Tutti ci stiamo chiedendo come sia stato possibile farci trovare sorpresi, impreparati e incerti dopo aver vissuto tragicamente ma con coraggio e responsabilità la prima ondata del Covid-19.

Adesso, con il numero dei contagiati che sale vertiginosamente giorno dopo giorno, vengono fuori le angosce, le paure, il rancore, la rabbia di tutti o, comunque, della maggior parte di noi.

La seconda ondata rischia di essere vissuta molto peggio della prima.

E, come se non bastasse, è iniziato un triste e vergognoso scarica barile.

Del Governo, delle regioni, degli stessi cittadini.

Ritengo che siamo di fronte ad un clamoroso esempio di concorso di colpe che, giustamente, vanno scansite per gradazione di responsabilità.

Innanzitutto il Governo che dopo averci istruito sui più minimi dettagli delle condotte della nostra quotidianità, dal giugno scorso in avanti è tornato ad occuparsi delle beghe tra i partiti; della questione se prendere o non prendere i soldi del MES; se fare un rimpasto della squadra di Governo o lasciar lavorare quella che c’è.

L’emergenza sanitaria sembrava superata, per alcuni risolta, comunque non più al centro delle priorità da gestire.

Poi vengono i governatori delle 20 regioni italiane che hanno fatto continuamente la gara a chi si conquistasse la prima pagina dei giornali con dichiarazioni roboanti, spesso distoniche rispetto ai colleghi, troppo sovente demagogiche e legate al più becero dei consensi dei propri concittadini elettori.

Anche per loro la questione Corona Virus, dal giugno scorso, era sospesa per non dire archiviata.

Infine, tutti noi, o la maggior parte di tutti noi, ha concorso al disastro annunciato.

Dal luglio scorso, vedendo il clima di spensieratezza e percependo una atmosfera da “tutto a posto: problema superato” abbiamo dimenticato la durissima lezione del lockdown; abbiamo gettato le mascherine nell’immondizia; abbiamo dato fondo alla nostra voglia repressa di fisicità, di stare insieme agli altri, di riunirci come se nulla fosse accaduto.

Abbiamo abbandonato ogni prudenza ritornando ad una normalità pre-Covid.

Detto ciò, dovendo essere tutti quindi consapevoli che lo scarica barile non deve azzerare le nostre ingiustificabili colpe collettive, proviamo a vedere che cosa non ha funzionato.

Chi (come e quando) avrebbe dovuto fare certe cose, assumere certe decisioni, mantenere certe promesse e, invece, non lo ha fatto.

Personalmente condivido l’analisi di Massimo Giannini, direttore de La Stampa, rientrato da pochi giorni in servizio, dopo un mese allucinante vissuto da contagiato e caratterizzato da paura, solitudine, ricovero in una terapia intensiva e poi, finalmente, dimesso dopo un tampone negativo.

Giannini ha elencato una serie di domande che tutti dovremmo rivolgere ai destinatari del Governo centrale ma anche ai nostri governatori delle regioni.

Perché i 20 governatori non hanno proceduto al raddoppio di 5000 terapie intensive?

Perché il ministro Boccia denuncia lo spreco o la mancanza di 1600 ventilatori polmonari?

Perché i primari dei Pronto-soccorsi di 300 ospedali lamentano ancora l’assenza di accessi e percorsi distinti tra contagiati e non contagiati?

Perché i medici e gli infermieri già allo stremo delle forze aspettano ancora l’assunzione di 80.000 colleghi?

Perché il ministro dell’università anticipa solo adesso la laurea di qualche migliaio di specializzandi?

Perché il presidente dell’INPS, Tridico, scopre solo adesso che con Quota 100 quest’anno se ne sono andati in pensione anticipata ben 7.225 operatori sanitari che ora servirebbero come il pane?

Perché dopo aver magnificato a suo tempo il sistema tedesco di “medicina del territorio”, il ministro Speranza riconvoca solo adesso i sindacati dei 54.000 medici di base, per mobilitarli sui test rapidi e sulle terapie domiciliari che decongestionerebbero l’assedio ai grandi poli ospedalieri?

Perché la ministra De Micheli accerta solo adesso che pur sui pochissimi dei 300  milioni di fondi stanziati con il Decreto Rilancio per il trasporto pubblico locale ne sono stati spesi solo 120?

Perché gli assessori regionali del Lazio  e dell’Umbria autorizzano solo adesso, con le file vergognose di automobili incolonnate al drive-in, le strutture private “validate” a fare i tamponi molecolari per conto del SSN?

Perché invece molte altre regioni proprio adesso non ne fanno più di tamponi agli asintomatici, considerati da sempre veri “super-diffusori” del virus?

A tutte queste 10 domande non è stata data per ora nessuna risposta.

La riforma del titolo V della nostra Costituzione ha creato un buco nero di confusione tra i poteri del Governo centrale e quello delle singole regioni che oggi ha contaminato tutto: “Nessuno è responsabile di niente – scrive Giannini – tutti colpevoli, nessun colpevole”.

Il Direttore de La Stampa ha però articolato una serie di domande “senza risposta” anche per il Governo.

Ascoltatelo.

Perché il Premier, nella sua ormai insopportabile alternanza di decisioni blande e raccomandazioni forti, continua a rinviare le misure più drastiche che un virus infinitamente più “efficiente e veloce” della politica rende sempre più urgenti”.

Perché Conte, arrivato ormai al suo dodicesimo DPCM insiste nel rinviare il confronto davanti alle Camere e a rinunciare allo strumento del Decreto Legge sicuramente più rispettoso del ruolo e dei diritti del Parlamento?

Perché tra CTS e Istat non ci siamo ancora messi in condizione di poter contare su dati scientifici e analitici, sui quali costruire e graduare le misure restrittive, settore per settore?

Perché non siamo in grado di stabilire percentualmente quanto ci si contagia a scuola e sui mezzi pubblici, quanto nei bar e nei ristoranti, quanto nelle piscine e nelle palestre?

Il non trovare adeguate risposte a queste lecite e sacrosante domande purtroppo ci sta spingendo verso un nuovo lockdown totale.

Il rimpianto e la rabbia nascono dal constatare che da giugno in avanti ci siamo dimenticati tutti del problema e, chi più, chi meno, ci siamo distratti, abbiamo pensato di aver superato il problema sconfiggendo il virus.

Un errore devastante!

Perché ci siamo ridotti così?

Perché non cerchiamo, partendo proprio da questa orrenda fotografia della nostra attuale situazione, di ricostruire una vera resilienza corale?

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