L’innovazione tecnologica non crea soltanto angosce o dubbi filosofici sul nostro futuro.

Ci fornisce anche strumenti per svuotare alibi, trovare soluzioni efficaci per tematiche vecchie ma non risolte.

Insomma, l’Intelligenza Artificiale entra prepotentemente nelle nostre vite, non solo per… lasciarci incubi e notti agitate, ma anche per aiutarci a risolvere dei problemi apparentemente irrisolvibili.

Sentite questa notizia che ci arriva dalla Francia, in materia di lotta all’evasione fiscale.

Ormai uno slogan di tutti i nostri governi, un “titolo” di innumerevoli programmi di riforme presto accantonato e rimesso accuratamente in soffitta.

Proprio su questo scivoloso tema spesso “gridato e invocato” da tutti, ma poi “sospeso” volentieri da “quasi tutti” (le stime parlano di una evasione globale tra i 140 e i 150 miliardi di euro!) la tecnologia ci sta offrendo strumenti straordinari e quasi infallibili per affrontarlo e risolverlo positivamente.

In Francia, dicevo, è stato deliberato dal governo un progetto sperimentale della durata di 3 anni che autorizza l’Agenzia delle Entrate ad utilizzare l’Intelligenza Artificiale e in particolare uno specifico algoritmo, ideato per scovare proprio gli evasori fiscali.

Un poliziotto dunque, o meglio un finanziere elettronico, che analizzando e incrociando tutti i dati pubblici inseriti nelle piattaforme digitali, potrà individuare quei cittadini che presentano anomalie vistose tra i redditi dichiarati e le spese effettuate.

Come funziona la “fiamma gialla” francese?

L’ ”algoritmo in uniforme” andrà a caccia nella Rete di tutti i comportamenti dei cittadini francesi registrati, apparentemente incoerenti con il loro reddito dichiarato.

I cittadini dovranno quindi fare molta attenzione a postare la propria foto su Instagram in un’isola magnifica delle Maldive o in un rutilante Casinò di Las Vegas perché il poliziotto informatico registrerà il dato e lo incrocerà con quanto dichiarato da quel dilettante fotografo, protagonista di una magnifica vacanza certamente dal costo non modesto.

Non parliamo di tutte le fotografie che ciascuno di noi posta sui social network, con immagini di auto o di moto di lusso perché anche tutte queste immagini accenderanno una luce rossa che l’algoritmo “fiamma gialla” utilizzerà per andare a capire la coerenza o l’anomalia della condotta di quel cittadino rispetto alle sue dichiarazioni fiscali.

Sono interessanti le “regole del gioco” a cui dovrà rigorosamente uniformarsi il poliziotto digitale. Egli potrà raccogliere, infatti, soltanto le informazioni condivise sulla Rete ma non potrà accedere a quelle immesse su siti dove è necessario iscriversi o dove, per l’ingresso, è necessaria una parola d’ordine.

L’algoritmo, in altre parole, dovrebbe analizzare soltanto i dati pubblici visibili per chiunque ma non quelli delicatissimi per esempio sulla geolocalizzazione.

Tutto ciò, salvo naturalmente il consenso dell’utente che, però, nel caso concreto, mi sembra difficile che sia concesso!

Resta dunque fuori dal perimetro operativo del poliziotto digitale la radiografia di tutti gli acquisti on-line su Amazon e su piattaforme analoghe.

Questo codice di comportamento è ovviamente figlio di un compromesso tra i sostenitori della valorizzazione dell’Intelligenza Artificiale nel campo del controllo sull’onestà e correttezza dei cittadini francesi e coloro che invece vivono questa iniziativa come una intollerabile invasione della pubblica amministrazione nelle vite private dei cittadini con conseguenti e gravissime violazioni alla loro privacy.

Il Consiglio Costituzionale di Parigi, l’ente composto da nove saggi che su incarico del Presidente della Repubblica Macron ha dato l’autorizzazione all’inizio di questo progetto sperimentale, inserito dal governo nella finanziaria 2020, ha dovuto precisare che: “Il sistema messo a punto consente di conciliare il diritto alla privacy dei cittadini con il valore costituzionale della lotta all’evasione fiscale”.

Il poliziotto digitale dovrà quindi “Operare sotto il controllo stretto dei tribunali – hanno scritto i membri del Consiglio – in modo tale da permettere di raccogliere e conservare soltanto le informazioni strettamente necessarie alle sue finalità”.

“Il via libera dei nove saggi – ha dichiarato il Ministro Gerald Darmanin – ci garantisce un’arma decisiva per combattere contro le frodi erariali”.

La sfida tra l’Intelligenza Artificiale e l’evasione fiscale è incominciata e se ne misureranno i risultati al termine di questi tre anni di sperimentazione.

Un punto molto delicato sarà quello di stabilire, davvero e nei dettagli, cosa significhi “dato pubblico” e cosa non, al fine di ingrandire o ridurre l’operatività del poliziotto digitale.

Un tema complesso che deve bilanciare il diritto alla privacy con le esigenze di un rapporto onesto e corretto dei cittadini verso la pubblica amministrazione: una decisione che, toccando aree grigie ed ambigue, necessiterà non solo di una conoscenza tecnica e giuridica dei problemi, ma anche di un’equa visione politica globale della questione con un corretto, anche se difficile da trovare, equilibrio fra i nostri diritti individuali e i nostri doveri pubblici.

Mentre in Francia si apre dunque questo interessante e rivoluzionario dibattito, cosa capita in Italia, a casa nostra?

Nulla!

Ormai la tecnologia in possesso della pubblica amministrazione francese è disponibile anche per quella italiana.

Una lotta efficace all’evasione fiscale si può davvero fare… basta volerlo.

Ogni alibi è ormai decisamente svuotato di contenuto.

Il dubbio è che nel nostro paese però, al di là delle promesse elettorali o degli impegni per far quadrare i conti ogni anno della legge finanziaria, il tema di adottare strumenti efficaci nella lotta contro l’evasione, sembra ancora una chimera irraggiungibile.

Comments (2)
  1. Riccardo Tosi (reply)

    29 Febbraio 2020 at 19:28

    Ben venga il “poliziotto digitale” ma il Paese onesto non ha tempo, non sopporta più di pagare per altri, di subire altre dilazioni nel risolvere l’annoso problema dell’evasione fiscale! Ci sono interventi possibili nell’immediatezza che tutti i governanti, trasversalmente, hanno ignorato e continuano ad ignorare. O, ancor peggio, fanno finta di non conoscere per convenienze elettorali. Mi limito ad un esempio banale, quanto banale potrebbe esserne la soluzione. L’estesa attività balneare del nostro Paese fuori controllo! La spiaggia che normalmente frequento in Liguria vede una frequente presenza di due agenti, sia della Guardia Costiera sia della Polizia Locale, che propinano multe ridicole per un bagnino sorpreso inopinatamente(ma a volte giustificato) senza la maglietta di salvataggio. Perché non si fanno invece controllare le ricevute di pagamento che il gestore se ne guarda bene dal rilasciare?! Provate a contare quante sono le attività che gestiscono i nostri litorali e usate un moltiplicatore. Scoprirete che i miliardi di evasione solo di questo settore raddrizzerebbero buona parte del nostro deficit! Voglio anche aggiungere un suggerimento che può apparire peregrino ma che ritengo sostanziale: se ognuno di noi potesse scaricare costi o Iva sulla maggior parte dei consumi (magari con percentuali differenziate fra necessità primarie e non) ci obbligherebbe a richiedere ricevute e/o fatture che oggi rifiutiamo.

  2. Maurizio Baiotti (reply)

    2 Marzo 2020 at 9:03

    Molto interessante, spero che qualche politico legga questo blog e che soprattutto voglia mettere in atto provvedimenti simili

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