Ecco il testo della lettera che Luigi Pasianotto scrisse a Domenico Rossotto il 4 Luglio 1941, citata nel post precedente:

Tarcento 4 luglio 1941
Egregio Sig. Ten. Col. Rossotto,
Scusate se mi permetto di scriverVi, ma so
che oltre ad essere un ottimo Comandante siete
un Padre.
Dopo lunghi sette mesi di prigionia, ho avuto
la fortuna di venire a conoscere la mia amata figlia
e riabbracciare tutti i miei cari, li ho trovati bene
e sono contentissimo.
Io sto abbastanza bene, dico abbastanza perchè
mi sento molto debole.
Il campo di smistamento mi ha inviato a casa
con dieci giorni di licenza, allo scadere di questi
mi presenterò al centro di mobilitazione di Osoppo.
Signor Colonnello, se Voi Comandate ancora il
Gruppo Conegliano sarebbe mio desiderio rientrare
a far parte di questo glorioso strumento di guerra
cui ho sempre appartenuto, per le future Vittorie.
Durante la prigionia ho avuto più volte l’ occasione
di vedere i Signori: tenente Dezani, tenente
Guerra, sotto-tenente Morandini, sotto-tenente
Ranieri, di salute stanno tutti bene, ma purtroppo
il 12 maggio gli inglesi li hanno portati via,
come pure hanno fatto in tempo trasportare un
campo concentramento di circa 2.500 uomini; fra
questi si trovano: il sergente Vattolo, il caporalemaggiore
Del Missier, il caporale-maggiore Codaglio
e l’artigliere Foschia, i migliori radiotelegrafisti del
Gruppo.
Io Signor Colonnello, me la sono scapolata per
poco, perchè era intenzione degli Inglesi di portarci
via tutti.
Non vi posso spiegare ogni cosa, perchè dovrei
scrivere un romanzo, spero in breve di incontrarVi,
così Vi potrò spiegare ogni cosa.
Prego gradire i miei distinti rispettosi assequi.
Vostro subordinato
Serg. Magg. Luigi Pasianotto

Il sergente-maggiore Pasianotto, ottimo sottufficiale
sotto ogni punto di vista: bravissimo istruttore
e bravissimo radiotelegrafista, poteva restare
in Italia presso il Centro di Mobilitazione del Gruppo
ad Osoppo, volle partire invece per la Russia,
ove durante il ripiegamento cadeva eroicamente impugnando
un fucile mitragliatore per tenere testa
ad un gruppo di Russi che ci cingevano sempre più
da vicino per sopraffarci.

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