Ci stiamo interrogando tutti su chi sia il burattinaio di questo film dell’orrore che siamo costretti a vedere ogni giorno sugli schermi dei nostri televisori o dei nostri computer.

Certo, apparentemente Putin: chi non risponderebbe così?

In realtà circolano nella Rete, ma anche nelle nostre comunità, le dietrologie più folli ma forse anche possibili su chi ci sia “dietro” le decisioni di questo conflitto: un’ala guerrafondaia che sta dietro alle decisioni del presidente russo e che lo governa come un burattino? Un cartello internazionale “pluto-giudaico” diretto dagli Stati Uniti e da altri produttori di gas e petrolio che attraverso la guerra vogliono lucrare fortune immense? Un complotto di una “Spectre” mondiale che sta già pianificando i guadagni derivanti dalla futura ricostruzione delle città ucraine distrutte?

E potremmo proseguire con almeno altre dieci, anche esilaranti e farneticanti, ipotesi di dietrologia politica o economica.

Per quanto ci riguarda, siamo certi che Vladimir Putin si sia ormai ingabbiato in una delirante mania di grandezza … a qualsiasi costo.

I segnali che arrivano dal tavolo delle trattative ci dimostrano che forse le correnti meno fondamentaliste e guerrafondaie del Cremlino stiano prevalendo e che il leader debba ormai accettare una exit strategy meno gloriosa di quella da lui sognata.

In questo contesto ancora confuso e contraddittorio, ci ha sorpreso il contenuto di uno studio pubblicato dall’ufficio dell’ONU che si dedica alla lotta contro la droga e le organizzazioni criminali che la gestiscono.

Il report ci apre una pagina nuova e imprevista su chi stia dietro a questo conflitto con interessi e obiettivi ben precisi da gestire e coltivare. La lettura del rapporto ci aiuta a rispondere al quesito iniziale su chi abbia interesse (cui prodest) che questa immane tragedia sia scoppiata e continui ad implementarsi: le mafie, le organizzazioni criminali ucraine e russe! Proprio così: secondo gli esperti internazionali una delle chiavi di lettura sta proprio all’interno di uno scontro di potere tra due delle più grandi organizzazioni mafiose del mondo intero.

State a sentire che cosa emerge da questa ricerca.

Nel documento, si legge che tra il 1996 e il 2011 il guadagno medio annuo dell’esportazione di eroina in Cina gestito dalle organizzazioni criminali russe e ucraine sia stato pari a un miliardo di dollari; otto miliardi sarebbero stati i proventi delle provvigioni derivanti dalla vendita nel mondo dell’eroina afgana, vendita operata quasi in monopolio dalle mafie dei due paesi in guerra, assolutamente gemellate nell’operazione.

Da questi dati i redattori del documento mettono sul tavolo un tema che non è ancora stato trattato con la giusta attenzione dalle cancellerie di tutto il mondo: il ruolo delle organizzazioni mafiose nella guerra scoppiata ormai oltre un mese fa.

Il report, ripreso da Roberto Saviano in un articolo sul Corriere della Sera del 28 febbraio scorso, evidenzia come le organizzazioni mafiose russa e ucraina abbiano dato vita ad un vero e proprio cartello che ha gestito per anni gli enormi volumi di denaro citati sopra.

La più importante organizzazione mafiosa russa, la Solncevskayabratva è governata – si legge nel documento – da un duopolio: i capi sarebbero il russo Michajlov e l’ucraino Mogilevich. Nelle loro  mani ci sarebbe sostanzialmente l’esclusiva dei traffici che permetterebbero quel guadagno annuo superiore a diversi miliardi di dollari”.

La nascita del cartello che ha dato vita alla grande alleanza “politica” russo-ucraina, gestita appunto dalle mafie, sarebbe stata innescata dal gas e dal petrolio e cioè dalla estrazione e distribuzione del gas e del petrolio provenienti dalla Russia e distribuito attraverso l’Ucraina in tutto il mondo.

Il ruolo delle due mafie sarebbe stato quello di gestire l’intermediazione tra la politica e l’industria oil and gas dei due paesi, costruendo le premesse per la generazione di rilevanti masse di denaro “in nero”. Tutti i fondi sarebbero stati depositati infatti in paradisi fiscali, sfuggendo a qualsiasi controllo delle polizie mondiali.

I primi a pubblicare documenti sull’esistenza di questa alleanza russa-ucraina furono i Wikileaks. Da quelle carte, finalmente desecretate, emergeva una commistione tra business e politica da far drizzare i capelli.

Poi improvvisamente, nel 2014, scoppiava un problema che bloccava questo mercato illecito: la rivoluzione di Piazza Maidan.

Proprio quell’insurrezione del popolo ucraino che gridava in piazza la propria denuncia contro la corruzione dilagante nel paese, fece saltare l’accordo  mafioso del cartello russo-ucraino.

Secondo la ricostruzione di quegli eventi riportato da Saviano “l’Europa, sotto il ricatto del gas russo, lasciò sola l’Ucraina in quella nuova stagione di indipendenza ma soprattutto di liberazione dal potere mafioso”.

Oggi, approfittando della guerra, le mafie tornano ad alzare la testa, a cercare di riconquistare il potere perduto. Tutta l’area della Crimea e dell’Ucraina orientale, tra il Mar Nero e Odessa, è il centro infatti di un enorme contrabbando in cui circola di tutto, dalla benzina al carbone, dalle armi alla droga, dall’oro ad altri metalli preziosi.

Su ogni transazione, il rinnovato cartello russo-ucraino guadagna di nuovo favolosi importi.

La giornalista russa Polukhina ha fotografato così l’attuale situazione: “I beneficiari di questa guerra sono i politici, gli oligarchi e i gangster. Carbone, oro, benzina e tabacco. Questo è ciò per cui si battono nell’Ucraina orientale”.

Secondo questo teorema, il razionale a monte dell’insurrezione dei separatisti russi nelle repubbliche autonome a Donetsk e Lugansk risiede proprio nella volontà di proteggere gli affari mafiosi: i capi dei separatisti non sarebbero altro che burattini nelle mani delle mafie governate per procura da Mosca.

Esiste un dubbio, sul quale gli specialisti stanno lavorando: la guerra potrebbe creare una situazione di rottura fra i cartelli ucraini e quelli russi?

Si sta delineando una contrapposizione anche tra le organizzazioni criminali dei due paesi?

E’ finita per sempre l’alleanza devastante delle mafie russe e ucraine in quell’area calda del mondo?

Secondo gli esperti delle Nazioni Unite, la risposta a questi quesiti potrebbe aiutare a comprendere meglio alcuni degli aspetti delle trattative in corso in Turchia per raggiungere un cessate il fuoco e poi, chissà, auspicabilmente una pace.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.