Il tema dell’evasione fiscale è sempre, “apparentemente”, una priorità del nostro Paese.

Tutti i governi hanno sempre sbandierato la lotta all’evasione in campagna elettorale come una delle primarie azioni da intraprendere con “severità ed efficacia”.

Recentemente si è tornati ad ipotizzare l’ennesimo condono, per ora sospeso, dopo le violente reazioni che la notizia ha suscitato … in una parte del Paese!

I dati del fenomeno sono impressionanti: quasi incredibili in un Paese civile e moderno che si è dotato, anche qui “apparentemente”, degli strumenti tecnologici e informatici idonei al controllo e alla repressione delle condotte mirate ad evadere le tasse.

In questo contesto, ci ha colpito un recente studio del professore di Diritto Tributario all’Università La Sapienza di Roma, Pietro Boria, che ci ha “gettato in faccia” una realtà ben diversa, molto meno grave di quella che ufficialmente conosciamo e che ci è stata sempre, negli ultimi anni, rappresentata così: 100 miliardi di euro circa di evasione fiscale annua!

Il prof. Boria spiega perché in realtà la reale evasione in Italia sia “soltanto” di 15 miliardi di euro: l’85% in meno!

Come può essere vero?

Ricapitoliamo prima i dati ufficiali del MEF, poi approfondiamo il criterio di calcolo del prof. Boria.

I dati ufficiali

L’ultima Relazione sull’economia “non osservata” (questa è la nuova e curiosa denominazione dell’economia sommersa) firmata dalla Commissione del MEF guidata dall’economista Alessandro Santoro, registra un leggero calo da 100 miliardi a 99,7.

Di questi ne recuperiamo circa 20, e questo è già un record.

La Relazione del MEF riguarda 3 milioni e mezzo di lavoratori dipendenti, quindi anche quelli con contratto di part-time.

Secondo la Commissione, il 70% degli autonomi sottrae ogni anno all’erario circa 32 miliardi di Irpef.

Il secondo comparto di evasori riguarda i proprietari di seconde case: il 25% di essi evade circa 5 miliardi di Imu.

Il terzo settore. dove si registra una forte evasione, è il canone Rai, dove circa l’11% dei proprietari di un televisore sottrae allo Stato circa 250 milioni di euro.

Nel campo delle locazioni, il sommerso si mangia circa mezzo miliardo di tasse non pagate.

Questi i dati ufficiali che sostanzialmente negli ultimi anni si sono replicati sempre all’interno di una evasione globale di circa 100 miliardi di euro ogni anno.

Il metodo di calcolo del Prof. Boria

Il professore della Sapienza di Roma ha condotto uno studio pubblicato nel 2022.

La premessa del saggio precisa che il nostro Governo pubblica ogni anno una stima dell’evasione fiscale effettuata dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB).

Dal 2016 il Governo italiano allega questa stima alla Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (NADEF).

L’ultimo documento disponibile – precisa il prof. Boria – parla di circa 96 miliardi di evasione fiscale”.

Dunque, sui dati di riferimento, ci siamo: la comparazione è fatta sui dati ufficiali del MEF.

La metodologia utilizzata – spiega Boria – è di tipo “top-down”: si parte cioè dall’alto, con valutazioni di tipo macroeconomico e si arriva ad ipotesi finali in basso. La letteratura economica ha sempre considerato questo metodo largamente impreciso”.

Ed ecco il metodo utilizzato invece dal team del professore romano: “Noi abbiamo applicato la metodologia opposta, quella denominata “bottom up”. Facciamo cioè il percorso inverso. Partiamo dal basso e arriviamo a stimare l’evasione fiscale in circa 15 miliardi. Ovviamente sempre su base congetturale”.

Il prof. Boria entra poi nel merito dell’analisi effettuata dai suoi ricercatori “Il documento UPB parte dall’economia sommersa, quella che l’Istat ormai chiama “economia non osservata”: entro nel dettaglio e faccio due esempi. La stima ufficiale parla di evasione da parte del lavoro dipendente di circa 8 miliardi ed è calcolata assumendo che ci siano circa 3 milioni di persone ufficialmente disoccupate e che lavorano in nero a tempo pieno. Nella nostra analisi abbiamo ipotizzato i possibili casi di evasione, come i maestri e i professori che fanno le ripetizioni in nero, oppure le colf. Sono comunque numeri marginali. I dati Inps ci dicono che i disoccupati possibili sono circa 2,5 milioni, il 10% dei 25 milioni di lavoratori. Si può arrivare ai 3 milioni sommando chi non lavora e non studia. Ma non è prefigurabile. Anche sul lavoro autonomo – continua il prof. Boria – hanno stimato una evasione fiscale molto importante. Ma come è spiegabile quando su 4 milioni di lavoratori autonomi, 2,5 milioni hanno scelto il sistema forfettario su cui non c’è Iva e dove l’aliquota va dal 5 al 15%? Che interesse hai ad evadere con quei numeri? Togliendo quella cifra, il totale degli evasori possibili è basso… ma c’è un dato secondo me ancora più rilevante e riguarda gli importi dei tributi riscossi… sono stati recuperati 20 miliardi, ha dichiarato il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ruffini. 10 di accertamento e 10 di cartelle esattoriali. Ma questo – precisa Boria – è un recupero che si riferisce ad una pluralità di anni, dai 3 ai 5 anni. Nel nostro studio, incrociando tutte le banche dati possibili si arriva ad una stima annua di recupero che va dai 5 ai 15 miliardi l’anno. Negli ultimi 20 anni, non si recupera mai meno di 5 e mai più di 15 miliardi. Tenendo conto quindi che l’incasso totale dei tributi che avviene spontaneamente in auto tassazione vale 450 miliardi l’anno, fatto 100 l’incasso complessivo, solo il 2% è evaso!”.

Il prof. Boria ci tiene a sottolineare, però, che con la sua ricerca non vuole dimostrare che l’evasione in Italia non esiste: “L’evasione esiste e va combattuta perché è una violazione del patto sociale e costituzionale. L’evasore va sanzionato. Ma non è un fenomeno qualificante del nostro Paese”.

Il prof. Boria ci fornisce anche una spiegazione del perché invece le fonti ufficiali sbandierino un’evasione colossale, praticamente non riducibile: “C’è un tema politico chiaro. Parlare di evasione – ha detto il prof. Boria a Fabio Dragoni del quotidiano La Verità – deresponsabilizza la classe governante; Destra e Sinistra che in trent’anni di Seconda Repubblica non hanno messo mano a cambiare il sistema “Staneremo gli evasori” è stato uno slogan molto comodo e poco efficace”.

Le priorità di una riforma

Stante il quadro contraddittorio che emerge da quanto vi abbiamo appena descritto, si rischia ancora una volta di fare confusione e di non concentrarci sulle vere priorità di una virtuosa riforma del fisco.

Come ha ripetutamente scritto Alberto Brambilla il 62% dell’Irpef è pagato da meno del 14% dei contribuenti, quelli che dichiarano più di 35.000 euro lordi, mentre il 42% dichiara un imponibile sotto i 15.000 euro e versa soltanto l’1,7% di tutta l’Irpef incassata dallo Stato.

Nonostante tutti gli strumenti messi in campo per ridurre l’evasione degli ultimi anni, ci sono ancora intere categorie che dichiarano, come ha dimostrato una recente indagine di Milena Gabanelli e Simona Ravizza, redditi medi poco credibili.

Alcuni esempi sono lampanti: i tassisti a Milano dichiarano 20.107 euro, a Bologna 14.461, a Roma 15.809 e a Napoli 9.833.

I ristoratori a Milano e a Bologna 20.000 euro, a Roma 18.000, a Napoli 19.000.

Gli elettricisti a Milano 32.521 euro, a Bologna 24.794, a Roma 31.869 e a Napoli 22.692.

Infine, si è sempre sottovalutato in  maniera incomprensibile uno strumento giuridico che dovrebbe favorire il recupero delle tasse evase: il pignoramento dei beni di chi evade.

L’art. 16 del Disegno di Legge Delega Fiscale, prevede la razionalizzazione e l’automazione della procedura di pignoramento dei rapporti finanziari: “L’idea è molto semplice – ha scritto il prof. Santoro – oggi le procedure di pignoramento avvengono sostanzialmente al buio perché l’Agenzia non ha informazioni precise ed aggiornate sulla consistenza dei conti correnti intestati all’evasore. In molti paesi europei il sistema di controllo è molto più efficiente e le varie agenzie di riscossione sanno esattamente qual è la consistenza del conto dell’evasore e se valga quindi la pena avviare una procedura giudiziaria”.

Sono anni che sosteniamo che l’efficientamento dell’amministrazione finanziaria è fondamentale per mettere in atto davvero le misure per ridurre l’evasione fiscale.

Oggi gli strumenti informatici ci sono e basterebbe utilizzarli.

Tutto il resto è propaganda politica o vergognoso alibi.

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