Pickett vi propone una stimolante esercitazione intellettuale.

Da un lato, sedetevi comodamente alla vostra scrivania e provate a fare un conto molto semplice: quanto guadagnate ogni anno, dedotti i costi di mantenimento personale e della vostra comunità famigliare, avrete il dato relativo al vostro risparmio netto; avrete anche l’elencazione dei debiti che avete contratto e quanto vi costa tale debito e in quanti anni avete programmato di ripagarlo. Se volete essere più precisi allargate l’orizzonte alla vostra famiglia e tirate le conclusioni. Ci dovrebbe essere una relazione diretta tra i debiti contratti e le vostre capacità di ripagarli attraverso i vostri risparmi (ricavi – costi). Se no saranno guai seri, per voi e per i vostri famigliari.

Dall’altro lato, provate ad applicare la stessa regola al soggetto virtuale Mondo, la sommatoria cioè di tutti i ricavi (PIL) di tutti gli stati del pianeta, con la sommatoria di tutti i debiti contratti; alla luce dei numeri emersi, provate a calcolare in quanto tempo si potrebbe raggiungere un equilibrio bilancistico.

Visto che convenzionalmente ad ogni euro di debito contratto dovrebbe corrispondere un credito di pari importo, la partita doppia, ci insegna che, per definizione, la somma dovrà essere uguale a 0.

A tanto debito, a tanti debitori, corrisponderanno necessariamente tanti creditori. Non risulta infatti, allo stato, che siano stati contratti debiti verso terzi non appartenenti al genere umano e non residenti sulla terra!

Eppure… eppure non è così!

Da quando il mercato finanziario, agli inizi degli anni ’80 (l’era di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher) è stato liberalizzato e si sono potute ingegnerizzare transazioni a debito, senza vincoli, si è di fatto alterato il fondamento della partita doppia, la convenzione contabile mondiale, accettata fino a quel momento da tutti i modelli economici.

Le cosiddette operazioni “a leva” hanno consentito, con percentuali minime di cash reale depositato e vincolato (2%-3%-4%) di muovere capitali immensi. Di creare “carta finanziaria” di debito circolabile legalmente sulla terra, in tutto il  mercato finanziario globale.

La crisi del 2007 è nata proprio perché questa bolla finanziaria (un debito rappresentato da titoli mobiliari emessi senza alcun ancoraggio con le economie reali dei debitori) è scoppiata con un effetto domino micidiale sul mercato.

I creditori hanno provato a recuperare i loro soldi imprestati a terzi e si sono accorti che i debitori non erano assolutamente in grado di restituirli. Il sistema si è incagliato: sono falliti i debitori morosi e incapienti, ma sono falliti anche i creditori che hanno dovuto portare a perdita i loro ingenti crediti, azzerando e polverizzando il loro patrimonio iniziale.

La terribile crisi del 2007 ci ha insegnato qualche cosa? Ha cambiato il modello economico e finanziario ponendo fine alla possibilità di emissione di titoli di debito privi di garanzia reale?

Assolutamente no!

A oltre 10 anni di distanza, sull’orlo di una nuova crisi recessiva derivante da una diminuzione della domanda globale, la fotografia della situazione patrimoniale dell’azienda virtuale chiamata Mondo è a dir poco allucinante. Da fallimento certo e… sorprendentemente non ancora dichiarato.

I macro indici sono addirittura peggiorati come ci dimostra il rapporto dell’Institute of International Finance (IIF) che fonda la sua analisi ai dati del 2018. Nel terzo trimestre dello scorso anno l’indebitamento globale del pianeta terra era pari a 244 mila miliardi di dollari: tre volte tanto il PIL globale del Mondo e in aumento del 2,5% rispetto al quarto trimestre del 2017.

In altre parole, a fronte di un fatturato globale Mondo/anno (sommatoria di tutti i PIL dei vari stati) di circa 80 mila miliardi di dollari, il debito accumulato dai debitori è pari a tre volte tanto: ad oltre 244 mila miliardi di dollari.

Riportando il ragionamento al nostro conto economico individuale o famigliare è come se, incassando ogni anno 33 mila dollari, avessimo contratto un debito da restituire di 100 mila. Una mission impossible anche in decine e decine di anni a venire.

Ma il dato ancora più tragico è che tale debito aumenta di anno in anno, di circa il 2,5% rispetto, ad esempio, al 2017.

Non solo dunque il modello non funziona più. La bolla finanziaria ha assunto dimensioni inimmaginabili, ma noi, i soggetti che partecipano a questa folle giostra, assolutamente distratti o indifferenti rispetto a questa tragedia da incubo che grava sulle nostre spalle, continuiamo a far peggiorare la situazione, aumentando la percentuale del debito rispetto al PIL globale.

Una corsa, forsennata e pazza, verso l’abisso.

Ma non è finita.

Leggete queste ulteriori cifre che ci regala il report dell’IIF.

In salita c’è innanzitutto il debito privato dei cittadini, cresciuto a quota 46,1 mila miliardi dai 44,2 dell’anno precedente con alcuni paesi che segnano aumenti a doppia cifra come India, Messico, Corea del Sud, Malaysia e Repubblica Ceca.

Cresce anche il debito del settore finanziario a 60 mila miliardi e quello corporate non finanziario aumentato a quota 72,9 mila miliardi dai 68,6 dei 12 mesi precedenti.

I debiti sovrani ammontano a 65 mila miliardi, 10 anni fa si attestavano a 37 mila miliardi.

Gli addetti ai lavori, i guru della finanza, quelli che insomma ci campano su questo scenario complesso ma inimmaginabile, manifestano sorpresa al riguardo: “La cosa che preoccupa di più – ha spiegato a Repubblica Alessandro Terzulli, capo della divisione economica della Sace – è legata al fatto che dopo la crisi tutti si aspettavano un complessivo deleveraging, un alleggerimento dei debiti che alla fine, però, non è avvenuto”.

Insomma non solo l’economia reale è entrata in una nuova e pericolosa fase depressiva, ma il contesto finanziario è da bancarotta … fraudolenta, aggiungiamo noi, con sul banco degli imputati, con gradazioni di responsabilità diverse, tutti noi: i partecipanti, cioè, consapevoli o ignari di un gioco che è destinato a schiantarci.

Una volta, si usa dire, le guerre risolvevano questi problemi che erano sempre esistiti nella storia economica dell’umanità. Oggi, in assenza di conflitti armati, la guerra si combatte in materia economica e finanziaria, con poche oligarchie che conducono la danza sulle spalle della maggioranza dei più o meno ignari esseri umani, che non ce la fanno più.

Il malessere che regna in tanti paesi è figlio proprio di una disuguaglianza che nasce da una pessima redistribuzione della minor ricchezza prodotta.

Il report dell’IIF ci dimostra infatti che quella minor ricchezza reale prodotta in realtà si fonda su un modello economico che premia i pochi grandi potentati della finanza o del web e penalizza tutti gli altri.

Forse, ad avviso di Pickett, bisognerebbe proprio ricominciare da queste considerazioni. Riprendere in mano il nostro modello capitalistico e incominciare a rivisitarlo partendo da una apparentemente semplice riforma: il divieto di poter contrarre debiti “a leva”.

Solo così, ritornando alla “diligenza del buon padre di famiglia”, si potrebbe ricominciare a ridurre l’indebitamento complessivo e ad evitare di sorprenderci se invece ogni anno esso aumenta rendendo sempre più difficile la riforma.

Buone riflessioni.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.