Oggi, per la settantaseiesima volta da quel 25 aprile 1945, ricordiamo quello che viene definito “il giorno” della Liberazione.

Mai come quest’anno il contesto internazionale e la tragedia dell’Ucraina ci impongono di vivere questa ricorrenza ringraziando tutti coloro che hanno combattuto (come il nostro fondatore) e stanno combattendo per la libertà di tutti noi, mettendo anche spesso a repentaglio la loro stessa vita.

E’ probabilmente utopistico immaginare una memoria comune di eventi tragici causati, anche e non solo in Italia, da una guerra civile: ma questa data non deve essere divisiva né deve diventare una stanca tradizione vissuta senza passione e gratitudine, o, peggio, non capita dai giovani.

Il rispetto di tutti i morti crediamo sia la base per una lucida e rispettosa analisi del perché, troppo spesso, noi esseri umani abbandoniamo il dialogo, il confronto pacifico e preferiamo percorrere le derive della violenza.

Il 25 aprile del 2022 ci piacerebbe fosse ricordato come l’inizio di una nuova riflessione su quanto accaduto 76 anni fa e su quanto sta accadendo a Kiev e in Ucraina in queste ore: una tragedia che dobbiamo a tutti i costi far sì che finisca e che non capiti più.

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