È di ieri la notizia di un uomo che, non volendo accettare la separazione spara alla moglie, ferendola gravemente, ed uccide le figlie di tredici e sette anni per poi suicidarsi.

Saranno gli esperti a spiegarci che cosa è passato nella mente di quest’uomo, ma anche l’uomo della strada (quorum ego), cerca di darsi delle risposte.

Se infatti il femminicidio è di triste attualità e trova causa, ma ovviamente non certo giustificazione, in un conflitto, più difficile è capire come un uomo possa uccidere i propri figli, spesso amatissimi.

Chiunque ha dei figli teme il dolore di sopravvivere agli stessi per cui dette uccisioni appaiono, a maggior ragione, incomprensibili.

Per quello che può valere, mi sono fatto persuaso, direbbe Montalbano, che alla radice di certe azioni ci sia la depressione, un disturbo poco considerato nel passato, ma che è ora una patologia ben nota e studiata che colpisce dal 10% al 15% della popolazione, con frequenza maggiore tra le donne.

Tra le possibili cause della depressione vi son fattori di tipo psicosociale, quali appunto separazioni e divorzi, ma anche fattori di tipo genetico e biologico.

Chi soffre di depressione mostra appunto un umore depresso, una marcata tristezza quotidiana e non riesce più a provare lo stesso piacere nelle attività che provava prima.

La depressione provoca un dolore di vivere che non solo comporta il non riuscire a godersi più nulla ma che, nei casi più gravi, porta al suicidio.

Suicidio che può essere “allargato” quando il soggetto porta con sé i propri cari per evitare agli stessi una vita, a suo giudizio, piena solo di dolore.

La depressione è una patologia che si cura con gli antidepressivi, i farmaci più impiegati nella medicina, e con una valida psicoterapia che aiuta le persone ad acquisire strategie funzionali alla soluzione degli episodi depressivi.

Ma c’è un grosso problema; per curarsi ci vuole la consapevolezza di essere malato e, a differenza di altre patologie, non esiste un esame che certifichi oggettivamente la tua malattia, e tutto viene rimesso alla competenza soggettiva di un bravo specialista.

Non solo.

I sintomi della depressione possono essere inconsapevolmente “mascherati” al punto che nessuno si accorge del problema e spesso neanche il soggetto stesso, che tende ad attribuirli, ad esempio, a problemi familiari o di coppia. E’ infatti molto frequente il caso in cui la persona depressa non voglia riconoscere il proprio stato interno, che lo porta a vedere “tutto nero” e ritenga invece che esso sia solo la conseguenza di fattori esterni che andrebbero modificati.

Non so se è il caso in questione, ma certo dietro molti suicidi anche “allargati”, vi è una diagnosi non fatta e una terapia non eseguita.

 

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