La reazione c’è stata. Forte, alta, senza alcun dubbio o tentennamento.
L’ America, attraverso i suoi più autorevoli vertici militari, ha risposto in modo solenne ed univoco alle provocazioni: non modificheremo i simboli della nostra storia patria!
Il capo di Stato maggiore generale, Mark Milley, ha voluto comunicarlo formalmente a tutti i media nazionali: “l’esercito americano – ha detto il generale americano al Miami Herald – è contrario a qualunque forma di razzismo. Sono fenomeni di estremismo contrari ai Valori che abbiamo condiviso e portato avanti con orgoglio dal 1775.”
E ancora. I comandanti di tre delle più importanti basi militari degli stati uniti, intitolate a generali confederati (Fort Bragg in North Carolina, Fort Hood in Texas, Fort Benning in Georgia) hanno dichiarato oggi che non esiste alcun progetto di modifica del nome delle tre basi, intitolate a tre generali, comandanti militari sudisti, quale tributo al loro valore e competenza.
“Tutte le nostre basi militari sono intitolate a soldati che hanno avuto un ruolo importante nella nostra storia – ha aggiunto il generale Malcolm Frost – di conseguenza questi nomi rappresentano degli individui, dei singoli uomini, non delle ideologie.”
In tutta l’America ferve il dibattito e si consolida, ora dopo ora, il convincimento di non aderire a istanze fondamentaliste e velleitarie di gruppi minoritari estremisti che mirano soltanto a dividere il paese e la memoria storica condivisa.
Pickett non può che esserne lieto. Non per la presunzione di aver indicato, con il suo precedente contributo, la strada giusta da percorrere, anticipando una speranza di un vero e subitaneo scatto di orgoglio della classe dirigente politica e militare degli Stati Uniti, ma per la consapevolezza che la storia di una nazione non deve mai diventare strumento della lotta politica, salvo non rischiare derive culturali ed educative dagli esiti imprevedibili.

Comments (1)
  1. franco (reply)

    21 Agosto 2017 at 16:23

    Io sto con Pickett!

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