Nella bufera della seconda ondata del Corona Virus (prevista ma non … preparata!), una delle questioni fondamentali per pensare al Dopo, è legata al Se, al Quando e al Come, prima o poi, arriveranno davvero gli euro del Next Generation Fund, per poter alimentare la progettualità di una ripresa sostenibile e innovativa del nostro Paese.

Il Se è legato a due condizioni: (i) se i paesi membri dell’Unione Europea ratificheranno l’accordo sulla provenienza e magnitudo dei fondi; (ii) se l’Italia riuscirà a scrivere i progetti da finanziare nei tempi previsti e con il lessico voluto e prescritto da Bruxelles, nel perimetro delle guide lines pubblicate nel luglio scorso.

Il Quando arriveranno i fondi sarà conseguente al quando gli stati membri avranno deliberato la loro sottoscrizione dell’accordo sull’erogazione dei fondi medesimi (non prima quindi, a mio avviso, del secondo semestre del 2021).

Il Come saranno erogati i fondi (gli oltre 200  miliardi di euro che ci aspettiamo per il nostro Paese) dipenderà da una serie di fattori, la maggior parte dei quali gestiti direttamente dal nostro Governo.

Proprio su questo ultimo punto, ho già ripetutamente scritto le mie preoccupazioni.

In particolare temo che le organizzazioni criminali saranno più brave ed efficienti a candidarsi, ovviamente in modo clandestino, a ricevere questa magnitudo di denaro mai vista tutta insieme prima.

Dobbiamo assolutamente evitarlo, per due ragioni fondamentali: (i) non dare ai nostri partner europei la prova che la loro diffidenza nei nostri confronti era più che motivata; (ii) fare in modo che questi fondi arrivino davvero nelle tasche o nei bilanci di quei soggetti che sono in grado di valorizzarli per permettere al nostro Paese di uscire da questo incubo ma anche dalle sue storiche criticità.

Su questo tema si è espressa recentemente Paola Severino, ex ministro di Grazia e Giustizia, prendendo una posizione rigorosa su che cosa bisognerebbe fare fin da subito, per evitare che una parte del Next Generation Fund finisca di arricchire ulteriormente le organizzazioni criminali che operano nel nostro Paese. Organizzazioni criminali che possono contare sul fior fiore di “colletti bianchi” professionalmente in grado di conoscere con acume e tecnica la dinamica e i processi per farsi aggiudicare i fondi europei in arrivo.

Il nostro Paese dispone già di strumenti normativi per prevenire fenomeni illeciti nell’impiego di denaro pubblico.

Mi riferisco, in particolare, alle norme anti riciclaggio, ai sistemi di tracciabilità nei flussi finanziari, ai controlli anti mafia, ai vari obblighi di trasparenza, alle misure anti corruzione, al ruolo dell’ANAC.

Come giustamente sottolineato dalla Severino, a questi strumenti si deve però aggiungere un passaggio ulteriore.

Il più efficace rimedio contro la corruzione – ha scritto – è rappresentato da un efficiente funzionamento della macchina amministrativa. Tempi rapidi, procedimenti trasparenti, chiara individuazione dei responsabili, conoscenza e competenza dei pubblici funzionari sono la precondizione di un uso corretto dei fondi e di una buona riuscita dei progetti di investimento”.

Per sperare che i fondi del Next Generation Fund finiscano davvero nelle tasche dei soggetti giusti, onesti ed efficienti, servono misure specifiche che introducano procedure efficienti.

Paola Severino ne individua almeno cinque.

Scorriamole insieme.

  1. Costituire, presso tutte le amministrazioni centrali e locali coinvolte dai progetti, squadre di funzionari composte dalle migliori professionalità selezionate nei singoli enti.
  2. E’ necessario un piano di formazione di quadri e dirigenti pubblici che fornisca loro gli strumenti, non solo tecnico-specialistici, ma anche manageriali per gestire i progetti.
  3. Bisogna diffondere l’uso della tecnologia digitale cogliendo l’opportunità per una vera trasformazione di tutta la macchina pubblica.
  4. Sarebbe di conseguenza importante pianificare l’assunzione di giovani con competenze digitali che assecondino il processo e aiutino l’intera platea dei funzionari pubblici a rinnovarsi anche culturalmente.
  5. Occorre infine, soprattutto per i progetti volti a sostenere gli investimenti privati, un utilizzo di meccanismi automatici (per esempio il credito di imposta) che permettano il più possibile di disintermediare i trasferimenti di risorse facendole così affluire rapidamente all’economia reale.

Una riflessione conclusiva da parte mia: il sistema economico italiano sta sopravvivendo, con grande difficoltà, all’emergenza sanitaria ed economica, contando sostanzialmente su quattro “stampelle” emergenziali.

Per definizione, transitorie e limitate negli ammontari.

  1. Il ricorso alla cassa integrazione di massa che ha già coinvolto il 40% dei lavoratori e più di metà delle imprese.
  2. Il blocco dei licenziamenti, ancora di recente prorogato fino al primo trimestre del 2021
  3. La moratoria che oggi permette a quasi tre milioni di italiani di non pagare le scadenze del mutuo per un totale di 300 miliardi di Euro
  4. Le garanzie dello Stato sui crediti bancari per poco più di 110 miliardi e a favore di 1,3 milioni di aziende.

Questo quadro è per definizione precario e a tempo.

Se venisse meno, l’impatto sarebbe drammatico.

Per questo è fondamentale che i fondi tanto faticosamente ottenuti da Bruxelles siano utilizzati nel migliore dei modi e soprattutto non finiscano nelle mani sbagliate.

Ne abbiamo bisogno per costruire i rimedi da praticare una volta che le quattro “stampelle” saranno esaurite.

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