Siamo stati, noi Pickettiani, nella nostra stragrande maggioranza, parti di generazioni che hanno combattuto battaglie per ottenere Diritti: politici, sindacali, di “genere”, scolastici. Abbiamo sofferto, lottato, per certi versi vinto molte di queste battaglie.

Oggi, soprattutto concentrando la nostra attenzione sul nostro bistrattato paese, ci accorgiamo che dei Doveri, non si occupa più nessuno. Sembra quasi una materia pericolosa da non trattare.

Acquisiti i Diritti, ci siamo forse impigriti nella gestione degli stessi, trasformandoli a volte in privilegi, con sostenibilità collettiva molto dubbia.

In questo la politica non ci ha certo aiutato: ogni campagna elettorale è stata un’occasione per lanciare nuove promesse di nuovi Diritti o per gridare la ferma opposizione a qualsiasi tentativo di toccare, anche soltanto sfiorandoli, i Diritti acquisiti. Per ragioni intuibili, nessun candidato, di nessun partito, si è mai sognato di palare di Doveri, di sacrifici, di rinunce di “sudore e sangue”.

Chi ci ha provato… ha perso le elezioni!

Nella storia è clamoroso il caso di Winston Churchill quando, appena uscito trionfatore dalla Seconda Guerra Mondiale, nel giugno 1945, nel momento più alto della sua leadership, perse le elezioni. Gli inglesi erano stufi proprio del mantra “sudore e sangue”. La guerra era finita e volevano tornare a sperare in un futuro migliore, più “leggero”, più spensierato. Quindi, sia ben chiaro, una situazione ben diversa da quella attuale.

Detto ciò, ci troviamo oggi in un “vicolo cieco”, inquietante e pericoloso. Privilegiando sempre e comunque i temi dei Diritti, in senso lato, non siamo più abituati, disponibili e adesivi a ragionamenti, purtroppo per noi necessari e non rinviabili, sui Doveri. Su quello che dovremmo mettere in atto per cercare di incidere finalmente su una serie di priorità di riforme: la riduzione del debito pubblico; una spending review finalmente efficace ed efficiente; ecc. ecc. Ma, al di là dei macro temi economici, una nuova e innovativa riflessione sul ruolo dei Doveri ci potrebbe permettere anche una coesione sociale migliore, più solidale, meno egoistica.

Culturalmente siamo diventati degli irresponsabili, abituati soltanto a guardare i Doveri quando ci riferiamo ai nostri vicini di casa, “distraendoci” invece su quelli nostri, quelli di cui dovremmo occuparci noi. Questo effetto domino che caratterizza il nostro “stare insieme” fa sì che continuiamo a vivere una bolla piena di Diritti formali, senza un “focus” reale sui Doveri sostanziali: delle cicale in un mondo di per sé già complesso e non certo portato a sopportarci e scusarci per sempre.

Ci potrebbe aiutare (anche ai molti di noi che stanno storcendo il naso mentre leggono queste righe) la lettura di un libro che affronta di petto questa cruciale questione italiana, ma forse non solo italiana. Un libro che, finalmente, a nostro avviso, mette le mani nel “fango” di un modo di essere di noi italiani non più ammissibile, comprensibile o, peggio, scusabile. Stiamo parlando del saggio di Alessandro Barbano, ex direttore del Mattino di Napoli dal titolo illuminante “Troppi diritti. L’Italia tradita dalla libertà”(Mondadori).

Il ragionamento di Barbano parte da una provocazione forte: “la malattia dei diritti spiega il declino del nostro paese”.

La sua è una analisi lucida di una condizione di degrado culturale e politico in cui il merito ha perso di valore in favore di “molti diritti senza doveri”.

i diritti prevalgono sui doveri, sostituiti da crescenti pretese soggettive che arrivano ad offuscare gli obblighi di ogni cittadino, considerati persino antidemocratici: è opinione comune che la meritocrazia sia in contrasto con la democrazia …Partendo da una scorretta lettura della Costituzione – scrive Barbano – si fa largo la possibilità di ottenere una libertà sconfinata, pretendendo sempre nuovi diritti, finora non contemplati dalla legge o dalle consuetudini. Ciò comporta una perdita di autorità che coinvolge sia le figure genitoriali, sia l’intero sistema dei valori, svilendolo … compiacere i desideri altrui per ottenerne il consenso è alla base di ogni populismo e non è un caso che i movimenti di quel genere riscuotano oggi tanto favore”.

L’epoca del “dirittismo” è figlia, per Barbano, anche di una sinistra orfana di una ideologia autorevole e perciò condannata a ricercare altrove forme di rassicurazione collettiva.

Il richiamo ai Diritti è un catalizzatore di consensi, capace di sollevare l’indignazione pubblica e richiamare principi etici apparentemente indiscutibili, dietro cui si nascondono invece interessi non certo universali. In più abitua i cittadini a pretendere sempre di più, dimenticando i propri obblighi e svuotando di valore principi etici fondamentali per il vivere comune.

Secondo l’autore, uno dei sintomi di questo pericoloso trend demagogico è rappresentato dalla crisi della delega politica che sta alla base della sovranità della democrazia parlamentare, nella quale i rappresentanti dei cittadini sono eletti senza vincolo di mandato. A tale delega si sta sostituendo una delicatissima e pericolosa suggestione: quella della democrazia diretta dove “uno vale uno” ed emerge non tanto chi ha maggior talento e/o merito e soprattutto maggiore competenza, ma chi si propone, sa destreggiarsi meglio all’interno della sua comunità e raccoglie più like sui social network.

Anche le scienze sociali hanno, secondo Barbano, le loro responsabilità. La sociologia che ha prevalso sinora seguiva l’impostazione indicata da Max Weber: l’esclusione di ogni valutazione e di giudizio di merito, nell’assoluto convincimento che solo l’obiettività dell’osservatore possa garantire la scientificità dei risultati. Questo proposito espresso in buona fede e in astratto condivisibile ha però prodotto una scienza facile ostaggio di poteri occulti o di abili manipolatori politici. Rinunciando di fatto proprio allo spirito critico che è una funzione essenziale della sociologia ai fini di stimolare in modo virtuoso la realtà quotidiana.

Nel libro di Barbano ce n’è per tutti: anche per “quegli accademici votati alla supremazia di una élite che maschera, dietro la censura delle manchevolezze altrui, una sottile vocazione anti democratica …il fine è quello di indebolire la politica, consolidando un movimento civile trasversale ai partiti e portatore di una precisa visione della società … una società a cui manca il riferimento ad una istituzione indiscussa”.

Nel suo capitolo finale, Barbano di fronte a questo sfaldamento generalizzato, auspica il recupero della sovranità perduta. Paventa che il rifiuto dell’idea stessa di sovranità sia uno dei tratti distintivi di una modernità in declino. La tecnica innovativa, ad esempio, sfugge ai controlli e si presta ad essere cavalcata dai movimenti populisti che la gestiscono irresponsabilmente manipolando, modificando e contraddicendo finalità e posizioni di principio, “secondo la ben nota modalità di ogni social network: vivere momento per momento, senza  memoria né coerenza”.

La lettura del saggio di Alessandro Barbano ci ha fatto tornare alla mente una frase diventata famosa nella storia dell’umanità: una straordinaria ed emozionante riflessione di John Fitzgerald Kennedy: “Non chiederti sempre che cosa tu voglia dallo Stato, incomincia a chiederti invece che cosa lo Stato vorrebbe da te”.

Da qui parte, ad avviso di Pickett, un ragionamento sul ruolo e sui Doveri dei cittadini verso la comunità pubblica e privata a cui appartengono.

Invece di cullarci in una falsa rappresentazione di una realtà costruita soltanto sui Diritti dei singoli, dovremmo ritornare ad occuparci anche dei nostri Doveri verso gli altri e verso la società in cui viviamo. Solo questa può essere la strada per invertire quello che Barbano chiama il declino dell’italianità.

Comments (1)
  1. Maurizio Baiotti (reply)

    11 Luglio 2018 at 18:14

    Bravo Riccardo. I nostri genitori, che avevano vissuto una o più guerre ci avevano trasferito il senso del dovere, poi è arrivato il benessere e soprattuto il 68, che per noi italiani non è mai finito!!!!
    Saremo in grado di ricordarci dei nostri doveri? Ma … l’esempio vien dall’alto!!!!

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