Ma la lotta all’evasione fiscale la vogliamo fare sul serio? O no? Il dubbio è legittimo e nasce leggendo proprio i numeri della magnitudine del fenomeno (130 miliardi di euro nel 2017) e incrociandoli con le promesse elettorali degli ultimi 20 anni fatte, bene o male, da tutti i leader dei partiti politici in Parlamento. Il problema esiste eccome ma non viene né affrontato né conseguentemente risolto. Per ciascuno di Noi è una vergogna inaccettabile: ma poi … all’atto pratico, non succede mai nulla, salvo qualche clamoroso blitz, più mediatico che efficace e salvo delle dichiarazioni roboanti sul recupero di tasse e imposte non pagate, fatte dai responsabili della Guardia di Finanza, che poi, alla fine delle procedure di contenzioso, risultano dimagrite di molto … di molti zeri!

Ormai lo sviluppo delle banche dati e delle tecnologie di lettura e trattamento dei dati non offre più alibi a nessuna classe dirigente politica per non affrontare con efficacia questa grande sfida che aiuterebbe di molto la riduzione del nostro colossale debito pubblico accumulato. Incrociare, ad esempio, le banche dati del Registro Navale delle Imbarcazioni con le dichiarazioni dei redditi sottoscritte dai proprietari delle barche, potrebbe dare immediatamente dei risultati in termini di chiarezza e non strumentalizzazione negativa di certi settori industriali. Sarebbe un esercizio molto utile, oltre che semplice, che ci eviterebbe la stanca e ripetitiva criminalizzazione dei presunti evasori nel settore delle imbarcazioni di lusso o di medio lusso. Stesso ragionamento potrebbe essere fatto per i commercianti, gli artigiani, i professionisti, ecc.

Tutti quei soggetti cioè non appartenenti al mondo del lavoro subordinato soggetti alla tassazione alla fonte. Eppure, non succede nulla di realisticamente virtuoso. Anche in questa campagna elettorale se ne parla molto ma trascinando vecchi slogan già sentiti, metabolizzati e … cestinati. Il recupero dell’evasione fiscale viene sempre messo al primo posto nelle liste di recupero di risorse per rendere sostenibili, almeno sulla carta, delle promesse politiche velleitarie e irrealizzabili.

Un passaggio decisivo di questa spinosa problematica è quello delle pene da applicare agli evasori accertati: a questo proposito, si richiamano modelli stranieri presuntivamente molto più severi ed efficaci nella repressione dell’evasione. Poi però nel passaggio celebrale dalle parole ai fatti la catena si interrompe. Quando iniziamo a pensare di poter essere oggetto di un procedimento penale con un rischio reale di “manette” il discorso si fa più complesso, subentrano i legittimi dubbi di un rischio di giustizialismo da processi sommari e tutto si chiude lì. Oggi alla presidenza dell’Agenzia delle Entrate c’è un autorevole professionista che, in mezzo ad un mare di difficoltà e ad una cultura vecchia ed arrugginita in materia, cerca prioritariamente di modificare il rapporto tra lo Stato, “cattivo” esattore e i cittadini-imprese “buone” e tartassate. Ci vorrà del tempo ma ci sembra ci siano segnali positivi su quel fronte.

Non al fine di creare ulteriori confusioni e neanche per alimentare altre speranze-minacce, Pickett ha provato ad individuare una lista di possibili azioni mirate a rendere efficiente la caccia agli evasori.

Nulla di particolarmente rivoluzionario ma semplicemente un tentativo di rifare ordine tra le decine e decine di ipotesi più o meno velleitarie o realistiche che abbiamo letto o sentito negli ultimi mesi.

  1. Utilizzo sistematizzato di tutte le banche dati esistenti in materia di proprietà immobiliari e mobiliari e di dichiarazione dei redditi delle persone fisiche e giuridiche
  2. Adozione generalizzata ed obbligatoria della fattura elettronica da inviare all’Agenzia delle Entrate
  3. Trasmissione all’Agenzia delle Entrate dei corrispettivi delle transazioni da parte di tutto il settore del commercio
  4. Tracciamento obbligatorio di tutti i pagamenti
  5. Applicazione di una ritenuta d’acconto anche con una aliquota basse del 4-5% da parte delle banche su tutte le operazioni commerciali
  6. Potenziamento delle indagini bancarie: disciplinare la possibilità di controlli di accesso a saldi e movimenti complessivi sui conto correnti
  7. Aumentare i benefici della riduzione delle sanzioni in caso di adesione, acquiescenza, mediazione, conciliazione e ravvedimento operoso
  8. Studio di un condono graduale che nell’ambito di, ad esempio, 5 anni, permetta al contribuente o “mai dichiarante” o comunque evasore, di far riemergere il proprio reddito con tassazioni agevolate.
  9. Proroga dei termini di accertamento in caso di fattispecie penale segnalata dalla Guardia di Finanza.
  10. Aumento delle sanzioni a carico degli evasori accertati giudizialmente con, ad esempio, lo studio di sanzioni tipo la chiusura degli esercizi commerciali per un certo lasso di tempo in caso di mancato rilascio di ricevute e scontrini fiscali
  11. Maggiori risorse per l’Agenzia delle Entrate
  12. Promozione di attività mirate alla creazione di una cultura della legalità fiscale

Questo breve elenco di alcuni degli interventi possibili presume una volontà politica di voler davvero mettere in campo una politica contro l’evasione fiscale.

Oreste Saccone, rappresentante dell’associazione per la legalità e l’equità fiscale, ha proprio proposto in questi giorni un pacchetto di iniziative condivisibili che rispecchiano l’elenco sopra citato.

Tutto ciò andrebbe realizzato, questo è il pensiero di Pickett, al di là della eticità di per sé di questo tema: per una semplice e banale constatazione. Più le tasse le paghiamo tutti più ci sono alte chance di vedersi ridurre le aliquote!

Bisognerebbe dunque sostenere questo tipo di interventi non tanto e non solo, se uno non ne possiede la sensibilità, per responsabilità sociale, ma per cinico egoismo di pagatore di imposte.

Eccovi un esempio della cultura demagogica velleitaria e criminale perché di facile consenso che ci contamina tutti in un possibile percorso di virtuosità civica: non è così che si può rendere il nostro paese moderno, civile, pronto alle sfide della competizione mondiale.

Comments (3)
  1. Maurizio Baiotti (reply)

    2 Febbraio 2018 at 15:27

    Condivido in pieno, ma come hai già detto tu, non se ne fa nulla, perché non lo si vuole!!!!

  2. abcfinance.it (reply)

    5 Settembre 2018 at 11:18

    Sono contento di aver scoperto questo blog

  3. Dan man (reply)

    20 Ottobre 2018 at 10:32

    Il punto è che le risorse in italia ci sono… non è necessario ricorrere forzatamente al deficit per stimolare la crescita, favorire investimenti e ricreare equità sociale. E\’ necessario iniziare a fare quello che deve essere fatto, ognuno nel suo piccolo, così come stanno già facendo milioni di cittadini onesti. Pagare le tasse non è un optional, non è discrezionale… nessuno dovrebbe sentirsi in diritto di stabilire da solo qual\’è il livello più \”consono\” di pressione fiscale… Con più risorse la pressione fiscale diminuirebbe per tutti senza sperequazioni, semplice! La storia dello stato nemico non regge….. Il popolo degli evasori genera voti … per questo ci vuole un governo impopolare che rimetta a posto le cose ma vedo con dispiacere che nessuno ha la forza di imporsi… andando avanti in questa direzione ritengo si corra un serio rischio di sfasciare tutto.

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