l’Art. 4 della Costituzione, “Ogni Cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale della società”.
Ogni Cittadino potrà utilizzare il messaggio o farlo proprio ed inoltrarlo.
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Premessa
● L’Italia necessita di nuovo PIL generato dall’economia reale, che vede al centro produzione e fatturato.
● L’Italia sottovaluta che oggi l’economia richiede cultura di aggregazioni complesse, consulenza e servizi capaci di irradiare modalità connettive e collaborative fra Soggetti legati da un obiettivo prioritario condiviso.
● L’Italia ignora che l’aumento dell’instabilità economica e le tecnologie digitali hanno diffuso un nuovo modo fare impresa, che mira all’Insieme di risorse nell’ambito di piattaforme strategiche ad alti contenuti valoriali basate su centralità degli obiettivi, ottimizzazione delle risorse, flessibilità, recupero economico dei territori.
● Le piccole e medie imprese italiane devono operare verso i Paesi esteri logisticamente onerosi che sono circa 50, supportate dall’Alta Consulenza per la crescita dimensionale delle PMI manifatturiere italiane con le esportazioni strutturate e per il coordinamento degli accordi.
Situazione.
▪ Il Pil nell’anno 2018 ha rallentato la crescita; serve più produttività.
▪ I Paesi area ASEAN, il Giappone, l’India, l’area MERCOSUR ed il Messico stanno discutendo con l’EU l’apertura delle frontiere a 2,5 milioni di Consumatori.
▪ La Germania esporta il 46% di quanto produce, circa 3.500 miliardi, più del doppio dell’Italia; nel 2017 la Germania ha accumulato un surplus commerciale di 296,4 MLD di dollari, pari all’8% del PIL tedesco e allo 0,4% del PIL mondiale; nessun Paese al mondo ha fatto meglio.
Considerazioni
La scelta di escludere la leva dell’export dal dibattito inerente possibili politiche pubbliche viene spesso giustificata dalla composizione del nostro tessuto imprenditoriale, bassa capacità di vendere i prodotti oltreconfine e ridotte disponibilità finanziarie. La dimensione delle imprese italiane costituisce uno degli obiettivi prioritari per la crescita; uno degli strumenti per conseguire l’obiettivo è l’internazionalizzazione, intesa non come vendita all’estero ma come penetrazione nei mercati esteri. É alto il loro potenziale perché esportano il 29% contro il 50% di altri Paesi, pesano soltanto il 12% c.a. sull’export italiano, si rivolgono ai mercati esteri soltanto in modalità occasionale vendendo non esportando, il 75% ha meno di venti dipendenti, il 50% c.a. opera soltanto in uno o due dei mercati. Il futuro sono i mercati esteri lontani ad alto potenziale commerciale, verso i quali è fondamentale che le esportazioni siano strutturate al fine di creare valore (fatturato e posti di lavoro) e le imprese abbiano le risorse per penetrare i mercati adeguandosi alle richieste in atto nel mondo del commercio internazionale.
Come risolvere la crescita strutturale delle PMI manifatturiere italiane.
Proviamo a cambiare rotta con la logica. Una soluzione è la società agente per l’esportazione al fine di presidiare i mercati ad alto potenziale commerciale; indipendente, autofinanziata ed operativamente residuale, è partecipata pariteticamente dalle imprese che hanno volontà di crescere e capacità produttiva “Made in Italy”, però non hanno le risorse. La società, che opera per risultati e macro-numeri, è amministrata da un Indipendente e diretta da Manager; ha per oggetto l’esportazione dei prodotti delle imprese partecipanti nei Paesi dove le stesse non sono presenti ed il supporto nei mercati esteri anche attraverso la collaborazione con importanti importatori-distributori esteri. Essa è residuale rispetto alla programmazione di ciascuna azienda: promuove l’export dei singoli prodotti con etichette originali; sviluppo del prodotto e produzione restano nella competenza delle singole imprese. La società è sostenuta da una percentuale sul fatturato; gli utili sono distribuiti in relazione alla percentuale di fatturato di ciascun socio.
Modalità operativa per il cambiamento
→ Promotori. Associazioni di categoria, Banche, Commercialisti, Consorzi di categoria, Consorzi universitari, Consulenti aziendali, Distretti produttivi, Grandi Imprese, Manager, Società di comunicazione e relazione.
→ Modalità operativa. I Commercialisti mandatari definiscono il punto di pareggio sulla base della capacità produttiva dei loro clienti; partecipano all’assemblea amministrata da una Fiduciaria che inizialmente custodisce in deposito i modesti contributi iniziali dei soci necessari per lo svolgimento dell’attività d’impresa; Accordo garantito da un Indipendente basato su obiettivi concordati con i manager. In sintesi, Insieme di Valori per creare valore, offrire marchi e prodotti, conseguire fatturato e lavoro per il futuro.
→ La particolare offerta commerciale della Centrale di vendita, le economie di scala e la strutturazione delle imprese socie consentono di non delocalizzare la produzione, il cui incremento può essere agevolato con vantaggi fiscali e finanziari vincolati al nuovo fatturato estero.
Conclusione
Utilizzando adeguatamente la leva dell’export l’Italia potrebbe ristabilire la sua situazione economica, così come hanno operato dal 2017 altri Paesi europei.

Angelo Laselli

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