Il contenuto di questo contributo vuole essere una riflessione sul 25 Aprile, altrimenti ricordato come ” Festa della Liberazione “. Su tutto il non detto di questa data che è diventata patrimonio anche di quelli che non sanno di cosa parlano, oppure sanno e non dicono perché troppi sono gli scheletri negli armadi.

Vorrei chiedere all’ ANPI cosa abbia da festeggiare se gli ideali di quei partigiani che dice di rappresentare (?) furono negati dalle circostanze politiche di allora e da un continuismo dello stato che epurò i partigiani dalla polizia, dalle questure, dalle prefetture, dai ministeri, per imbarcare i reduci di Salò. I partigiani di allora chiedevano l’epurazione, gli fu detto che non era possibile perché il nemico comunista era alle porte, e gli alleati non volevano. Il risultato fu la rottura del CLN con la parte comunista e socialista, che era la parte di gran lunga maggioritaria delle forze partigiane, estromessa insieme alla parte Azionista che era la seconda componente numerica di quella forza combattente.

Nessuna Norimberga italiana fu possibile, e i criminali di guerra italiani che erano negli elenchi in mano alle forze alleate non furono estradati verso i paesi che volevano processarli: Grecia, Albania , Jugoslavia, Montenegro, Francia. Arrivò l’amnistia di Togliatti che riguardava tutti: partigiani e fascisti secondo la teoria tutta italiana del tutti colpevoli, nessun colpevole. Io non so se l’ANPI ha memoria di quanto realmente accaduto, temo di no perché l’ANPI di oggi e costituita da persone nate dopo la guerra che non hanno idea di cosa volesse dire fare il partigiano in quegli anni. E se c’è qualche vecchio deve aver perso la memoria.

Per non parlare di cosa avvenne con i governi Scelba, primo ministro o ministro dell’interno non fa differenza.

Molto ci sarebbe da scrivere ma come dicevo questa vuole essere una riflessione su una ferita vecchia di 70 anni che non vuole rimarginarsi se ancora molti italiani inneggiano al fascismo e persino al nazismo.

Alla fine ho rinunciato perché questo argomento è come un derby e l’Itala è ancora divisa tra due tifoserie inconciliabili.

Quando la mia generazione sarà passata e la politica sarà diventata virtuale e perciò meno passionale, mi auguro che la storia riscriva la vicenda partigiana che non può essere affidata soltanto a chi scrive “il sangue dei vinti ” perché per ventidue anni quei vinti furono i vincitori. La STORIA ha sempre un prima e un dopo.

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