Andiamo a chiudere un anno strano, complesso, contraddittorio, disordinato e difficile da leggere e commentare.

Le indagini di mercato e il Censis ci disegnano un’Italia confusa, disorientata, con sbalzi di umore repentini e con la forte tentazione, di chi può permetterselo, di chiudersi nel proprio giardinetto privato coltivando egoismi e/o individualismi.

In più, un aumento delle povertà, delle solitudini e degli abbandoni.

Un’Italia insomma rancorosa, che si aggrappa al privato più vicino, dimenticandosi degli altri meno fortunati.

Un quadro complessivo che porta alla rabbia, alla frustrazione, all’aumento dei casi di violenza (agli incroci stradali, per esempio!) con effetti negativi preoccupanti.

Cosa ci aspettiamo dall’anno che verrà, per definirlo con il titolo di una famosa canzone di Lucio Dalla?

Ci attendiamo poco o ci attendiamo molto?

Abbiamo letto alcuni dati pubblicati su Le Grand Continent che fanno riflettere, anche sperare in una stagione migliore, in assoluto e relativamente alle nostre vite.

Leggete questi punti con attenzione e pazienza.

Nel 2024, tra elezioni nazionali e locali, si voterà in 76 paesi del mondo.

Saranno chiamati alle urne 4 miliardi e 100 milioni di persone, più della metà della popolazione mondiale: in rappresentanza, tra l’altro, di più della metà del PIL mondiale.

Queste elezioni avverranno in un momento di cambiamenti drammatici negli equilibri globali: con le democrazie che stanno affrontando guerre e sfide aperte proprio da quei regimi autocratici che si candidano  a diventare i nuovi leader di questo mondo.

Si inizierà il 13 gennaio in uno dei punti più caldi del mappamondo: quell’isola di Taiwan che per molti potrebbe essere la nuova Ucraina invasa dalla Cina.

Se a Taipei diventerà Presidente Lai Ching, il candidato del partito al potere da 8 anni, il Dpp, Pechino potrebbe accelerare la decisione di invadere l’isola.

Lai è infatti considerato dai cinesi il rappresentante più fondamentalista tra gli indipendentisti taiwanesi.

Se dovesse vincere, per altri 4 anni Taiwan resisterà alle mire espansionistiche di Xi Jinping.

Se dovesse invece vincere il leader dell’opposizione, quello che sta cercando e propagandando la necessità di un accordo con Pechino, è probabile che Xi Jinping possa accettare una trattativa per una annessione condivisa nel tempo, di Taiwan alla Cina continentale.

Secondo un sondaggio dell’Academia Sinica il 78% dei taiwanesi sostiene che il suo paese non è una costola della Cina; più del 91% difende lo status quo nello stretto e solo il 9,3% pensa che Pechino sia un paese credibile.

Dopo Taiwan, l’appuntamento elettorale più importante sarà in marzo quando Vladimir Putin si ricandiderà per la quinta volta alla presidenza della Russia, come gli permette la Costituzione riformata… proprio da lui.

Il tema non è tanto se Putin vincerà o meno, ma quanti russi andranno a votare e che percentuale di consenso otterrà dalle urne.

I sondaggi gli attribuiscono oltre l’80% dei voti: insomma un plebiscito.

Poi, via via, ci saranno le elezioni in India dove Modi cerca una riconferma che lo lanci verso la sua corsa per la leadership mondiale.

Seguiranno la Turchia, l’Indonesia e il Pakistan dove le nuove geo-mappe del Grande Gioco sono in pieno rivolgimento.

E poi ci saranno due elezioni che conteranno parecchio per il nostri destini politici: in giugno le elezioni europee e in novembre quelle americane.

E’ ovvio che un eventuale successo dei sovranisti in Europa potrebbe rappresentare il cambiamento della strategia di Bruxelles nel mondo così come un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe rappresentare quello che alcuni politologhi hanno definito “il sogno di Putin”: il Presidente americano che attraverso una nuova modalità di relazioni con la Russia faciliti una exit strategy della Russia stessa dall’Ucraina e una soluzione non cruenta per il conflitto medio-orientale.

I sondaggi in America stanno registrando un avanzamento dei sostenitori di Trump che supera Biden nelle previsioni di almeno 4 punti percentuali.

L’esito delle elezioni dipenderà anche molto dall’evoluzione dell’economia negli Stati Uniti nei prossimi mesi: l’economia è sempre stata il vero e unico driver delle scelte finali degli elettori americani.

Proprio recentemente, su questa testata, il nostro esperto Euro ci ha confermato che le élite di Washington e New York non escludono che nella disaffezione e/o preoccupazione per due candidati ultra ottantenni come sono Trump e Biden, potrebbe uscire, proprio nei prossimi mesi, un outsider, un nome nuovo che possa permettere agli elettori di sperare in una svolta, anche anagrafica, nella figura del loro Presidente.

Il 2024 sarà dunque una roulette russa?

A nostro avviso no: non dipenderà dal destino ma dalla volontà di quegli oltre 4 miliardi di abitanti della Terra che esprimeranno la loro volontà politica affidando a questo o a quel candidato il potere di decidere del nostro futuro.

Il bello della democrazia insomma, come direbbe qualcuno!

Basta essere consapevoli e non piangere poi le classiche lacrime da coccodrillo.

Sono in programma scadenze fondamentali per il prossimo quinquennio del mondo.

Se vincessero Trump e/o i sovranisti europei, possiamo immaginare quali saranno certe scelte politiche dei nuovi leader.

Se vinceranno gli altri, il nostro futuro potrebbe cambiare in meglio.

Meditiamoci su queste cose non per intristirci o rovinarci il fegato, ma per operare tutti, ciascuno nel proprio micro-cosmo, perché le scelte elettorali nei prossimi mesi siano consapevoli e dettate non dalla pancia emotiva, ma dal cervello razionale.

Ci stiamo per giocare un pezzo di futuro, facciamolo con lucida attenzione.

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