Internet e i social, Cambridge Analytica e Facebook, Twitter e Instagram, robot e intelligenza artificiale, applicazioni e algoritmi. Stiamo vivendo l’età del caos e del disordine. Tutti a parlare e immaginare il futuro. Tutti a cercare di prevedere il futuro dando l’impressione che il futuro di cui parliamo sia lo stesso futuro che riguarda tutti.

Si disegna il futuro prossimo (2040?) e anche il futuro lontano (2080?), si fanno ipotesi di organizzazioni socio lavorative futuribili, ma nessuno ha certezze circa l’impatto che nel futuro avranno i flussi migratori inarrestabili e l’incremento demografico che riguarda alcune aree del pianeta e altre no.

Oggi siamo già 7 miliardi e 500 milioni di esseri umani. Siamo talmente impegnati a scrutare il futuro e le sue rivoluzioni tecnologiche che ci siamo dimenticati che il futuro non è uguale per tutti. Il mio futuro, breve brevissimo, che ha un passato di 80 anni, è diverso dal futuro di mio nipote, lungo lunghissimo, che arriva da un passato di 9 anni.

Questa distanza e questa diversa prospettiva dovrebbero farci riflettere. Il mio futuro è il mio presente. È in questo presente che se posso devo cercare di porre le basi per il futuro di mio nipote.Basi che non sono da ricercare nei robots o nell’intelligenza artificiale, che manifesteranno tutta la loro forza rivoluzionaria tra 20, 30, 40, anni.

Le basi del futuro di mio nipote vanno costruite oggi, nella situazione data che è una situazione di transizione, in moltissimi casi violenta, da un ordinamento sociale che risale al XIX e XX secolo, ad una organizzazione del XXI secolo che deve affrontare e cercare di risolvere le disuguaglianze provocate dal turbo capitalismo e dalla globalizzazione.

I populismi trionfanti, in modo confuso e ancora non organico, è questo che cercano di fare: il reddito di cittadinanza è uno strumento che cerca di riequilibrare una situazione che deriva anche dai debiti contratti dalla mia generazione e successive. Quei debiti gravano su mio nipote e non è giusto che il suo futuro sia compromesso dalla mia irresponsabilità. La controindicazione che questo strumento aumenta il debito pubblico non è accettabile da mio nipote perché è la controindicazione che proviene da chi quel debito lo ha contratto e fatto crescere.

La lotta agli sprechi e alla corruzione, forse in modo ingenuo, è il tentativo di richiamare la classe politica a un comportamento più meritocratico e più rispettoso degli interessi generali. Il futuro, come è sempre stato, è nel presente. È qui e ora che si gettano le basi di quello che sarà, senza attendere le rivoluzioni progressive che i robots e l’intelligenza artificiale produrranno.

È il pensiero umano che deve trovare le soluzioni ai problemi dell’oggi che si proiettano nel futuro. È il pensiero umano che deve ricreare le condizioni di una vita sociale accettabile così come fu in grado di fare in passato. Non sarà l’intelligenza artificiale a risolvere i nostri problemi.

C’era una volta un bambino con un contenitore e tanti sassi di forme diverse. Il bambino introdusse i sassi nel contenitore e lo riempì fino all’orlo. Spinse i sassi fino a che non fu possibile aggiungere neanche un piccolissimo sassolino. Il bambino sembrava insoddisfatto, avrebbe voluto continuare a riempire il suo contenitore. Dopo qualche riflessione scoprì che poteva far scivolare lentamente della sabbia tra i sassi. La sabbia riempì tutti gli interstizi tra i sassi e riempì fino all’orlo il contenitore. Il bambino si fermò, compattò i sassi e la sabbia e concluse che nel contenitore non era possibile aggiungere neanche un granello di sabbia. Il bambino continuava a chiedersi se poteva aggiungere ancora qualcosa al suo contenitore. Ebbe un’idea, poteva far colare dell’acqua nel contenitore. L’acqua scese tra la sabbia e i sassi e formò un blocco unico e compatto di sassi, sabbia e acqua. Il pensiero del bambino aveva scoperto che c’erano diversi modi per superare il pieno apparente del suo contenitore. Ma dopo attenta riflessione scoprì la cosa più importante: se nel suo contenitore avesse prima versato la sabbia e poi l’acqua, non avrebbe potuto introdurre i sassi.

Torniamo a concentrarci sul pensiero e tralasciamo per un attimo l’esecuzione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.