Pickett ha avuto l’opportunità in questi giorni di leggere e presentare un libro che si occupa della contaminazione della Rete nelle nostre vite e della possibile e sempre più presente manipolazione delle nostre opinioni, non solo politiche.

Il volume porta un titolo provocatorio ma molto espressivo: “La Pseudo-scienza: istruzioni per l’uso”.

L’autore è un giovane sociologo dell’Università di Torino, il prof. Giuseppe Tipaldo, un semi-nativo digitale che mischia, con passione e professionalità, il suo mestiere di analista dei nostri costumi con la mappatura scientifica e tecnologica di cosa si dice nel web, di come si muova e con quali contenuti il traffico dei dati, di chi siano i protagonisti di questi vivaci, spesso addirittura violenti, dibattiti che si svolgono nei social network.

Il libro, figlio di oltre 10 anni di analisi del popolo della Rete, fornisce un quadro lucido ed inquietante della situazione, offrendo al lettore chiavi di lettura e attrezzi vari per difendere la sua privacy, la sua autonomia e indipendenza di giudizio e di pensiero.

Certo, la lettura è allucinante.

Invita quasi al pessimismo, ad una visione tragica sui destini degli esseri umani sempre più vittime consapevoli o inconsapevoli, poco importa alla fine, di  macchine sofisticate, di algoritmi incomprensibili, di abitudini a subire passivamente bombardamenti di dati senza alcun filtro interpretativo, alla mercé dunque dei “burattinai” di turno.

Volendo, con fatica, intravedere una piccola luce di speranza, l’autore ribadisce una tesi tanto cara a Pickett: l’uomo deve tornare centrale in questo modello. Non una vittima passiva di un assedio concitato di dati e immagini decise da terzi, ma un driver del meccanismo. Un soggetto attivo che utilizza la tecnologia per aumentare la sua conoscenza non per subirla.

Il titolo del libro anticipa uno dei temi più caldi trattati dal prof. Tipaldo: la manipolazione dei nostri cervelli basata su affermazioni di pseudo-scienza.

L’esempio più banale ma significativo è quello della TAV (ma i casi analizzati nel libro sono molto più numerosi di quanto possiamo immaginare): il politico di turno, contrario alla sua realizzazione, rilascia una dichiarazione pubblica prendendo “a prestito” pezzi di un ragionamento di un esperto della materia ovviamente favorevole alla sua posizione anti-Tav. Mischia poi tale frammento scientifico, decontestualizzandolo, con le proprie tesi, accreditandosi di conseguenza la scientificità della sua posizione politica. Dunque la “verità unica” rispetto alla tesi opposta favorevole a questa grande opera. A questo punto, il suo ragionamento non è più di parte ma rappresenta “la verità oggettiva”, dotata di una potente forza di suggestione sull’ascoltatore ignorante e ingenuo.

E il gioco è fatto!

Applicate questo format ai più diversi argomenti dell’attualità politica e tiratene le conclusioni.

Tipaldo ci lancia quindi un importante “avviso ai naviganti”: attenti a leggere e ascoltare con grande pazienza e “dubbio sistematico” (Luigi Einaudi) tutte le dichiarazioni rese dai leader politici, non solo italiani. Potrebbero essere, totalmente o parzialmente, manipolazioni o addirittura vere e proprie fake news oppure, ancora, non rese dalla persona citata.

Un grande caos insomma. Un bombardamento di notizie e dati che ogni minuto-secondo ci assedia il cervello con il rischio di contaminarci nelle nostre idee, opinioni, giudizi, scelte politiche.

Interessante è anche la parte del libro dedicata all’analisi e decodificazione del traffico sui social network. Un modo per capire di cosa si stia parlando nella comunità degli internauti. Un modo, per le aziende, di conoscere meglio e profilare di più i propri clienti consumatori. Un modo, ancora, per i partiti o i movimenti politici, utilissimo per capire e intercettare lo stomaco dei cittadini “proprio in quel momento”, magari alla vigilia di un importante passaggio elettorale.

Uno strumento che, se bene affinato, può servire magnificamente per fare propaganda occulta o per influenzare i nostri cuori o i nostri cervelli con dichiarazioni, richiami a fatti o a comportamenti, magari assolutamente fasulli e inventati proprio con la finalità di manipolare le nostre reazioni.

Proprio in questo mondo allucinante è istruttiva un’indagine realizzata da una delle maggiori società che operano nel mondo dei Big Data e della Intelligenza Artificiale, la Alto Data Analytics.

Questa società ha voluto analizzare il fenomeno dei Gilet Gialli francesi per cercare di conoscerli un po’ meglio e farci capire chi fossero e da quale parte dello “zoo” della politica provenissero.

La Alto ha analizzato 11,5 milioni di tweet in lingua francese raccolti dalla Rete tra il 13 novembre e il 19 dicembre 2018, il periodo più caldo delle manifestazioni di piazza a Parigi. I tweet sono stati scambiati tra 1,05 milioni di utenti. A seconda della loro identità, delle tesi portate avanti e della loro rete di connessioni, questi utenti sono stati divisi in cinque grandi categorie: 1) i simpatizzanti dei Gilet Gialli (52.8% del totale); 2) i supporter di Macron (15.3%); 3) i Gilet Gialli veri e propri (13.8%); 4) l’estrema destra (8.3%); 5) media e siti di informazioni (7.9%).

La società Alto ha poi individuato 181 account di politici francesi che hanno partecipato a questo dibattito in Rete. L’analisi della loro attività mostra la quasi inesistente presenza dei supporter di Macron che appaiono non in condizione di entrare nel dibattito digitale. Il 42% dei politici invece presenti nel confronto in Rete appartiene alla destra. Il partito più rappresentato è quello di Marine Le Pen (39 profili) seguito dal partito di estrema sinistra La France Insoumise (31 profili) e da Dobout La France, movimento di destra (29 profili).

Quali sono i contenuti del traffico registrato dalla società Alto? Di due tipi: le proteste contro il governo Macron e l’attribuzione alla estrema sinistra delle violenze perpetrate ai Gilet Gialli.

La società registra poi il rischio di influenze straniere: 87 profili possiedono un account su una piattaforma di suprematisti bianchi americani.

Viene dunque confermato dalla lettura del report di Alto Data Analytics un dubbio già esistente in Europa e denunciato da Pickett: il rischio che alcuni movimenti americani o russi siano all’origine del traffico di messaggi sulla Rete mirati a creare proteste, reazioni violente o comunque disordini nelle piazze dei paesi membri della comunità europea. Soprattutto in un periodo come quello che stiamo vivendo alla vigilia di un importante appuntamento elettorale europeo.

Forse il più importante dalla data di costituzione dell’Unione Europea stessa.

Se fosse vero il teorema che Mosca o qualche altra capitale mondiale fosse dietro a queste operazioni di destabilizzazione dei paesi dell’Euro-zona con il fine di togliersi di mezzo un competitor fastidioso nello scenario mondiale, la situazione sarebbe davvero pericolosa e delicata.

Come difendersi allora da questo possibile incubo tecnologico? Il libro di Giuseppe Tipaldo ci aiuta almeno ad acquisire una consapevolezza diversa su questo tema e sui pericoli che gli sottostanno.

Un tema questo che sta caratterizzando questi difficili mesi dell’inizio del 2019.

 

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