L’accordo, almeno apparente, siglato dal Partito Democratico da Europa+ e da Azione, “ripariglia” le carte della politica italiana in vista della prossima scadenza elettorale.

Ora ci sono due coalizioni, forse più di forma che di sostanza, nate e gestite per ottimizzare gli effetti del Rosatellum, studiato proprio a tavolino per favorire e stimolare l’aggregazione dei vari partiti.

Per ora Matteo Renzi rimane solo, condividendo le sue notti insonni con l’incubo della soglia del 3%.

Ne vedremo ancora delle belle in questa prima estate italiana caratterizzata da una campagna elettorale.

Stimolato da Beppe Severgnini, vi suggerisco un gioco da fare nelle vostre comunità, ovunque voi siate, al mare, in montagna, in campagna o in città.

Un gioco che verte sui possibili risultati di queste elezioni in programma ormai tra meno di due mesi di calendario.

Prima di entrare nel merito delle “regole del gioco” vi ribadisco un mio pensiero già sviluppato negli ultimi articoli apparsi su questa testata: siamo di fronte ad una contesa politica in cui, per la prima volta, al di là degli slogan partitici, si confrontano non solo e non tanto il Centro Destra e il Centro Sinistra, bensì due idee dell’Italia del prossimo futuro, due dee basate su due letture e proposte molto diverse.

Li ho denominati i Costruttori vs i Populisti.

Coloro che propongono e pianificano, in una complessità mai vista prima, un programma elettorale che segua, nella sostanza, il solco tracciato da Mario Draghi; e coloro che, pur avendo fatto parte dell’ultima compagine governativa (mi riferisco a Forza Italia, la Lega e i Cinque Stelle) immaginano un programma di governo più basato sul consenso a breve che non sulla stabilità prospettica del nostro Paese.

I primi che, dialogando auspicabilmente in modo costruttivo con Bruxelles, non in una posizione di sudditanza ma di proattività, vorrebbero portare a casa i miliardi di euro previsti nel PNRR; finanziare la grave crisi a cui stiamo andando incontro, più o  meno consapevoli, non attraverso un nuovo debito “cattivo” ma con misure recuperate in parte dagli avanzi di gestione (provenienti da una finalmente vera lotta all’evasione e da una efficace riduzione degli sprechi) tenendo conto anche che lo stock del debito costerà molto di più a causa dell’aumento dei tassi di interesse; impostare, infine, una nuova politica energetica che ci renda meno dipendenti e schiavi dagli approvvigionamenti esteri.

I secondi che, stando almeno alle loro ultime esternazioni, riconfermano la fiducia nella Nato  e (meno!) in Bruxelles, e che immaginano un programma elettorale condito di promesse di aumenti delle pensioni minime, di riduzione delle tasse, di un nuovo condono fiscale; di un fermo e severo stop all’immigrazione clandestina; di un rilancio dell’economia anche attraverso un corposo deficit di esercizio, a prescindere da ogni valutazione sulla già esistente enormità del nostro debito pubblico e del suo costo in via di sensibile aumento.

In questo contesto, complesso e non banalizzabile, si contrappongono, come dicevo, due metodi di approccio per affrontare finalmente le riforme ineludibili che l’Europa ci chiede di fare subito.

Il primo che affronta la complessità cercando una concertazione tra le parti sociali, con la Commissione Europea, con le organizzazioni internazionali, sia per le questioni di natura economica, sia per le questioni di politica estera: con tutte le difficoltà di individuare una mediazione utile ed adeguata.

Pochi proclami, insomma, tanti sacrifici, il rischio di poco consenso a breve ma la volontà di “mettere le mani nel fango” delle criticità storiche del sistema Italia.

Il secondo che affronta la crisi con le promesse che abbiamo citato, cavalcando la protesta delle categorie più o meno apparentemente penalizzate, ad esempio, dal decreto concorrenza: dai bagnini ai taxisti e ad altre categorie toccate dalle riforme strutturali che Bruxelles ci chiede per poter ottenere i fondi del PNRR.

Ma vi è di più: si inseguono anche le proteste delle comunità locali penalizzate da interventi governativi mirati ad individuare nuove fonti energetiche.

Mi riferisco agli abitanti di Piombino scesi in piazza contro il progetto del gassificatore o i romani che si oppongono alla costruzione del nuovo inceneritore dei rifiuti della capitale.

Sono due metodi diversi rispetto alle possibili soluzioni di problemi identici.

Due visioni dell’Italia diverse che, alla luce degli ultimi sondaggi pubblicati ad oggi, sembrerebbero privilegiare la maggioranza dei Populisti.

L’Aspen Institute Italia ha pubblicato, proprio a fine luglio, un rapporto denominato “L’opinione pubblica italiana e le sfide alla sicurezza”.

L’indagine è stata realizzata tra la fine di maggio e il principio di giugno di quest’anno dal Laps (Laboratorio Analisi Politiche Sociali) del Dipartimento di Scienze Sociali Politiche e Cognitive dell’Università di Siena.

Il campione di oltre 4000 intervistati rappresenta in modo statisticamente attendibile l’opinione attuale degli italiani.

In sintesi, il rapporto ci fornisce dei dati sorprendenti, anche e soprattutto alla luce del quadro generale che vi ho appena descritto e che rappresenta la sfida elettorale tra le due coalizioni in gara.

Infatti, il 65% degli italiani crede che Putin sia il vero responsabile della guerra in Ucraina; addirittura il 71% ritiene corrette le sanzioni emanate nei confronti di Mosca.

Stessa percentuale di consenso a tutte le misure relative all’embargo del gas e del petrolio russi.

Più di 2/3 degli italiani sono favorevoli all’ingresso dell’Ucraina nella UE e il 77% è favorevole ad accogliere i rifugiati ucraini nel nostro Paese.

Tre italiani su quattro considerano l’appartenenza dell’Italia alla Nato essenziale per la sua sicurezza: il 61% ritiene anzi che l’Unione Europea debba dotarsi di un esercito proprio per poter affrontare in autonomia le sfide, anche militari, dei prossimi anni.

Venendo alla politica interna, la ricerca fornisce questi dati: il governo di Mario Draghi, proprio nelle ore delle sue dimissioni, deteneva un consenso intorno al 62%.

Dunque, in base ai risultati di questa indagine autorevole e statisticamente irrilevante, più di 2/3 degli italiani si sono rammaricati della caduta del governo; condannano Mosca e appoggiano Kiev.

Credono nella Nato e sperano che Bruxelles si doti di un proprio esercito autonomo.

Il 33% degli italiani che la pensa diversamente contesta queste risposte evidenziando dubbi sulla responsabilità esclusiva di Putin, sulla necessità di un appoggio così aperto a Zelensky, ritiene positiva la caduta del governo Draghi che pone fine ad una sequenza inaccettabile di Presidenti del Consiglio non eletti dal popolo.

Sostanzialmente, sostengono, ben vengano le elezioni, in modo tale da ridare al Parlamento una composizione “figlia” della volontà reale della maggioranza degli italiani e non quella soltanto, secondo questa tesi, espressa dal Quirinale o dai poteri forti mondiali.

La riflessione finale, che costituisce l’oggetto del gioco che vi propongo di fare questa estate, è che, se riscontrassimo nei dibattiti con i membri delle nostre comunità private, lo stesso tipo di approccio degli intervistati dall’Aspen, potremmo davvero sperare che i Costruttori potrebbero, alla fine, prevalere su i Populisti, nonostante i sondaggi di natura squisitamente politica, oggi tendano ad escluderlo.

E’ vero che oltre i 2/3 di noi ragiona in maniera lucida sulle necessità del nostro Paese, sulle sue alleanze internazionali, sulle responsabilità di chi dovrà governare a Palazzo Chigi.

Gli italiani, nella maggior parte delle elezioni politiche del passato, si sono dimostrati  sempre molto più attenti e precisi nel manifestare il loro diritto di voto, rispetto alle previsioni.

Anche se due nostri concittadini su tre cadono nella rete delle fake news sui grandi temi nazionali o internazionali, come ha drammaticamente certificato l’ultimo rapporto Censis, possiamo davvero sperare che il 25 settembre i Costruttori possano avere la meglio.

Certo, dipenderà anche dalle risultanze del confronto che ciascuno di noi innescherà nelle sue comunità per testare il polso dei futuri elettori.

Buon gioco.

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