Mi permetto di indirizzare al neo sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, una breve nota con dei pensieri prospettici per la politica culturale della nostra città.

Il periodico on line L’Incontro si è posto, fin dall’inizio della sua recente storia, come uno dei suoi principali obiettivi, la riapertura e approfondimento del famoso dossier denominato MI-TO, finito… in soffitta!

Un progetto che immaginava le due metropoli del nord-ovest italiano non antagoniste ma complementari nella costruzione di un polo unico che valorizzasse al meglio i due Dna delle città, in tutto il mondo.

In questo percorso e proprio nell’ottica di costruire strategie comuni, ho partecipato ad una stimolante conferenza stampa tenutasi al Teatro Parenti di Milano avente come oggetto il programma del neo assessore alla cultura della giunta Sala, Tommaso Sacchi, che per sette anni ha ricoperto lo stesso ruolo a Firenze nell’amministrazione civica locale, con ottimi risultati.

La sempre spumeggiante, creativa e vera ambasciatrice della cultura come un Bene Comune di una comunità cittadina, Andrée Ruth Shammah, direttrice del Parenti, ha dato vita ad un confronto estremamente innovativo proprio sul pensiero e sulle strategie del nuovo assessore: “Io non voglio – ha detto la direttrice – che lui sappia cosa rispondere alle domande, perché se lo sapesse vorrebbe dire che ha già fatto! Invece no, non deve avere idea di qual è la risposta”.

Nell’incontro si è parlato ovviamente di futuro della cultura a Milano e dell’importanza del “disordine” creativo.

Dire che c’è stata una ripartenza dei teatri dopo il Covid per noi non ha senso – ha spiegato Shammah – dato che non ci siamo mai fermati… Fare teatro vuol dire germogliare cose nuove, altrimenti non ha senso. C’è bisogno di una amministrazione capace di dialogare e dare il giusto supporto agli esperimenti che funzionano, ma soprattutto di farne nascere altri, nell’ottica di un “fare rete” che sia anzitutto motore di una riscossa culturale”.

Il neo assessore Sacchi pur ammettendo di non aver potuto ancora conoscere nel dettaglio i vari dossier aperti nell’assessorato alla cultura, ha delineato le linee guida su cui intende impostare il suo lavoro.

Innanzitutto ci ha tenuto a sottolineare un punto importante del suo ruolo: “Non voglio fare il direttore artistico: l’opportunità del mio ruolo di amministratore è quella di riuscire a rilanciare le realtà culturali cittadine”.

Sacchi ha voluto enfatizzare l’importanza dell’esempio del Teatro Parenti, un teatro privato che però ha dimostrato negli anni di svolgere un ruolo pubblico: “Il Parenti rappresenta proprio un laboratorio da cui emerge un’esperienza che dimostra a tutti l’importanza di una sinergia attiva e costruttiva tra il pubblico e il privato”.

“Bisogna rendere agili i processi della cultura – ha detto Sacchi – e premiare le realtà come il Parenti capaci di tessere relazioni e co-produrre spettacoli che poi viaggiano per il mondo”.

Insomma, un esempio di partnership virtuosa tra pubblico e privato che dobbiamo sviluppare anche a Torino, dove esistono realtà private come la Fondazione Sandretto che permettono una fruizione pubblica  della bellezza oltre che costituire un punto di riferimento per la formazione dei giovanissimi e per il dibattito sulla Torino di domani.

Sarebbe auspicabile che il neo sindaco torinese aprisse un microfono con il suo omologo milanese per dar vita ad iniziative mirate a creare valore culturale, sociale ed economico alle due città.

Alla base di questo sogno, come ha sottolineato nelle sue conclusioni Andrée Ruth Shammah, ci vuole una grande voglia di fare, una grande passione, una grande energia.

Bisogna avere a che fare con “l’inaspettato” perché è da ciò che non ci aspettiamo che vengono fuori le cose  migliori”.

Un sogno che potrebbe diventare realtà: al nostro neo sindaco metterci “le gambe”.

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