In un contesto politico ed economico complesso e per certi versi confuso, si è dischiusa una straordinaria opportunità per il nostro Paese.

Un’occasione da non perdere e che potrebbe consolidare il prestigio e l’autorevolezza della nostra attuale leadership istituzionale di Mattarella e Draghi.

L’attuale segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg è stato, proprio in questi giorni, nominato governatore della banca centrale norvegese e quindi dovrà lasciare il suo attuale incarico nel corso di quest’anno.

Da Bruxelles ci confermano che non esiste un protocollo che regoli il processo di selezione e individuazione del nuovo segretario generale: la questione è politica e quindi sono i membri dell’Alleanza Atlantica che devono trovare un consenso su un certo nominativo. Le cancellerie delle principali capitali europee sono già al lavoro.

In questi due ultimi anni molto difficili l’Italia ha potuto contare oltre che sul ticket Mattarella-Draghi, su due importanti uomini politici italiani seduti su due poltrone di rilevante importanza e autorevolezza: David Sassoli al Parlamento Europeo e Paolo Gentiloni nella Commissione europea.

Il prossimo segretario generale avrà sul tavolo dei dossier estremamente spinosi e delicati: i rapporti tra l’Alleanza Atlantica e la Russia e la Cina costituiranno le priorità.

Ma anche il rapporto con gli Stati Uniti di Biden dovrà essere rivisitato in una ottica di maggior partnership reale piuttosto che non di sudditanza sostanziale.

Teniamo conto ancora che l’Italia, nell’ambito della difesa del territorio europeo, può contare già su un posto chiave nello scacchiere diplomatico e militare: il generale Claudio Graziano è infatti l’attuale presidente del Comitato militare dell’Unione Europea, quell’organo che coordina le attività militari e diplomatiche mirate alla tutela e protezione dei confini europei.

Con i venti di guerra che soffiano sul confine ucraino, la centralità del ruolo politico e militare della Nato è evidente e sarà sempre più importante nei prossimi mesi.

Abbiamo già avuto dal 1964 al 1971 un segretario generale della Nato italiano: l’ambasciatore Manlio Brosio che gestì il ruolo con autorevolezza, determinazione e visione politica multilaterale.

Oggi abbiamo davvero l’opportunità di fare il bis e sarebbe davvero utile e virtuoso che la nostra politica partitica romana fosse in grado di dare un segnale forte di coesione e di visione, tale da poter valorizzare in pieno questa nomina.

Bisogna però agire in fretta, valutando con grande attenzione il profilo candidabile.

Bisogna evitare che la lottizzazione partitica porti ad esprimere dei nominativi facilmente contestabili dalla concorrenza.

Soprattutto Londra e i Paesi Bassi hanno messo gli occhi sul posto di segretario generale della Nato e sono già circolate sui giornali le candidature di Theresa May e di Mark Rutte.

Anche per la Nato vale il vecchio adagio “Chi entra nel conclave Papa, esce Cardinale!”.

Qualche anno fa si era parlato di una candidatura di Matteo Renzi in cerca di un prestigioso ruolo internazionale lontano dalle baruffe domestiche.

Oggi tale nominativo non sembra più vincente.

Si punterebbe invece su Paolo Gentiloni o su Enrico Letta, entrambi stimati in tutta Europa.

La partita si giocherà nei prossimi due-tre mesi e Mattarella e Draghi potrebbero davvero compiere un’altra miracolosa impresa.

In uno scenario in cui l’Europa dovrà decidere la riforma del patto di sostenibilità, una sua nuova governance più efficiente ed efficace rispetto a quella basata sull’unanimismo, un suo ruolo competitivo e di nuovo centrale nelle grandi sfide internazionali con Russia, Cina e America, sarebbe bello, utile ed opportuno poter contare anche sulla presenza di un proprio concittadino seduto sulla poltrona più alta della gerarchia dell’Alleanza Atlantica.

Anzi, ci permettiamo di aggiungere, un sogno auspicabilmente non utopistico: una Europa guidata nella sua riforma e rilancio proprio da Mario Draghi alla scadenza del mandato di Ursula von der Leyen, con un altro italiano alla segreteria della Nato. Non vorremmo però risvegliarci da questo sogno … con un pugno di  mosche in  mano.

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